Dov’eravamo rimasti? All’influente Direttur Signorini che si prendeva poco sul serio, nel dispensare pillole di buonumore in seconda serata. A Kalispéra metteva ai fornelli personaggi alla buona come Cipollino-Boldi o un politico autoironico come Bocchino, facendoli “umanizzare” senza pretese. Il programma scorreva leggero leggero, così da diventare successo-evento per caso grazie al suo padrone di casa-non conduttore.
Peccato che nella tv italiana, quando un programma va bene senza un perché, ci si ostini a scuocerlo perché vada ancora meglio. Così nasce il brodo a fuoco lento della Notte degli chef, che trasforma gli stuzzichini di Kalispéra in un menu indigesto in prime time.
Il nuovo Signorini in abito da sera ha quella sicumera evergetica, mista a munifica liberalità, dei grandi imperatori: dopo che non gli hanno concesso di combattere il precariato nella scuola, con la bocciatura preventiva dei Ripetenti, la sua nuova missione è “dare un futuro” a giovani cuochi emergenti. Il mestolo diventa per lui l’equivalente di una bacchetta, con cui non risparmia niente e nessuno plasmando il format in base ai suoi umori.
Così lo vediamo mischiare i drammi personali dei cuochi, suffragati da una presenza tutt’altro che scenica, con i lustrini delle celebrities che non hanno mai visto una padella in vita loro. Ne deriva un approccio alla cucina supponente, slegato dalle ricette familiari sinora tanto care a Signorini.
Paradossalmente il suo primo varietà ha più il sapore snob del Chiambretti Night, da cui prima rifuggiva mentre ora gli ruba studio e un pezzo di scenografia (oltre che una confezione elegantemente algida). Perché, all’improvviso, tanta ostentata ricercatezza, puntualmente smentita da qualche sbavatura di troppo nell’inseguire l’etichetta?
La gara tra cuochi è la più sfacciata trasposizione delle squadre del Pomodoro Rosso e del Peperone Verde di Antonellina Clerici, ma rivisitata con sottofondo di musica classica e un target culinario per palati fini.
Le portate – realizzate da nove concorrenti che si sfidano a gruppi di tre – sono troppo sofisticate perché il popolo sintonizzato possa riconoscervisi, mentre la giuria più che qualificata eleva su un piano troppo specialistico quello che vuol essere un programma di intrattenimento. Tanto valeva fare le cose serie fino in fondo e mettere alla conduzione il vero fenomeno, Alessandro Borghese.
Invece, visto il clima confusionario che Signorini contribuisce a creare – quantomeno per smussare i troppi momenti morti – si alternano rituali noiosamente tensivi a blocchi di rovinosa anarchia. Su tutte le ricette sembra piombare la panna montata, infarcita da doppi sensi che a volte finiscono per inacidirla oltremisura.
“Alfy”, ad esempio, bacchetta sino allo sfinimento i cuochi, invitandoli ad essere umili e ad affrontare seriamente la gara, per poi – un attimo dopo – ammettere che Gattuso lo manda in confusione per avergli palpato il sedere. E, quando ha la sensazione di perdere il controllo, protesta:
“Qui comando io, sono il padrone di casa. Non ammetto interferenze in cucina”.
Persino la Clerici, in anni di dittatura ai fornelli, non si è mai voltata così. E l’imbarazzo dilaga per le presenze femminili, tra una Canalis che dimostra di essere brava a rigirare la frittata, in quanto a eterna special guest star senza un perché, e una Cecilia Rodriguez propinataci pure come cameriera. Ora, quello che molti degli ospiti vip non hanno capito è che Signorini solo apparentemente vuole fargli del bene in questo programma.
Il suo vero scopo, infatti, è radunare tutti i vari “senza mestiere” della tv, Ely, Filiberto e la Rodriguez jr facendoli passare per sfaccendati. Tanto valeva, però, rifare Il Ristorante con più appeal sul pubblico, anziché pasticciare due format.
Indimenticabile l’arrivo di Cecilia, con Alfonso che le dice – facendole il verso – che è quasi più bella di Belen. E Cecilia che risponde: “Meglio così, no?”. La Canalis, invece, è finita a fare i piatti a fine puntata, in un raro momento cult che potrebbe diventare la nuova doccia di Scommettiamo che?.
Per il resto La Notte degli Chef è stato una vera e propria macedonia Endemol tra La Prova del Cuoco – con la reclutata ex autrice Barbara Cappi – e il colpo d’occhio progettuale del Grande Fratello portato da Gian Maria Tavanti, anche se qui le tensioni da rvm lasciano il tempo che trovano.
A mischiare i sapori si finisce per indurre una colica, prolungata per tre lunghissime ore. Non a caso Vanessa, Maria e Costanzo hanno sentito puzza di bruciato e sono rimasti a casa.