Adriano Celentano e le teleprediche ad Annozero
L’incubo di Celentano ad Annozero, contro il nucleare. Guarda il video.
Le teleprediche di Adriano Celentano avevano trovato accoglienza ad Annozero – anche il molleggiato si sposterà su La7? -. Tuttavia, è il caso di fare una riflessione in merito, a bocce ferme, come si suol dire.
Tanto per cominciare, è assolutamente fuori di dubbio che il Referendum del 12 e 13 giugno avesse bisogno di una buona pubblicità. Su questo non si può dire nulla, visto il modo in cui è stata clamorosamente ignorata – almeno, fino al richiamo dell’AgCom – la consultazione elettorale da parte della Rai (certo, poi, dopo il richiamo è arrivato il Tg1 che ha pure sbagliato data). Ma siamo proprio sicuri che sia questo il modo “giusto” per fare questa pubblicità?
Il video qui sopra, per dire, annunciato da Santoro come “l’incubo di un artista”, afferisce a una forma di comunicazione che non aggiunge un bel nulla alle questioni fondamentali che vengono proposte dai referendum, non informa, se mai utilizza metodologie “shock”, decisamente poco utili perché non aiutano a comprendere il punto delle questioni. Anzi, dice bene un blogger di vecchia data, Massimo Mantellini, quando scrive
Vengono in mente i ciellini che negli anni settanta terrorizzavano gli studenti delle scuole superiori invitandoli a guardare documentari su cruente pratiche abortive, nel tentativo di scatenare riprovazione e guadagnare consensi ai tempi del referendum sull’aborto. Erano pessimi quelli e sono pessimi questi.
E ancora. Siamo proprio sicuri che un Celentano che fa dichiarazione di voto al telefono sia utile a una qualsivoglia causa di “cambiamento”? Va a compensare certe altre situazioni di monopolio dell’informazione, penseranno alcuni. E può anche essere vero, ma dall’altra parte presta il fianco alle critiche. Per tacer di telefonate e collegamenti vari in cui il molleggiato esprime il suo pensiero (politico?), in una maniera a volte decisamente confusa e raffazzonata.
Chiariamoci: non è una novità. E’ una cosa che, personalmente, scrivo in tempi non sospetti. Ovvero dai tempi di Rockpolitik.
Allora, a metà della prima puntata del programma-evento, scrivevo:
O ci rendiamo conto che Celentano non ha detto nulla, oppure siamo davvero abituati a sentirci parlare di pannolini e pappette. E quello ci meritiamo.
E oggi, fondamentalmente, il mio pensiero non cambia: lo spettatore non ha bisogno di teleprediche che gli spieghino come comportarsi. Se mai, ha bisogno di una certa televisione che sia di supporto – non già d’insegnamento – affinché ci si possa formare un pensiero critico.
Ma il pensiero critico e la tv non vanno d’accordo.
Il pensiero critico ha poco ritmo – a dire la verità, anche Celentano ha poco ritmo – e, probabilmente, secondo alcuni, fa anche pochi punti di share.