Home Notizie Cenerentola, di nome e di fatto. Un’occasione sprecata per la stampa

Cenerentola, di nome e di fatto. Un’occasione sprecata per la stampa

L’opera torna a fare flop in televisione: tutti i giornalisti contro la Rai.

pubblicato 5 Giugno 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 04:15


Alla fine Cenerentola – Una favola in diretta non ha soltanto confermato, banalmente, il cattivo trend dell’opera in tv, ma l’incapacità del piccolo schermo di costruire intorno a operazioni simili un evento. Se Antonellina Clerici, a suo modo, è riuscita a rendere pop l’Arena di Verona, per Rossini non è bastata la mediazione di Carlo Verdone, dal ruolo a dire il vero incomprensibile un po’ per tutti.

Diciamo che è proprio la Rai a non essersi sforzata, al di là dell’infelice collocazione estiva fuori periodo di garanzia. Della serie, non ci credevano neanche loro. Così l’ascolto dell’ennesimo film stellare di Andermann ha affossato RaiUno, che pure ha continuato a non esporre la cultura in prime time.

C’è da dire, peraltro, che la concorrenza è stata atipica: domenica sera Canale5 volava grazie a una puntata precotta di Striscia la notizia, che essendo saltato per il terremoto doveva recuperare (4.233.000, 19.30%). In compenso il tg satirico di Antonio Ricci non è andato in onda ieri sera in quanto lutto nazionale, sostituito da un prolungato Tg5 più lungo. Cenerentola, in ogni caso, non ne ha beneficiato:

    Domenica access: 2.437.000, 11.04%
    Domenica seconda serata: 1.022.000, 7.92%
    Lunedì access: 2.535.000, 10.06%

I giornalisti della carta stampata hanno stroncato quasi totalmente gli esiti della Rai all’opera. La riflessione più interessante è quella di Alessandra Comazzi de La Stampa:

“Poteva andare meglio. Se soltanto la Rai avesse pensato di dedicare a questa operazione virtuosa un decimo della energia che dedica alla promozione di Miss Italia o del Festival di Sanremo, o di qualche fiction, per ‘creare l’evento’. Non lasciando al solo Tg4 Piemone l’onore e l’onore di raccontare il contesto. E dire che la vecchia tv di stato avrebbe tutto in casa. Poteva prendere, per esempio, Michele dall’Onagro, che già su Rai5 conduce proprio da Torino Petruska. Nell’intervallo tra un momento e l’altro di Cenerentola, l’altra sera, si poteva trasmettere il film di Walt Disney. Problemi di diritti? C’era la Cenerentola rivisitata di Raiuno, trasmessa pochi mesi fa, sceneggiato non bello, ma di successo, poteva fare pacchetto .Una bella occasione sprecata”.

Interessante anche il pensiero di Pierachille Dolfini di Avvenire:

“All’opera di Rossini è mancato il linguaggio televisivo: riprese frontali e azioni in favore di platea, come a teatro. Alla Cenerentola, favola in diretta tv, è mancata la tv”.

Filippo Arriva de La Sicilia ci è andato giù pesante:

“I dirigenti Rai, dopo questo crollo di ascolti, potranno dire che l’opera in tv non funziona. Nessun capolavoro può funzionare nella macelleria culturale della Rai. Così può accedere che alla prima parte segue un film di due ore e dopo riprende l’opera. Di più: l’ultima parte è trasmessa il giorno dopo. Nessuno penserebbe in un teatro di presentare un’opera in due giornate. La Rai sì: logica da fiction, da miniserie a puntate. Carlo Verdone ha letto solo la trama dell’opera: definire favola La Cenerentola è come dire che Le nozze di Figaro è solo una commedia. Non ha coscienza dell’opera lirica, violenta il libretto”.

Last, but not the least, Aldo Grasso sul Corriere della sera:

“Sono operazioni molto prestigiose, anche se esprimono una concezione un po’ retro della cultura in tv. Non si capisce il senso televisivo di spezzare l’opera in tre parti per salvare l’idea di diretta, come se la diretta fosse ancora lo specifico televisivo (un’idea tramontata quarant’anni fa). La regia di Verdone, in diretta, in cosa è consistita? In qualche impronta di commedia all’italiana? Che esperienza ha? Non sarebbe il caso di citare anche Pierre Cavasillas, il vero regista televisivo?”.

Chissà perché, però, la stessa stampa non si espone anche contro brutti varietà televisivi. Stroncare la cultura mal fatta in tv rende all’improvviso tutti critici e coscienziosi?