Tg1 – Augusto Minzolini e l’editoriale contro Santoro. Il video
Augusto Minzolini: l’editoriale del 27/05/2011 contro Michele Santoro. E per la “tolleranza”.
Augusto Minzolini ha fatto un’arte dei suoi personalissimi editoriali al Tg1; il telegiornale che dirige. Ne ricorderete parecchi, citati su queste pagine e visti, probabilmente. L’ultimo in ordine di tempo è quello di ieri sera, 27 maggio 2011. In cui il direttore prende parola, anche se non avrebbe voluto. Lo dice proprio così:
Non avrei voluto parlare questa sera.
Ma Minzolini riteneva di doverlo fare, ha dovuto, non poteva esimersi, visto che la sua giornalista che aveva intervistato il premier Silvio Berlusconi la scorsa settimana (il giorno delle cinque famigerate interviste) era stata duramente criticata – anche in alcune trasmissioni dell’azienda (sic) – e avrebbe ricevuto, secondo Minzolini stesso, delle vere e proprie manganellate mediatiche (l’espressione mi ricorda, per esempio, qualcuno che, in un confronto televisivo, dà del ladro al suo avversario politico).
Il direttore ne approfitta per allargare il discorso e parlare di tolleranza e rispetto per chi non la pensa come noi (lo stesso rispetto che garantisce qualcun altro che, in tv, dà del senza cervello agli elettori della coalizione avversaria, giusto?). E non si ferma qui. Sempre con la tecnica del citare gli altri, senza nominarli.
In nome di questa tolleranza, dice di non aver mai espresso opinioni negative sugli altri, anche su quelle trasmissioni Rai che non condivide (parla al plurale, ma poi singolarizza e, anche se non fa nomi, si riferisce a Michele Santoro e Annozero).
La cosa che fa specie – oltre, naturalmente, a quest’uso un po’ surreale di uno spazio di un telegiornale, che dovrebbe informare, non certo divulgare le opinioni di qualcuno, sebbene sia il direttore – è che, in questo tipo di comunicazione si fa un calderone senza senso. Con una retorica che ricorda lo specchio riflesso delle scuole elementari, Minzolini ricorda che chi ora si erge a Robespierre o Masaniello ha trasformato in
paladino dell’antimafia un mezzo cialtrone come Massimo Ciancimino.
Che c’entra? Non si sa. In questi “editoriali”, cui siamo ormai abituati, c’entra tutto. Persino il riferimento alle “violenze” di quest’ultima fase della campagna elettorale. “Violenze” che sicuramente saranno attenuate da chi dice, in tv, telefonando a una trasmissione televisiva “sto vedendo una trasmissione disgustosa, una conduzione spregevole, turpe, ripugnante, per esempio.
Coerenza, prima di tutto.