Checco Zalone: «Ho sbagliato su Misseri»
Checco Zalone fa dell’autocritica al Resto Umile World Show
La forza dello show di Checco Zalone sta nella sua dichiarata imperfezione. Venerdì scorso abbiamo assistito a uno spettacolo slegato, poco compatto – come ha scritto Alessandra Comazzi su La Stampa – nonché penalizzato dalla differita e da un montaggio inadatto. A spiccare, però, in uno studio vuoto e poco ridanciano, è stata l’assoluta intelligenza artistica del mattatore.
Non a caso Aldo Grasso su Corriere ha espresso più perplessità sulle scelte del regista:
“Se un appunto si può fare a Resto umile World Show è la regia di Duccio Forzano, che non c’entra niente, che ha cambiato senso allo spettacolo virandolo sul varietà tradizionale, con valletta di colore e Laura Pausini”.
Il più inflessibile dei critici ha delineato le qualità del comico con una consacrazione di quelle epocali:
Checco Zalone – Resto Umile World Show
“Quelli di Checco Zalone sono numeri, siparietti, lampi quasi incuranti della cornice che li contiene, caratterizzati da una qualità rara nel mondo dello spettacolo: non cattiveria, come qualcuno intende, ma una sorta di rottura della probità. Il suo sguardo, apparentemente malandrino, ben protetto da una cortina fumogena di presunta volgarità (eccessi di volgarità, scrivono di lui), si posa su tutto ciò che è fragile, precario, su ciò che sta crollando con l’arroganza di chi ostenta invece segni di solidità”.
Anche Grasso ha rilevato l’unica pecca nell’imitazione di Misseri, che il nostro Paolino aveva ottimamente criticato al ridosso della messa in onda:
“Lo «zio Michele» è ben più inquietante, tanto che gli autori hanno sentito il bisogno di annacquare tutto con la presenza di Claudio Bisio e l’inutile riferimento a Giorgio Gaber”.
E su questo punto lo stesso Checco Zalone conferma la sua umiltà. Sulle pagine del Corriere di oggi, intervistato da Chiara Maffioletti, fa dell’autocritica in modo davvero esemplare:
“Misseri me lo potevo risparmiare. La parodia aveva un intento nobile, di critica. Ma un pezzo così andava provato di più. E in generale mi sono visto un po’ impacciato, non guardavo mai in camera. Vedo anche i meriti. Sono stato coraggioso: in pochi dopo il successo al cinema si sarebbero rimessi in gioco”.
Irresistibili le riflessioni sulle difficoltà che ha incontrato:
“Gli ospiti che hanno detto no. Il governo: doveva cadere ora? Avevo tanti pezzi. E Fiorello? E’ stato a casa a grattarsi per anni sto… Lui è un bravo ragazzo, proprio da Rai1. E’ uno showman molto più bravo di me. Nemmeno ambivo a fare i suoi risultati. Prima di Fiorello la tv generalista non destava attenzione da tempo”.
Checco, infine, si pente di aver fatto due puntate del Resto umile world show (venerdì su Canale5 l’ultima):
“E’ stato un errore, se ne poteva fare una ma più forte”.