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Mediaset, il bilancio 2011, Fedele Confalonieri alla Camera, il rischio tagli e i sindacati preoccupati. Una questione politica?

Verso il peggior bilancio degli ultimi dieci anni. L’audizione alla Camera di Confalonieri passata ai raggi X.

pubblicato 9 Marzo 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 06:24


Mediaset sta per annunciare i dati ufficiali del bilancio 2011, un bilancio che appare decisamente al ribasso. Al punto che, nel frattempo, ieri alla Camera Fedele Confalonieri – dopo l’incontro con il premier Mario Monti -, in audizione presso la Commissione Bilancio, ha pronunciato parole decisamente delicate:

«Un’azienda come Mediaset, in una fase di rallentamento della dinamica dei ricavi con conseguente forte contrazione dei profitti, ha deciso di non intaccare i propri livelli occupazionali. Ma è evidente che se non si pongono le basi per una ripresa dell’economia e del mercato pubblicitario, sarà inevitabile farlo. E come Mediaset, molte altre aziende italiane saranno costrette a farlo. Senza prospettive di ripresa, tagliare il nostro miliardo di investimenti, ridurre i nostri due miliardi di costi diventa indispensabile. Intendiamoci: questo non è quello che vogliamo e non è quello che faremo, ma abbiamo bisogno che il sistema Paese si renda conto di questo e ognuno faccia la propria parte».

Che Fedele Confalonieri fosse infastidito, come tutta Mediaset, dalla sospensione del beauty contest, era evidente anche prima delle esternazioni del Presidente del gruppo di qualche giorno fa («Demagogia contro Berlusconi»). Ma la conferma è arrivata anche ieri, quando il Presidente di Mediaset ha individuato, fra le problematiche, la mancanza di norme chiare sul futuro del digitale e sulle incertezze:

«Il nostro cammino per la rivoluzione digitale è iniziato nel 2001 con la legge che ci obbligava al nuovo standard. Sono passati 11 anni e ancora stiamo con il beauty contest, la procedura di assegnazione delle frequenze, sospeso. Non è con queste incertezze che le aziende possono andare avanti».

Fa parte della strategia di Mediaset, questo appello? E’ un modo per far pressione sul Governo che dovrà decidere, come dicevamo, in merito all’asta da organizzare per l’assegnazione delle frequenze? Chissà. Quel che è certo è che il bilancio Mediaset 2011 sembra proprio poco soddisfacente.

In attesa che i numeri vengano resi ufficiali dall’azienda, si cominciano a leggere le prime indiscrezioni. Su Europa, Alessandro Allievi scrive:

«Sarà probabilmente, per la Mediaset italiana, il peggiore degli ultimi anni, con un utile netto previsto attorno ai 200 milioni, molto al di sotto dei 350 del 2010 e dei 269 di due anni fa. Un dato che si spiega con una flessione della pubblicità del 4% e una crescita dei costi del 3%».


Alessandra Mieli rincara la dose su L’Opinione:

«Sembrano lontani anni luce quegli incrementi dei ricavi netti, degli utili e della raccolta pubblicitaria che facevano sognare. Per intendersi, nel 2005 gli investimenti pubblicitari nelle reti del Biscione erano cresciuti del 9,1% rispetto all’anno precedente. Ancora nel 2012, con un mercato che faceva segnare una crescita del 3,4%, Publitalia aveva realizzato una performance positiva per il 4,8%. A fine 2011 risulta che il mercato complessivo della pubblicità televisiva si sia contratto del 3,1%. Al 30 settembre dell’anno scorso Mediaset ha lasciato sul terreno il 2,9%. Meglio degli altri concorrenti, non c’è dubbio, ma comunque un risultato negativo».

E in tutto ciò, le parole di Confalonieri di ieri alla Camera hanno preoccupato parecchio i sindacati. In particolare, la Uilcom, ha espresso le proprie perplessità in una nota, sottolineando che nelle precedenti dichiarazioni provenienti dall’azienda e poi confermate da un incontro della scorsa settimana, si era manifestata

«la volontà di intervenire sui costi aziendali senza intaccare i livelli occupazionali. Nell’incontro che si è tenuto soltanto il 2 marzo, l’Azienda, per superare le criticità attuali, ci ha confermato la necessità di un recupero di costi di 250 milioni a regime nel triennio 2012/2014; un recupero per noi dovrà interessare l’ Azienda nel suo complesso e non solo il lavoro dipendente, senza pregiudicare la qualità dell’offerta televisiva e senza intaccare i livelli occupazionali».

E ancora:

«L’atteggiamento assunto dal Governo sul beauty contest ha certamente influenzato le dichiarazioni di Confalonieri che evidenziano una loro finalità soprattutto politica, le OO.SS. nel richiamare la necessità di regole certe per il settore televisivo nella fase di criticità data, anche se le dichiarazioni rimarcano la decisione dell’Azienda di non diminuire oggi investimenti e occupazione, la prospettiva nella quale vengono poi proiettate non può essere da noi né capita né condivisa».

Insomma, una battaglia televisiva, politica, d’impresa, in una mescolanza di situazioni, in una commistione tutta italiana.

Foto | © TM News