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Canone Rai anche per le aziende, basta il computer e internet

L’ultimo trucco per rastrellare soldi: obbligare qualsiasi azienda ad inserire il codice abbonato nella dichiarazione dei redditi, basta avere un pc connesso ad internet.

pubblicato 17 Febbraio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 23:19


Quando l’articolo 27 del regio decreto 246 del 21 febbraio 1938 è stato scritto internet non esisteva, non c’erano nemmeno i computer, figurarsi i personal computer. Eppure la sua formulazione si rivela salvifica per l’erario a caccia di denaro per la Rai. Testualmente, sono tenuti al pagamento del canone d’abbonamento tutti “gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive a prescindere dalla qualità e dalla quantità del relativo utilizzo”. In sostanza chiunque possegga un computer con una connessione ad internet può potenzialmente ricevere “le trasmissioni” Rai ed è per questo tenuto al pagamento del canone.

La cosa non è un’assoluta novità, vale da tempo per i comuni cittadini anche se le verifiche del rispetto di questa imposizione sono come da sempre poco frequenti e poco efficaci, d’altra parte la decisione di inserire il pagamento del canone nelle utenze elettriche è stata più volte ventilata, ma nessun governo ha avuto il coraggio di sottoscrivere una misura tanto impopolare.

Qualcosa in questo senso l’ha fatto il governo Monti, tecnico per definizione e senza la preoccupazione di perdere il consenso elettorale, ma riguarda le aziende. Nei giorni scorsi sono stati in tanti, anche i piccoli professionisti, a ricevere un avviso che li intima a “sottoscrivere” un abbonamento speciale (importo minimo 200,91 euro all’anno) se possiedono nella loro dotazione di strumenti un semplice pc connesso ad internet, anche se viene usato per tutt’altro rispetto a stare su Rai.tv a rivedersi le puntate della Prova del Cuoco. Si diceva dello zampino del governo, bene, nella stessa comunicazione è spiegato che il decreto Salva Italia si impone alle aziende di inserire il numero dell’abbonamento speciale all’interno della dichiarazione dei redditi: una maniera surrettizia per intimorire i soggetti interessati ed evitare che si sfugga a questo ennesimo (e surreale) balzello.

Foto | © TM News

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