E’ un Gerry Scotti passionale come sempre, quello intervistato da Repubblica di oggi. Il quotidiano dedica il paginone degli spettacoli alla riscossa del quiz dalla prossima stagione autunnale, con ampio spazio alll’atteso Money drop, che debutterà in prima serata su Canale 5.
Il presentatore rimarca che il fascino del gioco è assimilabile alla febbre dell’oro di Paperon De Paperoni, circondato da montagne di denaro. Perché, se con Chi vuol essere milionario ha inaugurato un miliardo di lire come montepremi, ora il milione di euro entra in studio e il concorrente se lo vede davanti:
“E’ il bello del gioco. Un metro cubo di banconote, tutti pezzi da 50 euro, sono lì. Conservare la cifra intatta dopo otto domande non è facile. Alle prove coi soldi finti le coppie di concorrenti erano tranquillissime, con quelli veri si emozionano, e discutono prima di dare la risposta. Ma oggi i quiz sono cambiati, non si chiede più il nome della portinaia di Mozart”.
Il nuovo concorrente-tipo, per lo zio Gerry, è ‘coraggioso e informato, uno che legge i giornali e segue la cronaca’:
“L’erudito di Mike non esiste più, poi il libro di testo lo davano gli autori e il concorrente doveva sapere quello. Il bello oggi è passare dalla lirica al calcio, le domande somigliano ai quizzoni della maturità”.
Quanto alla polemica dei soldi facili in tv, Gerry ricorda che in tanti anni al Milionario ha dato il milione di euro solo a tre persone, mentre per com’è messa l’Italia 100mila euro rendono già felici le persone, che possono estinguere il mutuo e far studiare i figli. Ma la vera, nuova polemica di Gerry riguarda i rapporti tra Rai e Mediaset, dove il presentatore sveste i panni dell’aziendalista e commenta così un autunno all’insegna dei soliti programmi:
“Lo dico da italiano che paga il canone, voglio che la Rai ci sia e faccia servizio pubblico. Copiando la tv commerciale è peggiorata. Riportiamo la prima serata alle 21.00, per favore”.
Gerry può dire questo e altro: Piersilvio Berlusconi ci tiene troppo per non perdonarlo. Magari rinfacciare alla Rai di copiare, dopo il caso di Io Canto e Baila, non è il massimo.