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Carlo Vanzini a Tvblog: “Chi vuole diventare un giornalista sportivo in tv sa che il massimo cui può aspirare è Sky”

Carlo Vanzini racconterà la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra 2012 per Sky: Tvblog lo ha intervistato

20 Luglio 2012 08:40

Carlo Vanzini, 41 anni da pochi giorni, sarà una delle voci di Sky per le Olimpiadi di Londra 2012: commenterà la cerimonia di apertura, insieme con Beppe Severgnini, e condurrà la trasmissione serale che farà il punto sulla giornata olimpica.

Carlo, stai partendo per Londra?

“No, in realtà parto lunedì, visto che nel week-end sarò in Germania per vedere il Gran Premio di Hockenheim di Formula 1”.

Già, perché dall’anno prossimo la Formula 1 sarà materia (anche) vostra. Sarai tu il telecronista delle gare?

“Sì, manca ancora l’ufficialità ma non rivelo nulla di segreto se dico che sarò io il telecronista. Dopo la fatica olimpica, insomma, mi butterò in uno dei progetti più importanti di Sky per l’anno prossimo, insieme al calcio. Formula 1 e Motomondiale saranno due grandi esclusive per noi: credo che si tratti di una svolta storica, sia per lo sport che per la televisione”.

Veniamo alle Olimpiadi.

“Per Sky ho già fatto l’inviato a Torino e Vancouver, il coordinatore ad Atene e il telecronista a Vancouver. Ora mi aspetta la telecronaca della cerimonia di apertura di Londra”.


Hai già commentato la cerimonia di apertura di Vancouver. Come ci si prepara a un evento simile?

“Prepararsi significa leggere molto, documentarsi sia sui giornali italiani, sia sui giornali stranieri. Occorre evitare, però, di farsi prendere dalla frenesia di studiare troppo, per dimostrare di sapere molte cose e travolgere il telespettatore con le parole. La cerimonia è già un evento spettacolare di per sé, con musiche e scenografie. Contano i volti degli atleti, non le parole dei telecronisti. Noi ci limitiamo a mettere il sale e il pepe, il condimento a un piatto già gustoso. Ci si prepara, sì, ma al punto giusto: altrimenti si rischia di diventare ingombranti. Il mio obiettivo è far sì che le Olimpiadi appartengano a chi ci seguirà”.

Come vivi la tua esperienza di telecronista?

“Ma sai, abbiamo la fortuna di essere in un posto in cui vorrebbero essere tutti. Perciò il nostro lavoro deve essere quello di coinvolgere chi sta a casa e al tempo stesso farlo riflettere, tenendo conto che ogni frase che diciamo deve essere finalizzata al racconto dell’evento”.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra trasmissione serale?

“Racconteremo – naturalmente – ciò che è successo durante la giornata, faremo un riassunto. Ma proveremo a dare a ogni cosa un taglio diverso, sfrutteremo la musica (ci è molto piaciuto, in questo senso, il motto della Coca-Cola, Move to the beat). Sarà, insomma, non una semplice sintesi, ma una finestra sui Giochi. Vorremmo essere una terrazza su Londra per i nostri abbonati, e in questo senso avere lo studio proprio di fronte a Tower Bridge ci aiuterà molto. Ci sarà Gianluca Vialli, padrone di casa in quanto “londinese”, e poi ospiteremo la tecnica e la conoscenza dei nostri talent. Avremo voglia, poi, di conoscere la Londra non sportiva. Per questo, per esempio, staremo in mezzo alla gente, con una telecamera sotto i nostri studi: anzi, invitiamo tutti gli Italiani che abitano a Londra a venire a trovarci”.

Ogni tanto butterete un occhio a quello che combinerà la Rai?

“Sinceramente, io ho sempre guardato agli altri (non solo la Rai, ma anche Mediaset) con grande attenzione. Dalla concorrenza c’è sempre da imparare. Detto ciò, a Londra penseremo unicamente a guardare in casa nostra, e a fare quello che sappiamo fare, senza inseguire le idee degli altri. Insomma, guardare va bene, imitare no. Anche perché è chiaro che la proposta di Sky deve essere diversa da quella della Rai. Insomma, noi ci impegneremo a fornire un servizio migliore a chi ci sceglierà, con la consapevolezza che, in questo momento, Sky è la casa dello sport”.

Cioè?

“Beh, adesso chi vuole diventare un giornalista sportivo in televisione sa che il massimo cui può aspirare è Sky”.

Cosa vi ha insegnato l’esperienza di Vancouver? In cosa potrete migliorarvi?

“Diciamo che rispetto alle Olimpiadi canadesi abbiamo una tecnologia migliore: non solo un canale in 3D, ma anche SkyGo, che permette a tutti di guardare le gare sullo smartphone o sul tablet, senza dover tornare a casa di corsa per guardarle in televisione. Inoltre, saremo più preparati dal punto di visto logistico, anche perché a Londra la confusione e la quantità di gente presente saranno dieci volte superiori a quelle di Vancouver. Insomma, l’esperienza di due anni fa ci è servita per arrivare più preparati a Londra, pur sapendo che Olimpiadi estive e invernali sono cose completamente diverse”.

Se potessi scegliere un evento da raccontare da telecronista, quale ti piacerebbe commentare?

“Senza dubbio la finale dei cento metri di atletica, un evento che mi appassiona fin da quando ero piccolo, e che però mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca dopo Seul ’88. Scoprire che Ben Johnson era dopato, dopo le sveglie all’alba e le nottate in bianco che avevo fatto per seguirlo, non è stato bello”.

E se potessi scegliere la vittoria di un italiano?

“Facile dire quella di Federica Pellegrini, anche perché sarebbe una bella sfida professionale commentare l’evento mediaticamente più atteso. Per questo ti rispondo: la pallanuoto, uno sport che mi ha sempre attirato molto per la fatica cui sono sottoposti gli atleti”.