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Tiberio Timperi racconta a TvBlog il suo “Sarò per sempre tuo padre”

Tiberio Timperi partendo dalla sua esperienza personale racconta come ha visto la fiction “Sarò per sempre tuo padre”

di Hit
pubblicato 1 Dicembre 2011 aggiornato 21 Gennaio 2021 16:23


E’ andata in onda ieri sera su Rai1 con ottimi indici di ascolto, la seconda ed ultima parte della fiction “Sarò per sempre tuo padre” con Giuseppe Fiorello. Un lavoro che aveva al centro della sua trama la storia di un padre separato, alle prese con la legge sull’affidamento condiviso. Abbiamo voluto chiedere a Tiberio Timperi, un personaggio del mondo della televisione che conosce bene questi argomenti perché li vive in prima persona sulla propria pelle, di raccontarci le sue impressioni, i suoi stati d’animo di fronte a questa fiction. Già perché oltre al volto spesso sorridente che vediamo davanti alle telecamere di questi personaggi televisivi, ce n’è anche un altro, nascosto alle luci dei riflettori e che Timperi stavolta ha accettato di voler mostrare e condividere con i lettori di TvBlog.

Ecco dunque come ha visto “Sarò per sempre tuo padre” Tiberio Timperi.

“Stare con i figli non e’ un’elemosina ma un diritto”. Il senso della fiction di Raiuno ” Saro’ per sempre tuo padre” e’ racchiuso in questa frase. E non e’ poco. Ho trovato alto il fatto che Raiuno, da sempre attenta alle istanze della societa’, abbia avuto il coraggio di fotografare questa emergenza. Al netto di inutili buonismi. Sono sincero. Non ho visto la prima puntata. Francamente non avevo voglia di rivedermi allo specchio. Rivivere certe sensazioni. Anche perche’ la realta’ e’ sicuramente peggiore di quella rappresentata in tv. Ieri pero’ non ho saputo resistere. Per vedere. Capire come gli sceneggiatori hanno affrontato il problema. E dunque, assieme a mio figlio, ho seguito la seconda puntata. Gli sceneggiatori hanno lavorato bene. Anche se potevano osare di piu’. Approfondendo il discorso della madre malevola. Ma sarebbe stato chiedere troppo considerato che viviamo in Italia… In piu’ di un’occasione mi sono ritrovato ad anticipare le risposte dei vari protagonisti. E, dal calduccio della mia casa, dal mio divano, abbracciato a mio figlio, mi sono vergognato di essere un privilegiato. Di avere una casa. Di avere i soldi per il caricabatterie del telefonino e per la ricarica. Ma io sono l’eccezione. La regola e’ ben altra. A quasi sei anni dall’entrata in vigore della legge sul condiviso, e’ ormai sotto gli occhi di tutti che la legge viene applicata a senso unico. Illuminante, in tal senso, l’intervista concessa lo scorso settembre a Panorama, dall’ex Presidente del Tribunale di Roma, Alberto Bucci. Cercatela su internet. La legge viene applicata sempre e solo a favore delle madri. In nome di una loro presunta superiorita’ nel gestire ed educare i figli. Anche in presenza di padri che vogliono fare i padri.

Non si tratta di fare una guerra alle madri, lo ripetero’ all’infinito per evitare facili strumentalizzazioni. Semmai il problema e’ che una certa magistratura ignora l’articolo 3 della Costituzione che garantisce, almeno sulla carta, pari dignita’ sociale e mette sempre la madre al centro della famiglia. Un orientamento culturale per cui la madre e’ buona a prescindere mentre il padre deve dimostrare di essere un buon padre. Ed allora. E’ pari dignita’ sociale che ci siano case accoglienza per padri separati? E’ pari dignita’ sociale che, a fronte di una legge che parla di assenza di genitore prevalente, i figli vengano sempre affidati alle madri, anche quando ci sono padri che vogliono fare i padri? E’ pari dignita’ sociale che, solitamente, ai padri che vogliono fare i padri, certi giudici diano come visita il mercoledi e fine settimana alterni al padre ed il resto alla madre, 8 giorni contro 23? E’ pari dignita’ sociale che solo il padre debba contribuire al mantenimento del figlio senza poter sapere cosa ci si faccia con i suoi soldi, non essendoci obbligo di rendicontazione? Sono domande alle quali e’ opportuno trovare subito una risposta.

Alcuni dati su cui riflettere. La macchina dei divorzi, in Italia, fonti Eurispes, costa a noi cittadini, 440 milioni di euro.
Il giro d’affari generato e’ di 5 miliardi di euro per gli avvocati e di 1 miliardo di euro per i consulenti psicologici. Professionisti spesso assoldati, come abbiamo visto, per essere usati contro l’altro genitore. Usando e manipolando le realta’ di un bambino. Per non parlare di certi avvocati che alimentano la conflittualita, quando invece, dovrebbero smorzare ed attenuare. Sia chiaro, non sono tutti cosi ma e’ evidente che e’ improcrastinabile un cambio di marcia. E di cultura. Bisogna introdurre i patti prematrimoniali, eliminare la separazione e istituire il divorzio breve. Come nel resto d’Europa. Almeno per il matrimonio civile. Basterebbe questo per eliminare molte, non tutte, le storture attualmente presenti. Ed e’ questa la direzione nella quale ho intenzione di muovermi. Concludendo, un sentito grazie a Fabrizio Del Noce, direttore di Raifiction e a Mauro Mazza di Raiuno. Hanno dimostrato, ancora una volta, come si possa fare Servizio Pubblico. Anche con una fiction.
Un grazie non da conduttore di rete. Ma da padre.

TIBERIO TIMPERI

Rai 1