La figlia del capitano: storia poco urlata e ben equilibrata, Hessler protagonista solo nel titolo. Edwige Fenech Zarina “in anticipo”
La figlia del capitano, fiction di Raiuno, non preme l’acceleratore sul sentimentalismo, rimanendo fedele al romanzo da cui è tratta. Ma la Fenech-Caterina II arriva troppo in anticipo…
Un romanzo di formazione che diventa uno sceneggiato in cerca della stessa intensità del libro ma, sopratutto, degli sceneggiati della Rai di un tempo: è questo “La figlia del capitano”, la fiction in onda su Raiuno e tratta dall’opera di Aleksàndr Sergéevič Puškin. L’obiettivo sembra centrato, anche se alcune considerazione sono da fare.
Intanto, il cast: i protagonisti della storia Pjotr (Primo Reggiani) e Mascia (Vanessa Hessler), sebbene al centro del racconto (ed a loro si può aggiungere Svabrin, interpretato da Ludovico Fremont), non sono coloro intorno a cui ruota l’intera sceneggiatura. Questo è un bene: il romanzo in sè, oltre ad evidenziare la crescita del giovane viziato spedito in uno sperduto forte per imparare la vita dura del soldato, vuole anche raccontare una storia di violenza, discriminazioni e complotti.
In questo modo, la fiction tiene il ritmo, senza fossilizzarsi solo su primi piani languidi e romantici dei due protagonisti, rischio che poteva esserci. Così, il ruolo di Mascia, che dà il titolo al film-tv, viene ridotto ad un giusto spazio. Il risultato è una produzione dal più ampio respiro, dove alla storia d’amore si affianca (e la supera) il romanzo storico.
Edwige Fenech torna in tv ne La figlia del capitano
A questo proposito, bisogna sottolineare il ruolo della Zarina Caterina II. Nel libro, il personaggio compare solo nel finale, svolgendo un compito di cui non vi sveliamo le conseguenze per non rovinarvi la sorpresa. Nella fiction, invece, il suo ingresso viene anticipato, complice anche la presenza in scena di Edwige Fenech (con un trucco e parrucco che, lasciatecelo dire, non può non farci pensare a quella “Sensualità a corte” di cui abbiamo appena celebrato il ritorno), lontana dal set da molto tempo. Il suo personaggio, però, viene enfatizzato anche troppo, rendendo le sue scene quasi superflue e poco necessarie allo sviluppo della storia, in questa prima parte.
A parte questo “peccato”, però, “La figlia del capitano” ha saputo rivelarsi una ricostruzione attenta e non eccessivamente caricata di sentimentalismo del romanzo ottocentesco. Con il peso di quattro film alle spalle (di cui due italiani) ed uno sceneggiato tv del 1965, l’obiettivo era quello di non sfigurare, proponendo una storia dai canoni classici e dalla realizzazione il più attinente possibile all’opera scritta.
C’è, infine, un rimpianto che ci viene da sottolineare: com’è possibile che la Rai si sappia impegnare in riproposizioni come queste e quando si tratta di proporre contenuti originali si perde in mille difetti, dalle interpretazioni troppo surreali a storie scontate e poco profonde? La risposta, forse, la sappiamo già.
