MOSTRA DI VENEZIA TRA CINEMA E TV: Campo, Controcampo e…camposanto…
I titoli delle sezioni colleterali della Mostra hanno avuto sempre la grazia o la disgrazia di essere involontariamente comici, con l’ occhiolini complice verso agli appassionati di cinema minus habens (per fortuna ce ne sono molti di più che di testa ne hanno, e non poca). Me la prendo con me stesso perchè avrei voluto
I titoli delle sezioni colleterali della Mostra hanno avuto sempre la grazia o la disgrazia di essere involontariamente comici, con l’ occhiolini complice verso agli appassionati di cinema minus habens (per fortuna ce ne sono molti di più che di testa ne hanno, e non poca).
Me la prendo con me stesso perchè avrei voluto fare una rassegna di questi titoli ma non ho gli strumenti per documentarmi per benino. Lo farò senz’altro. La memoria, per pudore verso il cinema, li ha sanamente cancellati. Ma siccome sono divertenti, rintraccerò vecchi cataloghi della Mostra e riferirò.
Anche quest’anno, fra le sezioni collaterali, c’è Controcampo. E’ una rassegna, di solito fatta di film italiani. Se il Campo sono i film in concorso e fuori concorso, Controcampo è il risultato di scelte per pellicole che per una ragione o per l’altra sono rimaste fuori.
Andrò sicuramente a visitare la rassegna, sperando che non sia un camposanto, ovvero lo spazio per gli avanzi, gli scarti e i raccomandati. Ci sono nomi di autori che mi interessano, a cominciare da Davide Ferrario (con “Piazza Garibaldi”), Ricky Tognazzi (“Tutta colpa della musica”), Donatella Finocchiaro (“Andata e ritorno”), Maurizio Zaccaro (“Un foglio bianco”) e altri. Può darsi che mi sbagli sui nomi proposti, spero di no, ma non si sa mai.
Non mi pare corretto fare altri nomi perchè conosco poco i loro lavori e perchè ci sono altri di cui conosco i lavori, ma preferisco non parlare, azzardando ancora di più.
Vorrei invece fermarmi su una questione che mi sta a cuore: i rapporti fra cinema e televisione,
Tra i lavori, ce ne sono alcuni di chiara provenienza Rai : “Out of Teheran” di Monica Maggioni, giornalista del Tg1; “Pivano blues” di Teresa Marchesi, giornalista del Tg3; “Dai nostri inviati-La Rai racconta la Mostra 1968-1979)” di Giannotti, Salvatori, Savelli.; altri Mediaset e dintorni. Non sono come sia avvenuta la scelta, ma non importa.
Ciò che importa è un punto cruciale dei rapporti fra cinema e tv. Cioè, la scarsa attenzione o interesse che hanno i selezionatori per un compito gravoso ma doveroso di conoscenza.
Ovvero: i selezionatori del Lido hanno seguito la programmazione delle varie tv? si sono resi conto delle cose trasmesse di valore in un anno sul piano della creazione artistica, nella finzione e nel documentario? hanno coscienza di ciò che vale in tv, e che vale la pena di recuperare e rilanciare, o scoprire?
Jean Luc Godard, amato dalla Mostra e dai suoi capi, parlando della tv diceva: “quella parte di cinema chiamata televisione”. Alla Mostra se ne dimenticano voltieri. Per noncuranza o per partito preso. Le strategie sono destinate a rafforzare o assicurarsi alleanze, non a distinguere. Campo, Controcampo, Camposanto.
Italo Moscati