Sherlock, su Joi il personaggio di Arthur Conan Doyle rivive (e bene) in chiave moderna
E’ un’altra bella sorpresa quella che arriva dall’Inghilterra e che potremo vedere da stasera alle 21 su Joi di Mediaset Premium. Parliamo di “Sherlock”, la serie-rivisitazione del celebre personaggio di Arthur Conan Doyle. Tre episodi da 90 minuti ciascuno (il titolo del primo, “Uno studio in rosa”, è un omaggio al primo romanzo in cui
E’ un’altra bella sorpresa quella che arriva dall’Inghilterra e che potremo vedere da stasera alle 21 su Joi di Mediaset Premium. Parliamo di “Sherlock”, la serie-rivisitazione del celebre personaggio di Arthur Conan Doyle. Tre episodi da 90 minuti ciascuno (il titolo del primo, “Uno studio in rosa”, è un omaggio al primo romanzo in cui il personaggio è comparso, “Uno studio in rosso”) che appassionano, divertono e che non tradiscono lo spirito del personaggio nato prima sulla carta e poi portato al cinema (l’ultimo caso è dell’anno scorso, grazie a Robert Downey Jr.) ed in tv.
Non mancano le differenze coi quattro romanzi ed i 56 racconti nei quali Holmes è protagonista: la più ovvia è la collocazione temporale. Non siamo più alla fine del 1800 ma ai giorni nostri. Lo Sherlock Holmes che vediamo (interpretato da un acuto, delicato e sorprendente Benedict Cumberbatch, visto in “Amazing Grace”), quindi, è alle prese con cellulari, Gps, analisi di laboratorio ed esperimenti col microonde.
Ma questo aspetto non sbiadisce la fedeltà al personaggio, anzi, ne mette in risalto il suo carattere irruento, a volte arrogante, geniale ed affascinante. Holmes, in barba agli investigatori di Scotland Yard (tra cui Lestarde, a cui dà volto Rupert Graves), riesce a giungere alla soluzione dei casi ed a capire da che parte puntare l’attenzione da pochi dettagli. Una capacità più unica che rara, a cui assistiamo per la prima volta nell’incontro col suo fedele assistente John Watson (Martin Freeman, “Love Actually”, “The Office U.K.” e nel prossimo “The Hobbit”).
Sherlock
Incontro che avviene per caso, grazie ad un amico in comune, che consiglia a John, medico militare rientrato dall’Afghanistan (come l’ “originale”), di conoscere Sherlock, che sta cercando un coinquilino per la sua abitazione al 221B di Baker Street. Basta un attimo, per John, per ritrovarsi nel pieno di un’indagine per la quale Sherlock sta lavorando, e che ha a che fare con un serial killer.
Tre episodi che hanno avuto un successo incredibile sulla Bbc One, dove la serie, trasmessa la scorsa estate, ha avuto una media di 8,3 milioni di telespettatori. Meritati, dal momento che “Sherlock” ha rivisitato una leggenda inglese senza deriderla e prendere in giro i suoi fan. Merito di Steven Moffat e Mark Gatiss, autori di “Dr. Who”, che hanno saputo aggiungere novità alla tradizione senza rendere ridicolo un personaggio senza tempo.