MasterChef USA (troppo) uguale a MasterChef Italia. Doppiaggio e prevedibilità rovinano l’atmosfera
Cielo ha trasmesso la prima deludente puntata della versione USA di MasterChef, con storie personali identiche a quelle italiane. Solo un caso?
MasterChef USA vs. MasterChef Italia, un paragone impossibile da evitare. Mandare in onda la versione statunitense del talent show culinario rivelazione del 2011 potrebbe rivelarsi per Cielo un’arma a doppio taglio: se, da una parte, cavalcare il successo della prima stagione italiana era doveroso, dall’altra, mostrare un’edizione straniera quando i fan del programma hanno ancora ben impressa quella nostrana appena trasmessa, rischia di mettere in luce le pecche di entrambe le versioni.
E’ un discorso complesso e di non immediata comprensione, ma cerchiamo di spiegarlo meglio. Il canale del digitale terrestre ha appena terminato la messa in onda della prima puntata di MasterChef USA, tutta incentrata sui provini. I tre giudici – Gordon Ramsay, Elliot Graham e Joe Bastianich – hanno valutato i piatti non solo in base alla riuscita, ma anche alla storia personale dei possibili concorrenti. E’ esattamente quanto accaduto nella prima puntata italiana che vedeva protagonisti Carlo Cracco, Bruno Barbieri e lo stesso Joe Bastianich.
Quando scrivo “esattamente”, intendo proprio dire che le storie proposte sono praticamente identiche. Anche in MasterChef Italia era stata data particolare importanza ad alcuni personaggi con vicende forti alle spalle, dall’orfana che proponeva le ricette della madre, al giovane padre che partecipava per dare un futuro al figlio (e che riceveva il grembiule di fronte ai suoi occhi); dalla concorrente a cui veniva chiesto di ripetere il piatto, a quella che veniva richiamata in seguito ad un cambio di giudizio “postumo”, come mostrato nel promo.
MasterChef USA prima stagione su Cielo
Questi esempi ci fanno capire come il format MasterChef non riguardi solo la parte talent vera e propria, ma ricomprenda anche delle storie da dare in pasto allo spettatore per aumentare l’appeal del programma. Una percentuale di casi umani, qualche “svitato” per dare colore e qualche persona comune in ogni versione, come un’operazione matematica che ne garantisca la perfetta riuscita.
Vedere l’esatta copia – per quanto la versione USA sia precedente a quella italiana – di quanto trasmesso pochi mesi orsono, è stato piuttosto deludente. Ma ad aver deluso ancor di più è stata la consapevolezza che il doppiaggio non avrebbe mai regalato a questa versione di MasterChef la stessa “magia” dell’edizione italiana, soprattutto sentendo un Bastianich che, doppiando se stesso, sembrava una pessima caricatura.
Insomma, vuoi per la ripetizione delle storie, vuoi per il doppiaggio, chi si aspettava di affezionarsi immediatamente all’edizione USA sarà sicuramente rimasto insoddisfatto.