Star Academy non ha l’X Factor – “Bello” senz’anima, quindi moscio
Non è X Factor. E’ Star Academy. E difficilmente sarà un’Operazione Trionfo.
Star Academy si fa recensire, per cominciare, con una domanda molto semplice:
Visto che è sullo stesso canale di X Factor, con lo stesso conduttore di X Factor e nello stesso studio in cui si faceva X Factor (c’è persino lo stesso notaio di X Factor), perché è in onda al posto di X Factor?
Lo so: è la solita domanda che rimarrà senza risposta, se non altro nelle sue motivazioni più profonde. Ma per me andava e va fatta.
Partiamo dai più della prima puntata del nuovo talent show di RaiDue. Lo studio è più bello. La regia è più curata. Le clip di presentazione dei concorrenti sono più interessanti e trendy.
Ma finisce lì, e cominciano i meno. Come dire: c’è il vestito, non c’è la sostanza. Sì, certo, c’è l’orchestra dal vivo, che si porta appresso, fatalmente, una serie di stecche mica da ridere – normale, eh. Non è mica facile cantare con l’orchestra dal vivo e gli ear monitor, se non si è professionisti -: la musica fa più scena, non ci sono le basi e non ci sono nemmeno cori e coretti e corettini che aggiustano e guidano in corsa. Ci sono i medley e i duetti.
Però c’è troppa roba, e il troppo stroppia e fa diventare tutto moscio.
Troppi giudici e tutor (le cui posizioni sono defilate e difficilmente comprensibili nell’economia del format: c’è bisogno di sentirli un po’ più protagonisti. Se no a che servono, dietro al loro bancone, ben quattro giudici? E perché votano da 1 a 20, quando il voto logico è da 1 a 10? E perché i tutor stanno in mezzo ai talent e non si sbottonano se non pungolati?). Troppe dinamiche inespresse (qualcuno dia spazio e spago a Ornella Vanoni e le affianchi immediatamente una spalla comica). Troppi talent che si esibiscono troppe volte senza che si segua la tensione emotiva della gara. Impossibile dare un giudizio sui talent – come abbiano fatto i giudici, è un mistero. I televotanti si sa, vanno di pancia -. Mi limiterò a dire che mi sembra di aver individuato ottime potenzialità nella prima in classifica, Julia Lenti, e in Chantal Saroldi.
Si arriva alla nomination e alla classifica finale e lo spettatore fa fatica a riconoscere i talent, perché con questa faccenda dei duetti e dei medley, o erano particolarmente interessanti nel raccontarsi in RVM oppure la memoria a breve termine li ha già relegati in un angolo buio e scuro a far compagnia a quelli a cui somigliano (non c’è forse almeno un sosia di Davide Mogavero, uno di Nathalie e altri vari talent-deja-vu?). D’altro canto, la sensazione di deja-vu dura per tutto il kick off, e non potrebbe essere altrimenti.
Troppi ospiti (addirittura tre, con un Pezzali che rimane dimenticato fra i talent per un po’ e se ne sta buono buono dove l’aveva piazzato Facchinetti a inizio blocco). Troppa poca narrazione. D’accordo, era un kickoff e va perfezionato, come tutti i kickoff. Ma quel che si è visto è un macchinario complesso e complicato – con l’ansia da prestazione – che si trascina faticosamente, rotolando sulle sette note. Sarebbe stato interessante vedere X Factor vestito da Star Academy, ecco.
Fra poche ore sarà il televoto più importante per convenzione acriticamente accettata, lo share, a dire la sua.
Per me, però, Star Academy non ha l’X Factor. E mi sembra difficile che diventi un’operazione trionfo.