Servizio Pubblico vs. Annozero – Un bilancio e i miglioramenti
Meglio il Santoro di Servizio Pubblico o meglio quello di Annozero?
Giunti alla quinta puntata di Servizio Pubblico, è il momento di provare a fare un bilancio delle prime cinque puntate, che in share hanno segnato un calo progressivo e fisiologico dal 14% all’8%, con assestamento sull’8% fra la quarta e la quinta puntata: ciò nonostante, il programma è senza ombra di dubbio un caso editoriale destinato a fare scuola. Per l’abnorme, esasperata, assurda, patetica situazione politico-televisiva in cui è nato, per come è maturato e per come è realizzato.
Ieri sera, nella quinta puntata, ci sono state più luci del solito, e qualche ombra. Personalmente, per esempio, non amo – ma non l’ho mai amato, a dire il vero, nemmeno in Annozero – l’uso dei gggiovani che viene fatto nel programma di Michele Santoro, il modo in cui vengono raccontati. Tuttavia, ieri sera, per la prima volta da quando è stato nominato senatore a vita, siamo usciti dalla celebrazione acritica di Mario Monti, con un Marco Travaglio che ha fatto un lungo editoriale sui giornali-scendiletto del nuovo premier. Finalmente, bisognerebbe dire, perché anche Servizio Pubblico, televisivamente, aveva ricalcato le prime reazioni di giubilo che erano state espresse anche a mezzo stampa da parte di tutta la schiera di quelli che erano stati antiberlusconiani. Una luce, senza dubbio. Travaglio ha anche citato (coscientemente o meno non ci è dato saperlo: il giornalista-watchdog è un cavallo di battaglia anche del vicedirettore del Fatto) Pino Maniaci che, fra il Festival del Giornalismo di Perugia e Antimafia 2000 aveva così descritto la situazione giornalistica italiana:
Il giornalista dovrebbe essere un cane da guardia del potere, ma in giro vedo troppo spesso tanti piccoli chiuaua.
Nell’editoriale di Travaglio i chiuaua sono diventati cani da riporto. Ma la sostanza – condivisibilissima – non cambia.
Ottima anche l’idea di intervistare Jean-Paul Fitoussi. Altra luce. Perché finalmente un economista di fama internazionale ha proposto ai telespettatori di Servizio Pubblico una visione alternativa a quella dei giornali scendiletto di cui sopra. Una visione di lungo periodo, diversa da quella crescita e da quell’emergenza che in questi giorni ci raccontano tutto.
Insomma, più Santoro abbandona la narrazione di un tempo e le autocelebrazioni, più, personalmente, mi piace. La puntata di ieri, per esempio, ha proposto contenuti più interessanti di molte altre di Annozero. D’altra parte è anche vero che, finito il dualismo pro-contro Berlusconi e complicatasi la situazione a livello “narrativo”, il calo di telespettatori c’è stato, come prevedibile. Restano cose che non mi piacciono a livello di gusto personale: Vauro è molto meglio nei panni di se stesso e stucchevole nei panni di Padre Indignato; il monologo santoriano d’apertura perde progressivamente di forza; il nuovo riferimento di ieri di Santoro ai “complotti” che vanno di moda su internet dà un’idea poco piacevole di certe posizioni prese a proposito di quelle che sono notizie e non complotti. E non spiega perché internet lo si usi così tanto, se è foriero di complotti. Ma la qualità, a modesto parere del sottoscritto, è aumentata progressivamente. Decisamente meglio delle risse fra politici e degli esordi autocelebrativi. La strada sembra proprio quella giusta, finalmente.
E voi cosa ne pensate? Meglio il Santoro di Annozero o quello di Servizio Pubblico?