TULLIA ZEVI è uscita di scena, una signora, un’intellettuale, una persona colta e sensibile anche in e per la Tv
Ricevo una telefonata mentre sono in un ristorante romano chiassoso, e con scarsa ricettività per i telefonini. A chiamarmi è Laura Gabbiano, un’amica, una brava giornalista della Rai che lavora a Radio1 diretta da Antonio Preziosi. Mi comunica una notizia dolorosa: la morte di Tullia Zevi; e vorrebbe qualche mia parola da trasmettere subito in
Ricevo una telefonata mentre sono in un ristorante romano chiassoso, e con scarsa ricettività per i telefonini. A chiamarmi è Laura Gabbiano, un’amica, una brava giornalista della Rai che lavora a Radio1 diretta da Antonio Preziosi. Mi comunica una notizia dolorosa: la morte di Tullia Zevi; e vorrebbe qualche mia parola da trasmettere subito in diretta. Abbiamo tentato ma era impossibile.
Ed è anche per questo che voglio ricordare Tullia, alla quale mi legava una lunga amicizia, anche se specie negli ultimi tempi ci si vedeva poco; come pure mi sento legato, e oggi ancor più, con i suoi figli Ada Chiara e Luca, i figli di questi Tobia e Nathania (che ha scritto con Tullia il libro “Ti racconto la mia storia. Dialogo fra nonna e nipote sull’ebraismo”). Un bel libro, tutto da leggere, a cui rimando se si vuole conoscere meglio una storia che ebbe origine in gran parte dal 1938, l’anno delle discriminazioni razziali e della relativa legge voluta da Mussolini.
Tullia era stata musicista (suonò giovanissima in America con le orchestre di Leonard Bernstein e di Frank Sinatra), giornalista, vicepresidente e poi presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, e quindi opinionista e consulente in moltissime trasmissioni della radio e della tv.
Personalmente, al di là dell’amicizia e della simpatia che avevo e conservo per lei e i suoi figli e nipoti, ho avuto moto di apprezzarla ascoltandola in onda e di vederla spesso nei talk, ma anche di lavorarci insieme. Ho un ricordo fra i tanti che vorrei citare per dimostrare la sua competenza politico- culturale, la sua sensibilità, la misura e l’eleganza di modi e di parole.
Avevo partecipato alla seconda serie di “Combat Film”, un programma fatto con i documenti preziosi dei Washington Archives. La prima serie, che pure portava il titolo inventato da me, andò in onda e suscitò una enorme attenzione non tanto o soltanto per il valore dei rari documenti inediti ma per gaffes, errori. squilibri storici e ideologici della serie stessa. Nacquero polemiche a non finire.
La seconda serie, di sei puntate, entrai nel novero degli autori, ma soprattutto partecipai alla realizzazione di 24 vhs (oggi dvd) di “Combat Film” mandata nelle edicole dove incontrò un successo tale, milioni di copie, che resti ineguagliato.
Tullia Zevi si rivelò indispensabile per la seconda serie e per i 24 vhs-dvd. Fornì opinioni sulle leggi razziali, ci aiutò a capire il senso di molte immagini che mostravano l’orrore dei massacri nazisti nei campi di sterminio, un senso profondo che andava oltre l’orrore e si intrecciava con la secolare tragedia ebraica nei secoli fino ai nostri giorni.
Le polemiche della prima serie furono dimenticate. Tullia venne alcune volte in moviola. Arrivò con quella sua pacata gentilezza che dalle maniere subito si trasferiva nel racconto della storia, una storia in cui lei e i suoi familiari vennero coinvolti fino a dover abbandonare Milano per l’America. La stima che la circondava e che rendeva più che utile la sua consulenza per “Combat Film” e le sue terribili cronache, funzionava per collaudare l’impostazione delle 24 puntate ma anche come serena discussione per gli approfondimenti che poi facemmo in studio.
Comunque, Tullia aveva già dimostrato tutta la sua qualità nelle trasmissioni realizzate in e per la Rai sull’ebraismo ma anche per altre forme di religiosità raccolte in rubriche fatte molto bene che andavano in onda in seconda e poi terza serata, rubriche seguite da tutti e oggi tali da rappresentare, penso, un archivio di documentazione da esplorare.
Un’altra annotazione. Tullia era la moglie di Bruno Zevi, un grande architetto. Vivevano separati e costituivano una coppia mitica e irripetibile come ha scritto il Corriere del 23 gennaio. Vorrei concludere citando Bruno che, nella sua casa sulla Nomentana, ospitava gli studi della Tv dei Radicali. Ospitava, proteggeva,stimolava. A questo proposito ricordo che chiamato dalla Tv dei Radicali per partecipare ad alcune trasmissioni, Bruno mi diede consigli originali, profondi. Mi disse, ad esempio, che la Tv acquista valore non solo con le immagini ma anche con le parole, anche molte parole, lunghe parole nel tempo, purchè ricche di immagini, di riferimenti visivi, di sollecitazione ai pensiero che guarda e immagazzina la realtà. Ne feci tesoro.
Un saluto Tullia che se n’è andata molto tempo dopo Bruno a 91 anni. Partecipai a un suo compleanno mentre si avvicinava ai 90, non rammento in quale anno. C’erano i figli e gli amici. Fu una serata bellissima, emozionante. Era una festa a sorpresa. Quando entrò nella stanza fu certo sorpresa ma la sua qualità di carattere, la sua grazia, trasformò un primo imbarazzo in una coinvolgente festa in cui la celebrazione si fece da parte e si trasformò in un gioco di profonda, affettuosa amicizia. Mi avvicinai e le presi la mano, gliela bacia. Grazie, Tullia.
Italo Moscati