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Simona Ventura querela Selvaggia Lucarelli. Tempi bui, diritto di critica e il Marchese del Grillo

La conduttrice ha chiesto 200mila euro di danni alla “blogger” per due articoli apparsi su Libero.

21 Luglio 2012 12:15

Simona Ventura querela Selvaggia Lucarelli

Simona Ventura ha querelato Selvaggia Lucarelli. E visto che la Lucarelli ha il suo seguito sul web, la notizia rimbalza sui social network, inevitabilmente, e genera iniziative-meme (tipo querela anche tu Selvaggia Lucarelli). I primi a parlarne sono i soliti informatissimi di Dagospia; Selvaggia dice su Facebook che è tutto vero.

Ma perché la Ventura ha deciso di rivolgersi alla giustizia? Oggetto del contendere, pietre dello scandalo, sarebbero due pezzi usciti su Libero, testata per la quale la Lucarelli scrive. Si possono leggere integralmente entrambi. In uno, viene proposta una la sonora e colorita stroncatura di Simona Goes To Hollywood (che stroncammo anche su TvBlog, per dire).

Simona goes to Hollywood: pacchianata colossale
Simona goes to Hollywood: pacchianata colossale
Simona goes to Hollywood: pacchianata colossale

Nell’altro, che appare palesemente ironico ad una prima, una seconda e persino una terza lettura, si leggono, fra l’altro, battute a profusione su usi di Photoshop e altre amenità che vengono abitualmente proposte in qualsiasi photo-shooting che si rispetti.

Secondo la conduttrice, però, si andrebbe evidentemente oltre il diritto di critica. E quindi, giù di azione legale. E di richiesta risarcimento “consona”: 200mila euro, come scrive Dago e come conferma la stessa Selvaggia sul suo Facebook.

Quel che colpisce, oltre alla querela, è il tono che emergerebbe, stando a quel che si dice già in giro, da una sbirciata fra le righe che descrivono il contesto che avrebbe reso sostanzialmente inevitabile la richiesta di risarcimento danni di cui sopra.

Da un lato ci sarebbe la Ventura, personaggio pubblico, star e mamma. Dall’altro la Lucarelli, una blogger destinata a ruoli secondari.

Un tono, insomma, che ricorderebbe molto quel «Ma io sò io, e vvoi … nun zete un ca5626o» che Alberto Sordi nei panni del Marchese Del Grillo rivolge ad alcuni popolani nello splendido film dell’81 diretto da Mario Monicelli (la battuta, per la cronaca, è una citazione da Li soprani der monno vecchio di Giuseppe Gioacchino Belli).

La cosa viene fatta notare anche su Twitter, per dire.

Sono tempi duri, è chiaro a tutti. Ma passeranno, e passerà anche questa aggressività nei confronti di chi critica. Perché criticare si può e si deve, e pazienza se la critica viene da qualcuno che non viene ritenuto un guru della televisione, da qualcuno che non fa parte del giro che conta.

Ah. Per la cronaca, nel pezzo ironico, la Lucarelli lancia i suoi strali anche nei confronti di Italo Bocchino, Melissa Satta, Pato e Barbara Berlusconi, Elisabetta Canalis ed altri: si potrebbe pensare ad una class action, probabilmente. Nel caso, vorrei una percentuale per l’idea.

Alberto Puliafito
@albertopi

Foto | TM News

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