Youtube cambierà la tv? La nicchia come opportunità
Un centinaio di canali al debutto nei prossimi sei mesi, un nuovo concetto di palinsesto e di programmazione. Una rivoluzione.
In un interessante reportage del New Yorker (qui l’originale, per appassionati angolofoni, sia televisivi sia della rivista-cult) si dà ampio risalto al “nuovo” progetto televisivo di YouTube e Google.
Nel pezzo, John Seabrook racconta, in perfetto new-yorker-style, i progetti di Robert Kyncl, che sta lavorando con il suo team a uno dei più grandi ed epocali cambiamenti per YouTube, la più popolare piattaforma di videosharing al mondo.
Colmo di spunti interessanti, colpisce, in generale, perché gli appassionati sanno bene che di progetti “web-televisivi” si parla da tempo immemorabile, ma pare proprio – leggendolo – che Kyncl abbia le idee chiarissime. e che queste idee siano perfettamente in linea con il progetto di Google Tv (quello raccontato perfettamente in questo video, di un anno fa), evidentemente mai “morto” ma sviluppato affinché diventasse qualcosa di concreto. Ma le idee sono chiare non tanto quando disegna il futuro – per lui chiarissimo, magari per l’interlocutore un po’ meno – soprattutto quando si produce in un’analisi assolutamente perfetta anche per raccontare la situazione italiana della televisione tradizionale:
- «People went from broad to narrow and we think they will continue to go that way—spend more and more time in the niches—because now the distribution landscape allows for more narrownes».
«Le persone sono passate dal vasto al piccolo e pensiamo che continueranno in questo modo, passando sempre più tempo nelle nicchie, perché ora il panorama della distribuzione permette che ci siano più nicchie»: non è una frase che riassume, in maniera esaustiva, l’evidente fenomeno di frammentazione degli ascolti? Il passaggio dal mainstream alla “nicchia”, spesso visto come qualcosa di negativo – nell’ossessione che si debba essere popolari e seguitissimi, diventa, nell’ottica di YouTube, un’opportunità di mercato.
Questa “rivoluzione” è molto temuta dagli addetti ai lavori, perché trasformerà i palinsesti da passivi ad attivi, li riscriverà e li farà diventare qualcosa di diverso e di non controllabile. D’altro canto, anche se l’elefantiaco mondo della televisione non vuole vederlo, è già così: lo spettatore più smart (guarda caso, quello che, teoricamente, farebbe parte di un certo “target commerciale”) si fa già il suo palinsesto, in maniera totalmente asincrona e non misurabile con le tecnologie attuali. Le nicchie esistono, e non sono più “elitarie”: esistono nicchie di ogni tipo, e ogni tipo di nicchia ha il suo palinsesto preferito.
Così, partendo da questo punto di vista, Kyncl ha reclutato professionisti che provengono dai media tradizionali per creare un centinaio di canali che debutteranno nei prossimi sei mesi. La YouTv, come la chiama l’autore del brano. Qualcuno è preoccupato dal fatto che così non ci sarà più spazio per show di grande qualità, ma è la solita preoccupazione millenaristica di chi teme le nuove tecnologie: teatro, cinema, tv, letteratura (pur con alcuni problemini) sono sopravvissuti nella “grandezza”. Il problema è andarsi a cercare il “grande” e il “bello”. Che sono diventati sempre più delle nicchie.
Forse Kyncl ci vede davvero bene. Aspettiamo qualche italiano coraggioso che lo imiti o che migliori ancor di più la sua idea.