Il restauratore: la fiction che ha nel titolo ciò di cui ha bisogno
La prima puntata de Il restauratore, fiction di Raiuno, delude: tutto troppo vecchio, dialoghi inadeguati, regia lenta
A forza di restaurare, verrebbe da chiedere a Basilio, protagonista de “Il restauratore” di Raiuno, di mettere a posto anche la sua fiction. Che sembra non aver avvertito il tempo che passa, tanto da sembrare ad una prima visione più antica di tante altre fiction in onda fino a qualche anno fa. Come a dire “tanto il pubblico non se ne accorge”. Invece se ne accorge, eccome.
Non c’è niente da fare per Lando Buzzanca e Martina Colombari: troppe pecche nella storia, che rimanda per molti, troppi versi a “The dead zone”: in entrambi i casi, il protagonista ha delle visioni solo toccando degli oggetti appartenenti ad alcune persone, le quali sono in pericolo e devono essere salvate. Inutile dire che tra America ed Italia le differenze di qualità e di budget sono tante, ma in questo caso per giudicare la fiction non è necessario un confronto.
Perchè ne “Il restauratore” troviamo tutto quello che una fiction non deve avere: trama debole, lentezza, interpreti poco adatti ai loro ruoli, momenti enfatizzati opposti ad altri troppo sussurrati. Il tutto nonostante un vero e proprio team di sceneggiatori ed una doppia regia, di Giorgio Capitani e Salvatore Basile, poco dinamica.
Il restauratore
Passi il doppiaggio necessario a coprire le difficoltà avute in presa diretta (macchia che spesso troviamo nelle nostre fiction), ma gli elementi base non sembrano essere allineati con quello che il pubblico meritererebbe di vedere. Lo schema è dei peggiori “Don Matteo”, con prologo a tinte comiche, sviluppo del caso di puntata con relativi intoppi, risoluzione e risate finali. Tutto già visto, tutto già fatto.
E se trasmettere una fiction su Raiuno non vuol dire sempre poter osare e puntare su temi attuali e stimolanti, questo non giustifica dal produrre serie tv che si appoggiano solo su un’idea di base, senza svilupparla in maniera accattivante. Il rischio, che poi è -ahimè- lo stesso di molte altre fiction italiane, è che il restauro, più che il soggetto, diventi la cura necessaria.