TV FINALMENTE (2) – Sento che sta per accadere qualcosa, dopo la nausea: cambiare marcia…la mia esperienza con Concerto Italiano, ultimo appuntamento…
“Lo noia” è il titolo senza equivoci di un romanzo di Alberto Moravia da cui fu tratto anche un film di Damiani con Bette Davis. “La nausea” è un altro romanzo, di Jean Paul Sartre. Libri di epoche diverse. Invertendo le date metto prima il romanzo di Moravia (il film è del 1963) e poi
“Lo noia” è il titolo senza equivoci di un romanzo di Alberto Moravia da cui fu tratto anche un film di Damiani con Bette Davis. “La nausea” è un altro romanzo, di Jean Paul Sartre. Libri di epoche diverse. Invertendo le date metto prima il romanzo di Moravia (il film è del 1963) e poi quello di Sartre (1963). Due titoli, un principio e forse una fine.
La tv oggi annoia. Sarebbe bene che la fase della nausea, subentrata, e non c’è bisogno di documentarla, durasse meno e scomparisse in fretta. Su TvBlog e sui giornali leggo con abbondanza di un sentimento prove di delusione e di alternata disaffezione (qualche alto-medio ascolto, per il resto calma piatta). Da ogni parte. Annoiati e nauseati non sono solo gli spettatori ma anche i critici (sopratutto), i giornalisti, gli opinionisti.
Che si può fare? Non voglio tirarla in lungo ma raccontare in breve una esperienza che ho fatto e che non capita di frequente. Dopo la trasmissione e il bis su Rai3 di “Concerto italiano”, film documentario che ho realizzato, questo film mi ha portato per richiesta spontanea in giro per l’Italia, in grandi e piccoli cinema, teatri con schermi, auditorium, cineteche, sale e salette, università… Torino,Catania, Milano, Catanzaro, Spoleto, Bellaria, Venezia, Napoli, Cagliari , San Benedetto del Tronto, Frosinone, Sutri, Bologna…fino ad Osimo( Ancona) dove il giro si concluterà venerdì 23 marzo alle 21, Teatrcine la Campana dove si è svolta la rassegna Fratelli in Italia organizzata da un gruppo di giovani. Siete invitati. Una serata in meno regalata alle tv.
Sono stato colpito, persino dalle reazioni del pubblico che potevo vedere, con il quale potevo interlocuire. Mi sono tornate in mente immagini della vecchia radio o della prima tv che andava ovunque per mostrare o registrare reazioni, mostrare immagini, fare ascoltare voci; e raccogliere umori, reazioni, emozioni che potevano poi essere trasferiti in nuovi programmi. Oggi gli studi dominano e si vede, si sente. Lo studio che non si trasforma e ripete i suoi stanchi riti anche quando la musica è assordante e le liti, le risse mangiano decibel di follia.
Ero felice negli incontri. Avevo nel cuore le parole di storici o non storici come Lucio Villari, della Comazzi, di Piero Bevilacqua, di Banti e di tanti altri. Tutte concordi nel giuidicare “Concerto Italiano” non di circostanza, non celebrativo, istituzionale. Voglio ringraziare pubblicamente il Prix Italia, le Teche e la Direzione Relazioni per aver finanziato il film peraltro di basso costo.
Un film-spettacolo folto di documenti di ieri e di oggi, e soprattutto di domande. Dopo un anno è possibile un bilancio delle iniziative dei 150 anni dell’Unità d’Italia? Cosa su e cos’è oggi l’Unità d’Italia? Una storia fatte di storie e di delusioni, e di drammi? Una storia percorsa dalla retorica più insopportabile che non vuole morire, l’inizio di un lungo viaggio con parole e immagini nuove?
Nel film parlano le immagini, epiche, leggendarie, ma anche dure, durissime: e parlano le persone e i volti degli italiani. Un ritratto agitato , problematico, giudicato coinvolgente, non occasionale, dentro il desiderio di tutti di uscire da un passato guardato con occhi stantii e da un presente carico di inquietudine…
Qualcuno ha parlato di un “effetto rimorso” ovvero di un atteggiamento dei tanti “pubblici” che ho incontrato e ascoltato: come si sono sciupate le occasioni, abbandonato il Paese ad avventure, come lo si è avvelenato e distrutto…Il “rimorso” ad esempio per aver stravolto città, mari, campagne, e trascinato nella distruzione dell’ambiente provocata dalla cecità e dalle speculazioni anche le persone con la loro sensibilità. Manipolate e offese troppe volte. Ed esse stesse, spesso, acquiescienti e trascinate fino a provare il “rimorso” per quel che si è fatto male e che non si è fatto tutelanto ciò che andava tutelando, e ancora resta da tutelare.
Un’ultima tappa, a Osimo, per ora. Ringrazio tutti e assicuro che i “pubblici” non hanno considerato il film all’insegna del “volemose bene” che è di casa in tv e serpeggia persino
delle risse e dei contrasti, come finale scontato al di là del casino, come approdo a un finale obbligatorio, accertato (e spesso invisibile).
Finalmente, ho visto un’altra Italia. Da vicino. Senza il binocolo del tubo catodico.
Italo Moscati