Rai – Spunta l’idea di Che tempo che fa su Rai1, mentre il Cda blocca il piano fiction ed il contratto di Michele Guardì
Il consiglio di amministrazione della Rai boccia per ora il piano relativo alle fiction ed il contratto a Michele Guardì, mentre si pensa al trasloco di Che tempo che fa da Rai3 a Rai1
Ennesima riunione tumultuosa, come ormai spesso accade, quella di ieri del Consiglio d’amministrazione della Rai (in scadenza il prossimo mese) che doveva decidere fra le altre cose del piano fiction. I consiglieri lo hanno bocciato rinviandolo al direttore generale Lei: le critiche si sarebbero basate soprattutto sulla mancanza nei soggetti di temi sociali e di stretta attualità e sull’assenza di una linea editoriale complessiva. Per il momento quindi i contratti di attivazione delle nuove produzioni resteranno congelati, in attesa di una nuova seduta del Cda prevista per fine mese, dopo che il direttore generale avrà fatto ulteriori approfondimenti.
Spunta in Rai inoltre un’idea, che avevamo lanciato mesi fa, in qualche modo legata alla fiction, quella cioè di spostare su Rai1, nella serata della domenica Che tempo che fa, il programma di successo condotto da Fabio Fazio, ora in onda nei week end di Rai3, cui seguirebbe una fiction della durata di un ora, con un’impostazione del palinsesto più agile e moderna che toglierebbe così la messa in onda di due puntate consecutive per serata delle fiction. Questa idea dovrebbe prendere corpo dal prossimo mese di ottobre, anche se il capostruttura di Rai3 Loris Mazzetti si dice all’oscuro di tutto, anzi dichiara che sarebbe già pronto il piano per la messa in onda del programma di Fazio nella prima serata del lunedì di Rai3 proprio dal prossimo mese di ottobre, dopo alcune puntate speciali nei prossimi mesi. Il dirigente di Rai3 si augura inoltre di riavere in futuro nella propria rete Roberto Saviano e le mutate condizioni politiche potrebbero accelerare questa operazione.
Nella riunione di ieri è stato bloccato anche il rinnovo del contratto allo storico regista Michele Guardì, si parla di 2,4 milioni di euro per quattro anni, effettivamente troppo oneroso in tempi come quelli che stiamo vivendo, senza contare l’esigenza che anche il servizio pubblico dovrebbe sentire e cioè quella di dare spazio e fiducia a nuove realtà che possano inserire aria nuova alla Rai, senza nulla togliere al grande lavoro che ha svolto nel passato un professionista del calibro di Guardì.
Ancora polemiche dunque all’interno della Rai, alla vigilia del rinnovo del consiglio di amministrazione, previsto nei prossimi mesi , vicenda della quale ha promesso, in varie dichiarazioni pubbliche, di occuparsi il governo guidato da Mario Monti, che ricordiamo, attraverso il Ministero dell’economia è l’azionista di maggioranza dell’azienda di viale Mazzini. Nel frattempo è arrivata ieri la proposta dell’UPA, ovvero l’organizzazione dei pubblicitari italiani, che vorrebbe ancora una Rai pubblica governata però da una fondazione, nominata da diverse istituzioni, la quale a sua volta nominerebbe un CDA ristretto a pochi membri con un amministratore delegato a cui verrebbero conferiti ampi poteri esecutivi. Sempre secondo questa proposta, la raccolta del canone verrebbe agganciata alla dichiarazione dei redditi o alla bolletta della luce, inoltre si penserebbe ad una rete senza spot dove andrebbero i programmi di eminente servizio pubblico, con l’abbattimento del tetto pubblicitario sulle altre reti.
Con l’approssimarsi della scadenza di questo CDA arriva quindi anche la proposta di UPA, nei prossimi mesi, come ha detto lo stesso primo ministro Monti, il governo metterà mano alla Rai, come direbbe un vecchio adagio “se son rose fioriranno” e auguri.