Home Ballando con le Stelle Ascoltopoli? Niente di serio, solo Twitter. Belli e De Andreis minimizzano. Ma Zazzaroni rincara

Ascoltopoli? Niente di serio, solo Twitter. Belli e De Andreis minimizzano. Ma Zazzaroni rincara

In un’intervista a Sorrisi, De Andreis e Belli riducono la provocazione a una chiacchiera fra amici. Eppure, il giurato parla ancora oggi di ascolti taroccati.

pubblicato 30 Gennaio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 23:51


Insomma, ascoltopoli era solo una boutade da Twitter-con-gli-amici? A giudicare da quello che dichiarano Paolo Belli e Giancarlo De Andreis a Sorrisi (in edicola domani), sembrerebbe proprio di sì. Ricorderete che proprio De Andreis – come riportavamo – aveva lanciato la provocazione attraverso il social network, con riferimenti abbastanza chiari agli ascolti di Ballando con le stelle e Italia’s Got Talent.

Ma poi, proprio a Sorrisi, minimizza, come riportano i colleghi di Blogosfere:

Sono un neofita di Twitter e francamente non mi ero reso conto di quanto potere avesse. Ascoltopoli? Ma no, non facevo nessuna accusa né all’Auditel né ai colleghi dell’altro programma. Erano chiacchiere tra amici, come quelle che si fanno al bar dopo le partite di calcio.

Sulla stessa linea, Paolo Belli:

«Non voglio entrare nelle polemiche degli ascolti anche perché non mi hanno mai appassionato. Ballando con le stelle e Italia’s got talent sono due programmi che stanno andando molto bene. I miei commenti nascevano in risposta a una riflessione un po’ superficiale di qualcun altro. Penso che ognuno di noi stia lavorando con serietà e passione e che si debba avere il massimo rispetto di tutti

Eppure, sempre attraverso il social network, ancora oggi Ivan Zazzaroni rincara la dose.

E scrive:

«Che mondo e che televisione sarebbero senza l’auditel? Migliori, cresceremmo più sani. Ma ormai è tardi: siamo drogati di dati taroccati».

Anche questo un Tweet fra amici? Forse una verità. Ma la verità è che sono discorsi che andrebbero fatti sempre. Anche quando si vince.

E allora, come per il caso D’Alessio-Bertè, invocheremo l’uso incauto di social network.

I Tweet sono pubblici, e gli addetti ai lavori – non ce ne vogliano – farebbero bene a rendersene conto, prima di dover, ogni volta, far retromarcia e dire che si scherzava e che si facevan solo discorsi da bar.

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