Addio (ah)iPiroso. Che lascia La7 dopo dieci anni
L’ex direttore del TgLa7 lascia la rete in cui ha lavorato dieci anni.
(ah)iPiroso è un programma di cui, colpevolmente, abbiamo sempre parlato poco. Forse perché c’era poco da commentare, in termini di “esclusive” o accadimenti particolarmente degni di nota. Ma che si faceva guardare, come uno dei pochi sottofondi notturni che la tv poteva ancora concedersi.
E’ grazie a una segnalazione di Francesco Specchia su Libero di oggi che riesco a recuperare, su La7.tv, l’ultima puntata del talk andata in onda lunedì scorso, “in terza serata se non in quarta”. D’altronde era anche la serata della Nazionale e Piroso si è sempre adattato ai palinsesti, andando spesso in onda a orari improponibili.
Non si è trattato di un’ultima puntata di edizione qualsiasi, ma dell’ultima in assoluto, che ha coronato l’addio di Piroso a La7 dopo dieci anni di onorato servizio. Non è ben chiaro se il giornalista, come si vociferava, migrerà davvero su RaiDue (anche se è ormai da escludere la sua scelta come conduttore del talk politico di RaiDue).
Come ha fatto notare brillantemente Specchia, “Piroso ha celebrato il funerale del suo programma con un buffet sostanzioso, circondato da un allegro casino e dall’abbraccio delle persone care, facendo del proprio addio un tintinnar di calici e sorrisi, in modo molto autoironico”.
Specchia parla di “programma sprofondato nel palinsesto di una tv che non l’amava più”, anche se va detto che Piroso, di buone occasioni dalla rete, ne ha avute diverse. (ah)iPiroso, all’esempio, era partito al mattino con risultati fallimentari.
Lo stesso giornalista, dopo essere stato soppiantato da Mentana alla direzione del TgLa7, si è consolato vanamente con Ma anche no, programma domenicale sperimentale chiuso dopo poche puntate. E il suo stesso show in prima serata, Niente di personale, ha sempre fatto fatica negli ascolti.
A mio dire Piroso è una personalità dalle grandi contraddizioni. Pop come pochi del suo settore, che non nasconde un passato da autore televisivo trash-cult (da Non è la Rai ai Cervelloni), ha fatto di un livorismo narcisista la sua croce e delizia.
Pungente e arguto, ma anche troppo ermetico e da addetti ai lavori, non è per questo mai riuscito a conquistare il grande pubblico. E dire che sarebbe stato lui il perfetto erede di Mentana alla guida di Matrix, specie per la sua capacità di muoversi tra il giornalismo più istituzionale e le interviste a personaggi del mondo dello spettacolo.
Secondo Specchia (ah)iPiroso ha avuto soprattutto un merito, quello di far rivivere alcune suggestioni di Quelli della notte di Renzo Arbore, ma in versione 2.0 visti gli spiccati riferimenti tecnologici:
“Era un divertissement volutamente destrutturato. C’era il conduttore in maniche di camicia e cravatta; c’erano una scrivania, giornali da commentare, video da guardare e vecchie fotografie da accarezzare e in molte di esse compare lo stesso Piroso nelle sue tante reincarnazioni. C’erano due ospiti fissi attraversati da vena surreale, Fulvio Abbate e il redivivo Adriano Panatta, oggetto di fischi, refrain (Esticazzi il più noto) suoni inumani provenienti da una fantomatica jingle machine, sorta di confessore laico dei peccati televisivi. E su questo schema fisso ruotava una varia umanità, un viavai di opinionisti improvvisati a commentare la giornata trascorsa. Non c’era una trama. Di certo c’erano intelligenza e ironia”.
Questo sottofondo, nonostante tutto, ci mancherà. Come mancherà a La7 una figura che ha aggiunto molto al carisma del giornalista televisivo, giocato su un ingrediente sinora inesplorato: il narcisismo, appunto. Ricordiamo che, nel bene o nel male, sin dagli esordi Piroso ha avuto il primo fan club, i Pirosiani, che lo ha sempre amato e odiato contemporaneamente. Il che non è da tutti.