Raffaella Carrà parla de Il Gran Concerto: “Un programma educativo per bambini, ma col vento contro”
Raffaella Carrà mette tutto il suo impegno e la sua passione ne Il Gran Concerto, programma sulla musica classica dedicato ai più piccoli
Questa settimana Radiocorriere Tv ospita Raffaella Carrà, icona della nostra tv che ormai da parecchi anni viene relegata a conduzioni minori e saltuarie, nonostante continui a dimostrare di avere grinta e verve da vendere. La Carrà è attualmente occupata con il programma musicale Il Gran Concerto, ogni sabato mattina alle 10.15 su Rai3, anche se solo come autrice. Il “narratore” è infatti Alessandro Greco, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e la regia di Sergio Iapino.
La passione per questo programma traspare da ogni parola della Raffa nazionale e con essa la voglia di offrire ai più piccoli uno spazio televisivo che sia educativo e allo stesso tempo divertente. Prima di essere intervistata dal settimanale, la Carrà mette le mani avanti: non vuole parlare del suo ruolo televisivo; non vuole lamentarsi di non far parte come un tempo del piccolo schermo. Vuole invece raccontare che cosa c’è dietro a Il Gran Concerto, sperando che i genitori o i nonni dei bambini tra i cinque e gli otto anni – ma non solo – ne incoraggino la visione, anziché lasciare che i piccoli si dedichino ad attività come videogiochi, internet e quant’altro. Perché:
Io ho questa forte convinzione: magari mi sbaglio, ma secondo me non annoia mai, ha la velocità del fulmine, non c’è mai un momento di ‘caduta’ e anche quando ci sono musiche più difficili ci sono le coreografie che spiegano
L’idea di portare in tv Il Gran Concerto è nata dopo aver visto un programma in Spagna. Non si tratta però di un adattamento italiano questo, ma di una totale riscrittura da parte della Carrà, che fin da piccola ha sempre avuto una grande passione per la musica e la danza e ha cercato di trasferirla in questo suo lavoro televisivo:
Parlando delle coreografie, ricordo che è stata la danza classica a portarmi ad amare la musica classica da quando avevo tre anni e mezzo. Io non giocavo con le bambole, ma andavo al Teatro Comunale di Bologna e studiavo danza. Tornavo a casa e il mio gioco era fare il direttore d’orchestra, con i dischi. Oppure prendevo dei bottoni e mi creavo cinquanta, sessanta ballerini, tanto lì non c’erano problemi di budget, e mettevo su, che so, Mussorgskij piuttosto che Chopin o Debussy e facevo delle coreografie straordinarie. E’ il programma che è il mio sogno da bambina e che diventa realtà quando ho già una certa età. E’ incredibile e sono felicissima che la Rete abbia ‘sposato’ questa idea che io amo tantissimo
Le viene chiesto che cosa c’entri Il Gran Concerto con la tv di oggi:
Oggi noi andiamo controcorrente. Ed è durissima, perché c’è il vento di bolina, non quello che ti aiuta, ma proprio quello che ti viene in faccia. Ma noi stiamo andando bene […] Il programma è già stato premiato l’anno scorso, e io ho avuto dei premi anche come autore dall’Università di Bologna perché chi si occupa di infanzia o di musica classica, grazie a Dio, si accorge che esiste. E noi vorremmo fare breccia, siamo andati a cercare giovani talenti anche nei Conservatori italiani. Perchè se solo un bambino, vedendo un ragazzino che suona il pianoforte, dice: ‘mamma, mi fai provare ad andare a lezione di piano?’ ecco, noi abbiamo vinto la nostra battaglia… non la guerra, ma la battaglia…
Sicuramente un programma diverso e un esperimento coraggioso, che però anche quest’anno sta dando buoni frutti, almeno dal punto di vista della critica.