Home Rai 1 Minzolini non va a New York: “Faccio ricorso, come Santoro”

Minzolini non va a New York: “Faccio ricorso, come Santoro”

L’ex direttore del Tg1 non si rassegna, rivuole la sua poltrona e arriva a dar ragione al nemico storico: “Con la Rai bisogna fare così”.

pubblicato 26 Dicembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 00:53


Proprio non ne vuole sapere. Augusto Minzolini è un intoccabile in Rai, da ex editorialista de La Stampa si è ritrovato catapultato nella tv pubblica con una formula contrattuale da “redattore” e di fatto non può essere privato del suo super stipendio da 550 mila euro annui, ma non vuole mollare la poltrona da direttore del Tg1 e non accetta nemmeno la prestigiosa destinazione americana in cambio. Lui, di andare a fare il corrispondente da New York, non ci pensa proprio. Tutto ruota intorno alla valutazione formale della determinazione del Cda con il quale è stato rimosso dall’incarico. Secondo Minzolini la legge 97 del 2001 non è applicabile. Intervistato a La Zanzara su Radio 24 spiega le sue prossime mosse e finisce per dare ragione a Michele Santoro, noto per i suoi infiniti ricorsi al giudice del lavoro contro la tv di Stato:

Sono diventato un azzeccagarbugli, contro la mia natura. Mi hanno proposto di andare a New York, ma per ora non accetto nulla e vado avanti con il ricorso. Devi fare per forza così per difenderti, uso gli stessi metodi dell’azienda. Ora capisco Santoro con i suoi ricorsi e i tribunali. Ha fatto bene. Se me lo avessero chiesto se ne poteva anche parlare, ma hanno applicato per la prima volta una norma che è inapplicabile solo per farmi fuori. Allora mi incazzo e divento un azzeccagarbugli. Già sto pagando una pena perché sono stato rinviato a giudizio, come il 97 per cento delle persone che passano dal tribunale di Roma, ma sono stato costretto ad andare via. Per questo la butto su questo piano.

D’altra parte secondo Minzolini la famosa carta di credito aziendale con un plafond da 5 mila euro al mese, per quanto fosse un’assoluta novità per la Rai, era più che giustificata:

Gli altri direttori prima di me non ce l’avevano, io l’ho chiesta come benefit compensativo perché ce l’avevo anche alla Stampa. Guadagnavo come direttore 540mila euro all’anno, non molto di più rispetto alla Stampa ma con maggiori responsabilità. Erano spese di rappresentanza.

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