Rex, la fiction tappabuchi dal contenuto cartonato
La terza stagione di Rex (Raiuno) rivela poca attenzione alla trama poliziesca e sempre più spazio ad un’ironia non necessaria
Una fiction in prima tv nel periodo estivo su Raiuno, quella Raiuno che d’estate diventa per molti sinonimo di “Signora in Giallo”? Anche questo succede, ed il miracolo lo si deve alla terza stagione di “Rex”. Peccato che, però, il miracolo si fermi qui.
“Rex”, da quando è diventata una serie prodotta in Italia (abbandonando la Germania ed il suo rigore –a volte anche noioso, ammettiamolo- nei casi di puntata), ci ha messo davvero poco per ambientarsi, assumendo subito i connotati della fiction nostrana, ricca di quei difetti che ancora oggi, nonostante gli sforzi da alcune parti, non riesce a scrollarsi di dosso.
Dialoghi didascalici, scene poco realistiche, regia ossessionata dagli sguardi del protagonista (che, in fondo, anche prima di vincere “Ballando con le stelle” -e la fiction è stata registrata due anni fa- piaceva alle donne, quindi la scelta non stupisce): in queste prime puntate sembra tutto così cartonato, fatto apposta per stare in piedi giusto il tempo per distrarre il telespettatore, sperando che si accontenti del tappabuco da palinsesto che Raiuno gli sta proponendo.
Rex 3
D’altra parte, lo stesso Kaspar Capparoni ci aveva detto la questione ascolti, strettamente legata al periodo di messa in onda, era solo uno dei fattori che determina il successo o insuccesso di una serie, e che collocare “Rex” nel periodo estivo non sarebbe stata una preoccupazione per la fiction, certa di trovare una giusta platea, se non in Italia, all’estero, dove viene venduta. Gli ascolti di ieri sera (3,7 milioni il primo episodio, 3,3 il secondo, entrambi sotto il 15% di share -le ultime puntate, nel 2009, raggiungevano i 4,5 milioni di telespettatori ed il 16% di share-), però, non possono lasciare spazio ad altre riflessioni se non a quella della stanchezza del pubblico verso certe fiction dai contenuti fin troppo prevedibili e col pilota automatico.
Forse la decisione dell’attore protagonista di lasciare la serie (la sua ultima apparizione avverrà nella prima puntata della quarta stagione, nella quale arriverà Ettore Bassi) indica anche una sua stanchezza verso un ruolo che sta assumendo sempre più i contorni della macchietta da serie simil-comica che quelli dell’ispettore tutto d’un pezzo, degno padrone del cane poliziotto infallibile.
Definirli errori forse è troppo, ma si tratta di cambiamenti che hanno reso il marchio “Rex” tutta un’altra cosa rispetto agli anni del successo tedesco. Se prima la parte comedy occupava un 20% su tutta la trama, ora le gag sono aumentate, tanto da far risaltare sempre meno lo sforzo degli sceneggiatori di raccontare un’indagine. Capparoni diceva che grazie a lui l’ispettore Fabbri ora è più divertente. Il problema, forse, è che lo è diventato troppo.
“Rex” sembra diventare una parodia mal riuscita di un poliziesco, dove l’unico a uscirne fuori illeso è proprio il cane, unico elemento che riesce a farsi apprezzare senza doversi sforzare nella recitazione (appesantita da un doppiaggio necessario per permettere le riprese in lingua straniera e facilitarne la distribuzione all’estero).