Flop. Uscirne con eleganza? Un’arte sconosciuta
La tv non fa che autoproteggersi senza ammettere le proprie sconfitte. E’ un atteggiamento perdente a lungo termine.
Star Academy si perde per strada anche la finale: del resto, chi avrebbe voluto davvero esserne il vincitore? (E tutto sommato, la cosa conviene in toto: a norma di regolamento, se ci fosse stata una finale, per quanto pomeridiana e anticipata, avrebbero pure dovuto produrre l’album a chi avesse vinto) Baila!, invece, la finale l’ha fatta. Con Al Bano che se n’è rimasto a casa a fare, giustamente, dell’altro. Con Costantino e la Gregoraci che vincono (come? Ah, sì, in realtà hanno vinto i nip, come no) e la colpa che è stata addossata ai cattivissimi giudici, secondo la retorica del non avevano nemmeno visto il programma (peccato che chiunque sia dotato di un minimo di raziocinio sa bene che un programma si scrive, prima di metterlo in onda. E quindi, non c’è bisogno di vederlo per capire se sia o meno uguale a un altro. E poi va a finire che quando lo vedi, ti accorgi che è proprio identico).
Il coraggio di dirlo? Macché. Sulla pagina ufficiale di Star Academy spariscono decine di commenti negativi (ma poi ne tornano altri) e il forum si chiude, diventando a sola lettura. Sul blog di Pomeriggio Cinque, be’, lì c’è la moderazione a monte. Sui social network in generale, be’, lasciamo perdere.
Possibile che la tv (e chi la popola) conosca un solo modo per parlare di se stessa? Possibile che sappia solo autodifendersi e se mai lanciare qualche stoccata alla concorrenza? Possibile che spesso, anche chi parla di tv, diventi semplicemente un amplificatore degli uffici stampa senza riuscire a proporre un minimo di pensiero critico non allineato? Oggi il pubblico è cambiato. E’ diverso, è più sensibile e più attento, pretende. Soprattutto, il pubblico degli appassionati può comunicare tranquillamente sul web e scoprire se un programma stia o meno mentendo. Certo, questa forma di comunicazione – che confonde la critica con l’offesa – non fa che istigare il tifo e creare fazioni che non vorranno sentir ragioni. Ma a lungo andare, questa trincea alla tv farà male. Il pubblico pretende interazione. Interazione vera, non mascherata.
Non serve, dunque, andare in onda fingendo che vada tutto bene. Non serve dare la colpa agli altri gridando forte né prendersela con chi critica. Non è elegante. Ma non è nemmeno professionale. Sarebbe professionale, piuttosto, prendere atto del rifiuto dei prodotti da parte del pubblico (oltre che della critica). Ammettere la sconfitta e su quella sconfitta, eventualmente, ricostruirsi una credibilità. Invece, l’atteggiamento protezionista della televisione può funzionare con il pubblico storico. Ma a lungo termine è una strategia perdente, che la credibilità della tv (già ai minimi storici) finirà per azzerarla.