Il tredicesimo apostolo: la fiction che trova la forza nella cultura cristiana, attingendo a qualche elemento seriale americano
La prima puntata de Il tredicesimo apostolo, su Canale 5, propone un tema nuovo per la fiction italiana, cercando però di raccontarlo attraverso la “rassicurazione” della cultura cristiana
Ricordate programmi come “Vite straordinarie” e “Miracoli”, in cui i fenomeni paranormali vicini alla Chiesa venivano analizzati e sviscerati cercando di capire quando perchè si potesse parlare effettivamente di eventi razionalmente inspiegabili? Ecco, “Il tredicesimo apostolo-Il prescelto”, la fiction in onda su Canale 5, segue la stessa strada di quei programmi. E ci riesce, grazie ad alcune trovate.
Innanzitutto, la fiction spinge l’acceleratore sull’effetto che eventi dalle cause ignote possono causare nel telespettatore. Raccontando di bambini che levitano o di ragazze che lacrimano sangue, la serie si guadagna la curiosità di quel pubblico in cerca non tanto di risposte, ma di domande. Il misterioso si fa fiction, andando a toccare delle corde che, in Italia, la serialità raramente sfiora.
E poi c’è l’Italia, appunto. In tanti hanno pensato che proporre una fiction come questa fosse un grosso azzardo, non essendoci detective, commissari, medici o allegre famiglie alle prese con storie d’amore e simpatici bambini (qui, anzi, i bambini hanno sguardi sinistri e riescono a controllare le api). Una fiction sul paranormale non poteva, da noi, tramutarsi in un sci-fi ricco di effetti speciali e scene raccapriccianti alla “Fringe”. Per conquistare il pubblico italiano, più che la fantascienza, serve il mistico, il contatto con Dio, la religione.
Il tredicesimo apostolo
Ed ecco che il gioco è fatto: la cultura cristiana, ricca di episodi tanto inquietanti quando misteriosi, diventa un pozzo da cui attingere per raccontare casi su cui la Chiesa può aver effettivamente indagato in passato (confermando, così, la tendenza di Taodue di produrre fiction in cerca sempre di legami con l’attualità). L’elemento mistico, affiancato dal lavoro di ricerca dei due protagonisti, rende i casi di puntata allo stesso tempo qualcosa di nuovo nel panorama televisivo, ma anche rassicurante per chi cerca delle storie autoconclusive.
Ma gli autori della serie sembrano aver preso comunque ispirazione dagli show americani, tanto da essere riusciti a creare una coppia, quella di Gabriel e Claudia (Gioè e la Pandolfi non deludono neanche stavolta), che intriga grazie a quella tensione sessuale che ha fatto il successo di numerosi show stranieri. Non è un caso se prima abbiamo citato “Fringe”: fatte le dovute proporzioni, i due protagonisti de “Il tredicesimo apostolo” ricordano, nel loro conoscersi, avvicinarsi ed allontanarsi, Olivia Dunham e Peter Bishop, protagonisti dello sci-fi americano, la cui relazione dalla prima stagione è fatta di tira e molla.
Anche la scrittura dei due protagonisti sembra di derivazione straniera: due anime tanto lontane quanto vicine, due opposti segnati dal passato con cui ancora non hanno chiuso. Sebbene alcuni aspetti sappiano di prevedibile, si tratta di due ruoli il cui sviluppo, se ben sfruttato, potrà riservare delle sorprese.
Di fronte a questi dettagli, sicuramente troviamo dei fattori nuovi che contribuiscono a fare de “Il tredicesimo apostolo” una fiction da tenere sotto osservazione nelle prossime settimane. La trama orizzontale, ancora poco accennata, prenderà spazio prossimamente, e sarà interessante osservare come si svilupperanno le vicende private dei protagonisti, insieme a quelle della “profezia” di cui si intuisce qualcosa a fine puntata.
In conclusione, va dato atto ad “Il tredicesimo apostolo” di essersi buttato in una nuova sfida: quella di reinventare una situazione già narrata in altre forme televisive attraverso il racconto non documentaristico, calando in un contesto abbastanza realistico storie dal fascino popolare che incontrano la fede cristiana senza essere troppo blasfemi. Un po’ di sfrontatezza in più di fronte a sacerdoti e miracoli ci sarebbe potuto stare, ma siamo pur sempre in Italia, ed il pubblico “generalista” avrebbe potuto offendersi.