Parliamone in famiglia, non per forza in tv: gli ospiti soffocano talk e conduttrice
Parliamone in famiglia con Lorena Bianchetti da oggi su RaiDue: la prima puntata in diretta di TvBlog.
Immagini dalla prima puntata di parliamone in famiglia
Si è ‘celebrata’ questo pomeriggio la prima puntata di Parliamone in famiglia, il talk con cui RaiDue ha sostituito L’Italia sul Due e che abbiamo seguito live. Sappiamo che i paragoni non sono carini, ma è difficile affermare che si tratti di un programma ‘nuovo’, anzi diremmo che è in linea con le esperienze passate e con i programmi dello stesso genere tuttora in onda. In poche parole una trasmissione ‘già vista’ (con buona pace della Bianchetti), soprattutto perché rinnova la tradizione della discussione fine a se stessa. La stessa struttura in tre parti, ciascuna dedicata a una declinazione del tema portante ovvero la famiglia – che in Italia equivale a dire ‘la qualunque’ – è fin troppo rodata e ricorda anche la netta segmentazione del pomeriggio della d’Urso, che parte col magazine, arriva al tema della giornata per concludere con ‘Da che parte stai’, decisamente vicino, almeno per impostazione, al sondaggio Sì o No che chiude le due ore di diretta della Bianchetti. Ma non è tutto…
Se è vero che qualunque spunto può essere ‘girato’ in chiave ‘familiare’, dal crollo di Wall Street del ’29 all’uscita del nuovo film di Ridley Scott, è anche vero che un titolo come ‘Parliamone in famiglia’ ha il potere di tranquillizzare il pubblico almeno sui toni della trasmissione, che in effetti si distingue per la pacatezza generale degli interventi (non manca mai chi si infervora per raccogliere l’applauso) e per la garbata conduzione di Lorena Bianchetti, che in questo senso è una garanzia. Non una parola di troppo, non un ammiccamento, mai una stilettata ironica che squieti il parterre, ma attenzione agli ospiti e al fino narrativo studiato in scaletta, senza però le rigidità che tradiscono le ‘novizie’. In questo senso il Bianchetti-style è gradevole, per alcuni stucchevole, per altri monotono, ma indubbiamente signorile. Dote rara nei pomeriggi tv.
In questa prima puntata si è notato anche qualche timido tentativo di raccontare fatti noti e stranoti da una qualche angolazione più particolare: a fronte dei triti collegamenti con i ‘luoghi dei disastri’ (oggi Brindisi) si è tentato di entrare negli aspetti più pratici, in questo senso più squisitamente familiari, come i rimborsi alle vittime dell’attentato della scuola Morvillo-Falcone, aspetto trattato quasi con un anelito da ‘economia domestica’. Un approccio in linea col target di riferimento, quel ‘rosa’ che emerge anche dalle scelte grafiche dei titoli in sovrimpressione…
E sebbene sia ‘fallito’ il tentativo di guardare con speranza alla crisi della generazione dei figli mantenuti dai genitori (col macroscopico errore nella scelta del pensionato Romualdo, subito evidenziato dal popolo di FB e con un clima finale da suicidio di massa), c’è stato un guizzo nel solito talk sulle carenze dello Stato Sociale e sulla disoccupazione grazie a un intervento lucido della blogger Mariangela Vaglio, tra i promotori del sito Generazione Perduta. A dimostrazione che i talk sono fatti dagli ospiti, dalla loro qualità e non dal loro nome (affermazione che mi permette di iscrivermi nel registro di quanti scoprono l’acqua calda).
La scaletta ha declinato i temi trattati nel modo più scontato possibile, lasciando però qualche margine utile per una discussione proficua e produttiva, financo interessante: una scelta che a noi è parsa ‘consapevole’ e voluta e che si è appoggiata sulla scelta di alcuni ospiti magari meno noti, ma ‘competenti’ e poco interessati a conquistare il pubblico con la piaggeria del qualunquismo. Nel primo segmento è toccato a Luciano Garofano accendere la ‘torcia’ del buonsenso per far luce nelle tenebre delle frasi fatte e della retorica da cronaca nera ‘teen’; nel secondo blocco, benedetto dalla canonica docufiction in perfetto stile RaiDue’s daytime, ha aiutato la boccata d’aria offerta dalla citata Mariangela Vaglio, che ha semplicemente ricordato al mondo che dai 25 anni in poi si è adulti, non più ‘ragazzi/giovani’, il che rende ancora più drammatica la situazione della ‘generazione di mezzo’, quella perduta, appiattita e ‘banalizzata’ dalla ‘gioventù’.
