Carlo Conti a TvBlog: “A maggio lancio The Voice: tre puntate su RaiUno. Magari farà riposare I migliori anni”
Grazie al Premio Tv 2011 abbiamo avuto l’occasione di riportare sulle pagine di TvBlog Carlo Conti, che ci ha dedicato come sempre tanto tempo e con estremo garbo. Perché, a differenza di Antonella Clerici e Michelle Hunziker – le conduttrici più snob verso la stampa di tutte – lui non soltanto non si fa inseguire
Grazie al Premio Tv 2011 abbiamo avuto l’occasione di riportare sulle pagine di TvBlog Carlo Conti, che ci ha dedicato come sempre tanto tempo e con estremo garbo. Perché, a differenza di Antonella Clerici e Michelle Hunziker – le conduttrici più snob verso la stampa di tutte – lui non soltanto non si fa inseguire dai giornalisti ma li raggiunge direttamente in sala stampa.
Il conduttore più aziendalista di RaiUno parla dei suoi programmi con estrema passione, evita le pose da personaggio famoso e ha un sincero attaccamento al pubblico. Abbiamo con lui fatto il punto sulla sua creatura più riuscita, I migliori anni, sull’Eredità irrinunciabile del preserale e sulla nuova novità che lo attende in palinsesto, il format tutto nuovo The Voice.
Ti ritroviamo a Sanremo per l’ennesima consacrazione dei Migliori anni, dopo la tua rinuncia alla conduzione del Festival. Qualche rimpianto?
“L’urgenza di fare la Lotteria era più importante dello spazio di Sanremo. In fondo I migliori anni è il mio Sanremo, perché è proprio il mio programma, da me inventato, costruito, coccolato. E’ un orgoglio tale da superare in me il mito del Festival. Pensate che è uno dei pochi format italiani venduti nel mondo: quando ho visto la versione spagnola, francese, turca, tedesca – è in studio anche una rumena – ho provato una grande soddisfazione. In Spagna hanno preso la prima versione, quella dei due decenni l’uno contro l’altro. Io poi l’ho trasformata in quattro decenni l’uno contro l’altro, con l’intuizione di preservare il gusto della memoria che in tv mancava”.
Non trovi, però, che I migliori anni – insieme a Ti lascio una canzone – sia stato troppo spremuto dall’azienda?
Beh, non credo che esista trasmissione che abbia fatto il maggior numero di puntate negli ultimi quattro anni, anche più di Ti lascio una canzone. Abbiamo trasmesso solo in ciascuna delle ultime due edizioni 13-14 puntate, togliendo i Meglio di. Diciamo che sono scettico per un suo ritorno nel prossimo autunno. Ai migliori anni bisogna lavorare bene: è un format talmente perfetto, che non va intaccato. Non è la classica cosa che ha bisogno del restyling, perché funziona già così. Per questo sto lavorando a The Voice”.
Ti riferisci al nuovo programma in partenza al sabato sera dopo Ballando con le stelle?
“Sì, The Voice sarà un altro mio format tutto italiano, ma è ancora in stadio embrionale con il mio gruppo di lavoro. Se non lo fa l’Italia un programma dove si canta, chi lo fa? Siamo tutti o commissari tecnici della Nazionale o tutti cantanti (ride,ndr). E poi la musica resta la mia grande passione. L’idea è di dimostrare che anche persone famose che sanno canticchiare possono, studiando, cantare bene. Stiamo lavorando a tre puntate sperimentali a maggio. Se funziona potrà tornare in autunno e permettere così ai Migliori Anni di riposare”.
Intanto sei venuto in soccorso del venerdì sera allo sbando di Raiuno…
“Diciamo che quelli dell’Eredità sono stati speciali che abbiamo fatto in emergenza. Però penso sia un ottimo modo di fare servizio pubblico, indipendentemente dal risultato. Fratelli di Test, ad esempio, è un’esperienza importantissima che andò fortissimo, perché coniuga quiz e divulgazione, divertimento e nozionismo. L’abbiamo rifatto adattando lo studio dell’Eredità, consapevoli che non aveva il respiro della vecchia grafica tridimensionale. Grafica che, ricordo, portammo noi per la prima volta in tv”.
L’Eredità quotidiana, invece, ha paura della nuova aria in cucina a Mediaset? Si parla di un ritorno di Bonolis e di un nuovo quiz per Gerry Scotti.
“Innanzitutto, la nostra Eredità non soffre di usura e non ha bisogno di riposare. La forza è che ogni anno ci siamo migliorati con dei restyling, abbiamo cambiato una piccola regola o cercato di dare un sapore diverso alle luci. E’ questa l’attenzione che ci dev’essere sempre. Per il resto i risultati di quest’anno sono clamorosi: negli ultimi cinque anni è stato l’anno migliore di record e con la distanza più grande rispetto al competitor, che pure è di tutto rispetto. In più, bisogna ricordare che oggi come oggi i grandi numeri è sempre più difficile farli, perché la fetta di torta è quella. Perciò non temo la concorrenza: io mi sono sempre preoccupato solo del mio”.
Insomma, Carlo Conti non ha ambizioni né voglia di rivalsa?
“Non ho mai fatto questo mestiere per rincorrere degli obiettivi, ma per il gusto di farlo. Io non vivo i programmi come traguardi, ma come passaggi, dalla domenica pomeriggio al sabato sera. Quella veramente importante, però, rimane la fascia del preserale perché mi dà la popolarità. Per un personaggio molto normale come me, che vive di affetto del pubblico e ci instaura il rapporto di uno di famiglia, quell’appuntamento è fondamentale, è la base di tutto. Specialmente perché parliamo di un pubblico trasversale”.
Domenica sera abbiamo visto una sinergia molto leale tra te e Fabrizio Frizzi. Non siete per nulla competitivi, visto che ricoprite un ruolo simile su RaiUno?
“Con Fabrizio c’è una grande amicizia perché è una persona perbene. Abbiamo tante cose in comune: 30 anni di televisione, tutti e due veniamo dalla tv dei ragazzi e dalla radio, tutti e due abbiamo fatto Miss Italia e siamo molto legati alla Rai. A me manca l’access e a lui il preserale, magari un giorno ce li scambieremo (ride, ndr). Per il resto, trovo bello che gli Oscar abbiano un’alternanza alla conduzione. L’anno scorso ho avuto come difficoltà quella di non godermi neanche la vittoria, perché conducevo io. Quest’anno ho recuperato, non fosse altro che per I migliori anni si trattava della quarta vittoria consecutiva”.