Festival di Sanremo 2012 – Morandi non ha «nulla contro gli omosessuali»
Scivolone del conduttore dopo una gag de I soliti idioti. L’impeto rivoluzionario è scemato.
Sembra che lo facciano apposta, al Festival di Sanremo, a scivolar sulle bucce di banana più scontate, nella maniera più banale. Questa sera (si veda il live della seconda serata del Festival) dopo le vuote esternazioni molleggiate di ieri, ci pensa il solo Gianni Morandi. C’è una gag sull’omosessualità (negli intenti, contro l’omofobia. Che poi l’intento l’intento passi, è tutto da dimostrare) ad opera degli ospiti della serata, I soliti idioti che cantano «Omosessuale» (video). La gag finisce con lo scontato finto-bacio-omosex che coinvolge il conduttore.
Dopo l’esibizione, Morandi si rivolge a Mauro Mazza che oggi, in conferenza stampa, si era dissociato da certi contenuti (perché in un paese provinciale e retrogrado succede anche questo. Che quando si parla di argomenti presunti tabù, va a finire che poi ci si deve dissociare anche se sono tabù all’acqua di rose): «Sto guardando la faccia del direttore», dice il conduttore, cercando di capire se l’ironia. «Ma non c’è mica niente di male…», «Omosessuale… Ormai siamo un paese evoluto», continua ancora il cantante, ormai pericolosamente in bilico: quell’evoluto non promette niente di buono.
Ed eccolo, il peggiore dei luoghi comuni che porta a compimento l’inevitabile scivolone:
«Non ho nulla contro gli omosessuali».
Mancava solo che aggiungesse qualcosa tipo: «Ho tanti amici gay» e la frittata sarebbe stata completa. Online, i commenti negativi si sprecano. Frankie HiNrg, Francesco Costa, Claudio Messora, Gabriele Ferraris de La Stampa che, su Twitter, scrive: «Ci mancava la gag sui gay, il questa summa generale dell’infamia televisiva» e molti altri (li trovate nel nostro Storify sul Festival di Sanremo 2012).
Ma come. Non era forse, quello di stasera, lo stesso Morandi che ieri proponeva e cavalcava l’effetto dirompente delle grandi rivelazioni di Adriano Celentano, Delle cose che nessuno dice in prima serata? Sì. Era lo stesso. Commissariato, dirà qualcuno. O forse, solo in linea con tutto il resto. Con due frasi, ecco di nuovo quello specchio deformante del paese che appare sul palco dell’Ariston. La gag era andata, non c’era alcun bisogno della precisazione finale.
E, no. Parlare di omosessualità – in quel modo, poi – non era affatto innovativo, interessante o rivoluzionario. Neanche su RaiUno al Festival di Sanremo.