Quelli che il calcio fa la metatelevisione. Victoria Cabello ha preso dimestichezza con la domenica pomeriggio di RaiDue e dà spettacolo, con la sua squadra e la semplicità di questa comicità stralunata e surreale che al sottoscritto piace molto. Come è interessante il tentativo di andare al di là dello show, di fare il backstage di una tv che ama parlare di se stessa ma che ama poco farsi prendere in giro e svelarsi nei suoi meccanismi. La Cabello, con quei meccanismi, è a suo agio e ci gioca parecchio (dopo il siparietto su Baila!, per quel che mi riguarda mancava solo il coraggio di prendersela anche con Star Academy. Non dubito che si possa fare).
Ci gioca quando mostra le immagini innevate del presunto paese natio di Natasha Stefanenko, ospite nel programma, e poi dice: Non state guardando RaiUno, non è la tv del dolore, questa. E’ sempre Quelli che il calcio. Ci gioca quando, per lanciare il nuovo ospite, dice:
Avevo sempre sognato di dirlo: “Carte”
E dietro di lei si avvicendano in grafica, due carte per scegliere fra Natasha e un improbabile autore televisivo il suggeritore Aldo Musci (che si presenta in studio e afferma, sul suo ruolo, di aver il compito di far sembrare i conduttori intelligenti, simpatici e brillanti in diretta, anche quando non lo sono affatto), ovvero il gobbista.
Non basta: la Cabello ci guida anche fra uno studio e l’altro, porta Maria Gadù a visitare lo studio accanto in cui Bollani sta provando con Caterina Guzzanti per la puntata di stasera di Sostiene Bollani e il pianista accompagna la cantante portoghese in Ne me quitte pas.
E il Trio Medusa non è da meno (riscrivono il genere dell’inchiesta televisiva chiedendosi che fine abbia fatto il giocatore della Juventus Amauri, giocano con la sempreverde e immancabile ruota, si inventa il campionato della Padania, per il quale segue la partita Padania-Puffi), così come Marisa Passera che, per l’occasione si occupa di una partita di cricket nel milanese. Insomma: la metatelevisione invade definitivamente Quelli che il calcio.
E se il calcio scompare un bel po’, francamente, importa poco.