La prima puntata di “Me lo dicono tutti” conferma le aspettative: nulla di nuovo sul fronte occidentale. Il programma condotto da Pino Insegno, con la regia di Jocelyn, non solo non mostra poche novità fondamentali rispetto al programma “Una giornata particolare”, suo simile andato in onda nel 2004, ma sembra inseguire uno stile che ricorda tanto gli show degli anni ’90 della tv commerciale, dove la gente veniva a contatto con i Vip nei modi più (ai tempi) originali.
L’uso della candid camera, per iniziare, è trito e ritrito: se un programma del sabato sera vuole puntare su qualcosa, non può davvero basarsi solo su queste (sulla cui effettiva veridicità, poi, si può sempre dubitare), per quanto possano far ridere -ma non è questo il caso o, per lo meno, siamo così assuefatti agli scherzi in tv che sono davvero poche le reazioni che sorprendono-.
I vip, poi, sono una variabile che può determinare il successo o meno delle stesse candid camera: una Manuela Arcuri, per interderci, che per fare la toilettatrice deve avere un copione come se fosse la protagonista de “L’onore e il collare”, non rende come un Gabriele Cirilli, molto bravo nell’improvvisare con i clienti di un’autorimessa tanto che i suoi scherzi hanno occupato buona parte del programma. Poco serve l’aggiunta di outsider come Lino Banfi, capaci di catturare un pubblico maggiore ma poco utili a dare più brio allo show.
Me lo dicono tutti, prima puntata
Gli interventi in studio risentono dell’impronta di Jocelyn, sempre molto dinamico nei suoi programmi: ecco che, allora, i vip vengono messi in gioco sia tra una candid camera e l’altra sia con la prova immunità (nient’altro che una telefonata ad un abbonato per convincerlo che a chiamarlo sia un personaggio famoso), che con la prova “Bomba”, legata alla passerella finale, laddove il vip peggiore subirà la legge del contrappasso per aver preso in giro la gente comune.
Ecco, la gente comune: il divario tra questa ed i vip sembra un deja-vù. Difficile immedesimarsi nelle vittime degli scherzi, quando si trovano di fronte a personaggi famosi poco truccati e troppo somiglianti a sè stessi. Dire “Me lo dicono tutti” quando glielo si fa notare non è sufficiente per rendere credibile il tutto. Ed ecco che, allora, l’effetto sorpresa non dura.
Pino Insegno, infine: nulla di dire sul conduttore del programma che, per volontà del format, non deve essere al centro dell’attenzione dello show. Insegno traghetta da una candid camera all’altra, senza perdere tempo nell’intervistare gli ospiti e dando spazio a giochi e punizioni. Tutto molto anni ’90, insomma, fatta eccezione per il momento “Lei non sa chi sono io” (una candid camera che, al contrario delle altre, sfrutta la presunta notorietà di un vip che nessuna riconosce), che ha avuto come protagonista Salvo del primo “Grande Fratello”: l’unico modo per ricordarsi del decennio in cui ci troviamo.