La fuga di Teresa, stasera su Raiuno il terzo film-tv di Mai per amore
Su Raiuno La fuga di Teresa, il terzo film-tv di Mai per amore sulla violenza domestica, con Stefania Rocca ed Alessio Boni
La violenza domestica è il tema al centro de “La fuga di Teresa”, il terzo film-tv di “Mai per amore”, il ciclo di film dedicati al tema della violenza sulle donne. A produrlo, anche stavolta, Raifiction e Ciao Ragazzi, con la sceneggiatura di Andrea Purgatori e la regia di Margarethe Von Trotta (Leone d’oro per “Anni di piombo”).
Protagonista è Teresa (Nina Torresi), una ragazza che da qualche anno studia all’estero e che non si capacita del suicidio della madre Laura (Stefania Rocca) che, dopo aver abbandonato la carriera di manager, ha passato due anni in volontario isolamento. Nonostante le giustificazioni del padre Stefano (Alessio Boni), che incolpa la depressione della donna come artefice del gesto, la ragazza inizia ad indagare.
Scappa così dalla propria abitazione, insieme all’amico Miki (Alessandro Sperduti), ragazzo dalla cattiva fama, per cercare di raccogliere informazioni sulla vita della madre. Solo conoscendo persone legate a Laura e scoprendo particolari del suo passato che non conosceva, la ragazza ricompone i tasselli della memoria arrivando ad una sconvolgente verità.
La fuga di Teresa, il film-tv di Mai per amore
Tema del film, come detto, è la violenza domestica, declinato qui in modo da sottolineare come alcuni uomini possano portare le donne a compiere tragici gesti senza però, apparentemente, avere nessuna colpa. La violenza sulle donne non è solo di tipo fisico, ma anche psicologico, e tende a manifestarsi laddove l’uomo si sente minacciato dal bisogno di indipendenza della donna. Un tema che ha portato la Von Trotta ad accettare la regia:
“Ho scelto di raccontare una storia di violenza psicologica all’interno di una famiglia borghese, apparentemente tranquilla e serena, dove tutto fila liscio. Spesso leggiamo di donne molestate, picchiate, uccise dai loro stessi uomini, ma si racconta pochissimo delle donne che giornalmente subiscono umiliazioni e atti di prevaricazioni dentro le mura domestiche, dove una donna dovrebbe sentirsi al sicuro.”
Così non è, purtroppo, proprio a causa del “timore” di alcuni mariti di sentirsi prevaricati dalla propria moglie:
“Credo sia un problema abbastanza diffuso tra gli uomini, anche tra quelli colti, illuminati, che apparentemente combattono insieme alle loro compagne per l’emancipazione femminile, ma si sentono minacciati quando questa richiesta si manifesta nella loro casa e quindi li tocca personalmente. Sono combattuti tra la convinzione che sia giusto che la donna conquisti la sua autonomia e la paura di perdere il proprio dominio, il proprio potere. Non credo, però, che la violenza sulle donne, intendo fisica e psicologica, sia in aumento rispetto ad alcuni anni fa. Semplicemente oggi se ne parla di più, i media hanno deciso di occuparsene e le donne, per fortuna, hanno capito che il proprio aggressore va denunciato.”
La regista è al suo primo lavoro in Italia, che ha accettato per il suo valore sociale, in una tv dove delle donne si evidenzia ancora solo il fisico:
“Ho accettato con piacere perché credo che attraverso la televisione si possa raggiungere un pubblico molto più vasto di quello cinematografico. Trovo, tra l’altro, che sia molto coraggioso decidere di mandare in onda sulla rete ammiraglia della Rai una serie che affronta una tematica così dolorosa. E, di contro, è giusto che sia così anche per contrastare tutti quei programmi che pensano che l’emancipazione della donna passi soltanto attraverso un bel sedere. Ma quelle donne, si sa, non fanno paura, anzi… A far paura sono quelle che vogliono usare la testa per far carriera.”