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Un venerdì da ammiraglie: Zelig invecchiato male, Attenti a quei due imbarazzante

Grande delusione per la programmazione delle ammiraglie di venerdì 13 gennaio. Ecco perché.

pubblicato 14 Gennaio 2012 aggiornato 5 Settembre 2020 00:21


    Aggiornamento: l’uscita degli ascolti accontenta tutti. I fan di Zelig possono dire che Zelig ha vinto. I fan di Paola Perego possono dire che il programma è andato oltre ogni più rosea aspettativa. E qui si può, serenamente, far critica. E pensare che non si possa confondere la statistica con la qualità.

Zelig contro Attenti a quei due? Sotterrino l’ascia di guerra, i tifosi delle due fazioni e si fumino un bel calumet della pace: poco importa quel che diranno fra pochi minuti gli ascolti. Per quel che riguarda il sottoscritto, questa sfida del venerdì è stata una delle peggiori prime serate delle due ammiraglie contemporaneamente. Una roba che mi ha suggerito di mettere in registrazione programmazione altra, di canali minori per rinfrancarmi dopo aver scanalato rigorosamente e sistematicamente fra Rai1 e Canale5.

Il verdetto non può che essere impietoso.

Loretta Goggi, Paola Perego, Antonella Clerici

Su Rai1 è andata in onda Attent a quei due: una parata imbarazzante di banalità messe insieme una dietro l’altra senza capo né coda. Per un attimo ci siamo chiesti, in redazione, se il programma fosse autoironico. Purtroppo è evidente che si prenda pure sul serio (o che, se è autoironico, non sia riuscito a farlo trasparire nemmeno per un istante). Montaggio con l’accetta, meccanismo primi anni ’90 (o prima) che ha pure levato di mezzo quelle poche cose che funzionavano della versione condotta da Frizzi e Max Giusti e che comunque già prendeva bastonate dalla Corrida. Un waka waka, i premietti da gita del gruppo anziani (eccezion fatta per la crociera), l’ennesimo, il riciclo di ospiti di altri show, le citazioni del passato previste dal format, non possono salvare la baracca; la sensazione è che persino in studio, a volte, si avvertisse l’imbarazzo dell’assenza totale di idee. A scanso di equivoci, visto che poi arrivano tifosi o addetti ai lavori e, quando leggono cose che non amano leggere, pensano che qui qualcuno ce l’abbia per partito preso con qualcun altro per chissà quali interessi personali: criticavamo già anche la prima versione. Salvo l’amarcord: i capelli di Fabio Fazio giovane che imitava Minà e la torta in faccia alla Clerici da “Il Ristorante”, quindi Rvm del passato. Il resto rimane il simbolo del naufragio del servizio pubblico. Perché la Rai decida di peggiorare un prodotto che era già nato mediocre e andava male, e di metterlo pure in onda storpiato è una domanda da lasciare lì, in sospeso. Qualcuno risponderà, un giorno. Ai piani alti di Viale Mazzini farebbero bella figura se facessero un mea culpa.

Claudio Bisio a Zelig 2012

Su Canale5 c’è stato Zelig, di cui abbiamo già detto molto. Il fatto è che quando in un programma di prime time che pretende di essere comico (e che addirittura cerca di rifarsi ancora alla stand up comedy) si sente la seguente battuta:

Eravamo sempre io, te e Nino.
Nino?
Nino Nino
Mai capito perché si chiamasse Nino Nino
E’ nato su un’ambulanza

be’, forse bisogna rivedere un po’ tutto. Perché anche questo è imbarazzante. Si rideva a stento e a denti stretti. Il programma, nato e cresciuto in salute e forze, è maturato e si è edulcorato, poi è invecchiato male e ora sembra precocemente in coma in un reparto geriatrico.

Paola PeregoRai 1Zelig