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MOSTRA DI VENEZIA TRA CINEMA E TV: perchè ci andrò e cosa cercherò di raccontare

La tv alla Mostra del Cinema di Venezia

pubblicato 29 Agosto 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 04:05


La notizia aveva allarmato tutti. Questa: la Rai avrebbe tagliato le trasmissioni dedicate alla Mostra veneziana, almeno in gran parte. Falsa: dalle informazioni, con incursione inclusa nel sito bem fatto della Mostra, si scopre che sono state confermate, così pare; e che quindi la manifestazione del Lido sarà sugli schermi Rai in vari modi.

E’ importante. Venezia senza comunicazione filmata sarebbe parsa impoverita. Non credo che lo sarà su questo piano. Tuttavia, col tempo, ho notato che la stampa crede alla Mostra più di quanto faccia la tv. Non è questione di quantità ma di qualità. I giornali aprono pagine su pagine, e mandano gli inviati più prestigiosi. E le tv?

Peccato che due, fra i migliori, sempre discutibili ma ripeto fra i migliori, se ne siano andati: Tullio Kezich, che scriveva sul Corriere della Sera, e aveva cominciato a recarsi a Lido dalla ripresa dopo la seconda guerra mondiale; e Lietta Tornabuoni, una giornalista- critico, inviata della Stampa, che commentava ma sapeva, anzi voleva descrivere la Mostra sotto l’aspetto anche del costume, del divismo e della politica (con pezzi assai pungenti, sulla mondanità degli onorevoli e sullo spreco di presenze – anche dei non addetti-spesate da enti pubblici).

Peccato anche per il salto, tuffo nei canali della Laguna, del progetto di inaugurare il nuovo Palazzo del cinema, rinviato a chissà quando, malgrado la promessa di un’apertura in coincidenza con le celebrazioni dei150 anni dell’Unità d’Italia. Pochi lo hanno fatto notare. Si vede che a forza di non fare o a veder non fare gli italiani ci sono abituati, e si arrabbiano poco poco o nemmeno più.

Peccato che Francis Ford Coppola non abbia scelto, invece del suo paesino d’origine in Basilicata, Venezia per il matrimonio della figlia Sofia, la giovane premiata con un Leone d’oro grazie anche all’appoggio dichiarato di un suo ammiratore personale: Quentin Tarantino, il regista che era presidente della giuria che ha deciso per il Leone. Scherzo. Venezia ha bisogno come il pane col companatico di presenze illustri del cinema per risollevare il morale della città, afflitta dai soliti molti problemi e dai brontolamenti degli albergatori e dei proprietari di case sul Canal Grande che un tempo si aprivano, dietro richiesta, per feste ai grandi divi e registi.

Ecco, questo è la sintetica cornice per un lavoro su Tv Blog che avrà occhi e orecchi soprattutto per i rapporti fra cinema e tv. Ci sono opere, specie documentari, inserite nel programma della Mostra, ampio e abbondante come il rancio dei soldatini Gassman e Sordi nel film “La grande guerra” di Mario Monicelli, Leone d’oro ex aequo con “Il generale della Rovere” di Roberto Rossellini nel 1959.

I tempi muoiono ma i bei ricordi rimangono. Venezia dopo sessantotto edizioni ne ha in cassaforte parecchi, debitamenti raccolti documenti finiti nelle Teche Rai di cui al Lifo quest’anno si vedrà una selezione.
Però c’è un però. La Mostra va tranquilla (?) verso un destino senza confini, bello e rassicurante, su cui giurano i suoi responsabile. Ma polvere e reumatismi creativi nelle giunture mandano cigolii. Ci attende un Lido riposante e noioso? Non so. So che le tv non faranno granchè per agitare le acque. Ma qualche piccolo tsunami di preziose polemiche fatte di domande sul futuro me e ve lo auguro. Con poche speranze.

Italo Moscati