TV, RADIO. SHOW: Elio Pandolfi, i talenti di un grande talento
Ho appena spento la radio, Rai3. La trasmissione “Le musiche della vita” è finita. Tre settimane, nel primo pomeriggio, con Elio Pandolfi, uno che ha fatto, fa, e conosce tutto, una grande memoria,un gran gusto, una grande cultura costruita nei fatti e nelle prove (ha superato gli 80 anni). Teatro, cinema, tv: forme di spettacolo
Ho appena spento la radio, Rai3. La trasmissione “Le musiche della vita” è finita. Tre settimane, nel primo pomeriggio, con Elio Pandolfi, uno che ha fatto, fa, e conosce tutto, una grande memoria,un gran gusto, una grande cultura costruita nei fatti e nelle prove (ha superato gli 80 anni). Teatro, cinema, tv: forme di spettacolo e di passioni che Elio ha attraversato in mille modi, da cantante a imitatore, da interprete a doppiatore, da fine dicitore a conduttore. A proposito di questo, è stato annunciato che domenica 17 aprile sarà in diretta da Cervia sempre per un programma di Rai3.
Perchè parlare di Elio, che ho conosciuto da vicino sia come frequentatore insieme a me a “Hollywood Party” e come spettatore (ne sono lusingato) dei miei docufilm sul divismo, sulla Callas, Pavarotti e altre stelle?
Perchè, sentendo i suoi racconti, e la sua proprietà di linguaggio e di stile- le sue origine sono romane, popolari- ho rimpianto quel che non si fa o si sta facendo per conoscere da vicino le trame delle culture e delle identità italiane.
Tv e radio elencano nomi e lavori sui famosi 150 anni dell’Unità d’Italia ma, quasi sempre, lo fanno con la fretta di archiviare l’anniversario e di rovesciargli sopra la stucchevolezza dei contenitori serali o il tono falso, privo di spessore e di convinzione che pervade show e trasmissioni in tutte le reti.
Alla fine bisognerà tracciare un bilancio di uno sperpero di enfasi e di mezzi (non sempre pochi) che pare servire più a chi si mette obbligatoriamente fiori all’occhiello di opportunità del momento celebrativo, e rievoca con fredda ripugnanza una lunga stagione di storia, avventure, drammi in cui l’Italia appare come una bandiera da sventolare con stanca e stancante obbligatorietà.
Sentendo i ricordi e le scelte di Elio mi è parsa evidente una occasione perduta.
Questa: la possibilità di narrare attraverso le vite lunghe tra Novecento e il secolo appena cominciato i diversi cammini dell’arte, della letteratura, del cinema e dello spettacoli, per intrecciarli, ricavarne aspetti vivi e concreti, confronti, forme di innesco di curiosità e magari di polemiche sane, e non le risse a cui i media oggi ci stanno abituando.
Pandolfi è uno di quegli italiani che hanno navigato nel tempo come un marinai-spugna, capaci di visitare, comprendere, realizzare una tale varietà di esperienze da poter fornire documenti forti, suggestivi, potenti sul cammino del nostro Paese, fra ostacoli e trappole.
Pandolfi è preferibile agli storici, ai critici, agli esegeti ,e a chi li richiama e li cita, per quanto riguarda il passaggio delle nostre vicende nazionali da un “sopra” e da un “sotto”. Esempio: il “sopra” del fascismo con il suo nazionalismo cretico e la sua retorica insopportabile, e il “sotto” di artisti, scrittori, registi che negli anni del miracolo economico e dell’Italia della dolce vita, e dopo, hanno cercato di rappresentare scena e retroscena di un paese che perde la memoria o la mette subito in monumenti funebri o micidiali campane di vetro, teche, e in un battutismo cretino e insopportabile.
Grazie Elio, per lo stimolo che hai dato a me e agli ascoltatori che ti conoscevano e soprattutto a coloro che hanno finalmente potuto conoscerti, sia pure nel mezzo negletto della radio, un mezzo da amare e da fare meglio.
Nel paese dei portaborse, dei medaglieri, delle raccomandazioni, di un asfissiante politically correct, dei potenti ignoranti, degli onorevoli trasformisti, dei corrotti a getto continuo, sei una delle eccezioni. E se ne scoprissero altre? Già. Ma serve volontà e talento, anzi i talenti di un grande talento come te.
Italo Moscati