Freccero: “Monti non mi ha voluto. Real Time è interessante. Sky con X Factor strizza troppo l’occhio alla generalista”
Il Direttore di Rai4 a tutto campo contro la Tarantola e in difesa della creatività digitale.
Il neopresidente Rai Anna Maria Tarantola varcherà la soglia di Viale Mazzini domani e martedì partirà il primo cda per l’indicazione del direttore generale Luigi Gubitosi. Poteva Carlo Freccero farsi sfuggire l’occasione di inimicarsi anche la nuova dirigenza, con il suo coraggio rivoluzionario nell’esprimere le proprie idee?
Fresco di sospensione dal direttore uscente Lorenza Lei per il caso Fisica o chimica, che l’ha visto ingiustamente e moralisticamente messo alla gogna, il direttore di Rai4 conferma di non avere peli sulla lingua, in un’intervista odierna al quotidiano Il Tempo.
Innanzitutto vi rivela che avrebbe voluto presentare un piano editoriale a Mario Monti, che però non l’ha chiamato: al centro della sua proposta la volontà di indirizzare il servizio pubblico non più verso la pedagogia alla Rai Educational, ma verso lo sviluppo dell’intelligenza. A tal proposito suggerisce alla Tarantola la lettura del libro ‘Tutto quello che fa male ti fa bene’ di Steven Johnson, “che spiega che quello che sembra nefasto nei media è invece importantissimo, perché ho paura che lei pensi che la tv di servizio pubblico sia ancora quella degli anni ’50”.
Poi Freccero prosegue nel commentare, meglio di qualunque altro, il quadro di una tv di stato che è in balia inesorabile della politica:
Foto | © TM News
“In Italia in televisione non vengono riconosciute professionalità e competenze. Le raccomandazioni dei politici decidono gli organigrammi. Le prossime nomine sono fatte non sulla base dei curricula ma dell’equivicinanza. Se pensiamo agli anni della piena lottizzazione, i partiti sceglievano sempre ma persone con grande competenza. Basti citare Angelo Guglielmi, Massimo Fichera ed Emanuele Milano. La vicinanza era un a priori ma anche la competenza era un a priori”.
Secondo Freccero, lo stesso Berlusconi “che è l’uomo di impresa per eccellenza della tv, a un certo punto ha scelto le persone secondo un altro criterio, che è quello dell’obbedienza. Ora vuole trasformare l’antipolitica in un movimento di destra, lavorando con le parole d’ordine del Tea Party contro le tasse. Siccome è figlio della tv generalista vuole presentarsi come il salvatore della patria”.
Ad aggravare il quadro televisivo, in compenso, è la mancanza di risorse pubblicitarie per via della crisi. Ma non per questo, secondo il Direttore, bisogna rinunciare alla risorsa che più ha difeso nella sua carriera, la creatività:
“Questi anni sono importanti come gli anni ’80, per la trasformazione. Anche perché le innovazioni tecnologiche sono quelle che comportano sempre cambiamenti molto radicali. La tv commerciale ha cambiato il mercato, ha trasformato anche la tv di servizio pubblico facendole fare i conti con l’auditel. Oggi ci sarebbe lo sviluppo della tv a pagamento, del digitale, la tv satellitare, ci sarebbe il modo di innovare”.
Sempre per Freccero, però, il mondo delle tv digitali è frenato e non riesce a sviluppare fino in fondo un’alternativa, proprio a causa della mancanza di risorse economiche. Con una sola piccola eccezione, a suo dire, della serie ‘qualcosa si muove’:
“Real Time, ad esempio. E’ una tv che corrisponde un po’ a Donna Moderna, usi e consumi per le signore. E’ un modello interessante. Sono quei manuali che servono ad aiutarti a vivere, la manualistica americana che dice come vestire, cosa mangiare”.
Freccero si dice, invece, deluso dall’operazione di riportare X Factor sul satellite:
“Mi spiace che Sky che era partita con modelli narrativi molto importanti adesso inizi a fare solo i grandi show della tv generalista. Per allargare e trovare nuovi clienti non può più lavorare solo sul pubblico competente ma deve strizzare l’occhio alla tv generalista”.
Invece la sua Rai4, secondo le stime dell’Upa (Utenti pubblicità associati), nel 2012 potrebbe incassare 30 milioni di euro di pubblicità. Il motivo?
“Ho un pubblico giovanile, perché mi sono collocato dentro lo scenario competitivo della digitale e di una tv che non ha mai fatto la Rai. E’ il pubblico che la Rai non ha mai frequentato”.
Infine, Freccero fa un breve bilancio dell’informazione televisiva, a sua volta troppo obbediente a suo parere:
“L’editto bulgaro è diventato un piano editoriale. Non è più banale censura. Fare inchieste, approfondimento scomodo, è un atto delinquenziale. E da lì sono scattate le scelte dei telegiornali, la scelta dell’infotainment al posto dell’informazione, il talk show dove si mescola la soubrette al politico. Ci sono solo pochi casi in cui funziona molto bene, come Le Iene e Striscia la notizia, dove si usa il linguaggio dell’intrattenimento per fare informazione vera”.
Così Freccero salva la scelta di La7 di ritagliarsi il ruolo di un all news generalista, come anche Report della Gabanelli,
“contemporaneo perché in difesa del cittadino e molto legato al net, a questa filosofia che il pubblico vuole sapere. Ha la sua archeologia nel fatto che il politico è un privilegiato che fa i cavoli suoi, per me starebbe benissimo anche sulla tv commerciale. Investigo e racconto lo spreco. E’ figlio de La casta di Stella & Rizzo. E dentro il linguaggio di Report ci metto poi Gianluigi Nuzzi, Gli intoccabili”.
L’intervistato elogia anche “il filone alla Santoro, dove lui fa reagire gli ospiti davanti a un racconto inedito che è il fuori campo della politica. La fa uscire dal palazzo e la mette davanti al non detto che crea disagio sociale. E’ figlio di una narrazione molto melò, i montaggi dei servizi sono cinematografici”.
Infine, un ultimo modello virtuoso per Freccero è L’Infedele di Lerner, “programma culturale che è la risposta al vuoto dei talk, cerca nuovi personaggi, nuove voci. E’ chiaro che è molto elitario perché ci vuole molta competenza”. Una parola ricorrente nelle sue dichiarazioni, illuminate come sempre ma, purtroppo, generalmente svilite alle parole di un visionario.