A Venezia cerco la tv di domani
Di solito si va a Venezia, alla Mostra del cinema, per vedere il cinema. Io mi propongo invece di andarci per prepararmi alla televisione di domani. In che senso? Racconto un paio di cose. Poi spiegherò meglio. Nei giorni scorsi sono stato ospite in una trasmissione lunga, nel cuore della notte, dedicata a Monica Bellucci.
Di solito si va a Venezia, alla Mostra del cinema, per vedere il cinema. Io mi propongo invece di andarci per prepararmi alla televisione di domani. In che senso? Racconto un paio di cose. Poi spiegherò meglio.
Nei giorni scorsi sono stato ospite in una trasmissione lunga, nel cuore della notte, dedicata a Monica Bellucci.
La Bellucci è una nostra attrice che si a poco a poco si è fatta valere. cercando di farci capire che non è soltanto bella (è molto bella) ma può essere brava, e lo è stata e lo sarà.
Ma ho scoperto che tra i presenti, c’era anche l’immaginifico sociologo Franco Ferrarotti, circolava un certo imbarazzo. Tutti cercavano di ricordare una sua interpretazione davvero memorabile e non ci riuscivano. Venivano fuori vari titoli eppure nessuno di essi era memorabile. Il più citato era “Manuale d’amore” che non entrerà nella storia del cinema, pur essendo il suo autore Giovanni Veronesi simpatico e capace.
Poi, in trasmissione, sono state inserite varie interviste a Monica, la quale si è presentata come una deliziosa ragazza, oggi non più ragazza, che ama il cinema, lo considera una professione giustamente, ma vuole essere moglie, mamma e semplice donna stimata senza grilli in testa.
Sull’onda di queste parole molto franche, mi sono permesso di fare un’osservazione. Questa: Monica potrà fare buone parti ma è soprattutto una star, così come la intendono oggi i media: ex modella, posa meravigliosamente per le foto, racconta del marito e dei figli che ha e che vuole avere, ma non ha alcuna pretesa di essere una diva circondata dal mistero capace di suscitare curiosità; insomma lei è l’esatto contrario delle dive del grande cinema, da Greta Garbo a Marilyn, che parlavano molto poco, vivevano di mistero, lo volevano, lo indossavano come un meraviglioso abito da sera o di avventura , e lo indosseranno per tutta la vita, anche da dopo scomparse.
Ecco, per farla breve, vado a Venezia perchè mi serve capire di che cosa ha bisogno il cinema per entrare nella televisione o meglio nei media, e quindi vivere per sempre e non sopravvivere.
C’è bisogno di fascino vero e di mistero- roba buona non raffazzonata o messa su da incompetenti senza talento e gusto, autori e produttori che siano.
Altrimenti, cosa racconteremo negli infiniti canali della comunicazione che sono le vene e le arterie della fantasia di ieri, oggi e domani? Fichi secchi e opere di bene.
Italo Moscati