La conclusione è toccata al ‘Sì o No’, il segmento a dire il vero più discutibile perché dà l’impressione di essere un semplice ‘mezzuccio’ per avere un qualche riscontro social da ‘dichiarare’, considerato che al giorno d’oggi se non hai amici, followers, hashtag e commenti non sei nessuno. In questo caso a raccogliere il testimone del non (tv) politically correct è stato Vittorio Lodolo D’Oria, vicepresidente dell’Associazione Famiglie Numerose Cattoliche e portatore sano dello spirito autocritico dei genitori nei confronti dei docenti. Un unicum.
In poche parole, in questa prima puntata del talk della Bianchetti si è avvertito un seppur timido tentativo di raccontare le cose in un modo ‘diverso’, scovato in qualche domanda, in qualche passaggio della scaletta e soprattutto nella scelta di alcuni ospiti.
Ma le buone intenzioni si scontrano con la logica asfissiante – e comunque dominante – del talk show pomeridiano, quello di essere la sagra della banalità grazie a canovacci ripetitivi e scontati, grazie ad esperti e ‘professoroni’ ridotti a dare il peggio di sé (nella speranza che quello che mostrano in tv non sia effettivamente il meglio), grazie a domande assurde condite da consigli e sentenze ancor più allucinanti (del tipo “Perché il colpevole non è stato fermato prima?”, “La tua vita è cambiata dopo l’attentato?” o “Bisogna fare giustizia”). Il risultato è che sembra essere davanti al baretto dei pensionati del paese a parlare del più e del meno e a lamentarsi dei tempi bui.
Una narrazione coraggiosa non passa necessariamente per la scelta dei temi, ma per il modo in cui vengono raccontati e attraverso i personaggi scelti per farlo, è lapalissiano. Se si finisce per lasciare il microfono ai soliti professionisti del salotto tv, quelli che tornano anno dopo anno, giorno dopo giorno, canale dopo canale, trasmissione dopo trasmissione, a dire sempre le stesse cose perché interrogati peraltro sempre sugli stessi argomenti, da dove dovrebbe arrivare il rinnovamento? Insomma, dopo tanti anni ancora a ricordare che la forza del talk è negli ospiti? Senza quelli, senza qualche guizzo intelligente colto al volo da conduttore, tanto vale spegnere la tv, organizzare una spaghettata con gli amici e discutere con la sora Tina sul futuro dei giovani di oggi e sulla disgregazione della società. Lo spessore della discussione rischia di essere lo stesso, ma la situazione decisamente più appassionante.
Parliamone in famiglia con Lorena Bianchetti, la prima puntata live su TvBlog
16.19 E la puntata si chiude con la schiacciante vittoria di chi, su FB, ha dato ragione alla prof. La Bianchetti fa capire di non essere d’accordo, ma è una notazione a margine. Verrebbe da dire che il web non si fa prendere troppo la mano dalla retorica del buonismo.
16.14 Il popolo di Facebook si schiera a favore della prof, almeno per il momento. Ma il talk si estende sul ruolo di genitori e insegnanti nell’educazione dei ragazzi. Beh, ovviamente diventa la sagra della banalità, con due posizione inconciliabili che si ritrovano nel riconoscere che è difficile educare i figli. E la Bianchetti rigura la solita domanda: uno schiaffo è educativo? Strano sentire Laerte dire che lo schiaffo deve essere con la ‘risonanza’, ovvero lo devono sentire anche i figli più piccoli. Ma non aveva trovato la punizione della prof violenta ed eccessiva?
16.09 Il ‘Sì e no’ diventa un ‘j’accuse’ sulla prepotenza, la boriosità e la superficialità dei genitori, sempre pronti a difendere a spada tratta il proprio pargolo: Non ci sono più i padri che fulminavano i figli con lo sguardo, e a rafforzare lo sguardo con qualche ben assestato scapaccione, come il buon Adriano Pappalardo. A quanto pare, però, il figlio Laerte ha deciso di non seguire le orme paterne. Ma il segmento serve anche a qualcos’altro, ovvero a scoprire che l’accento del nome della dott.ssa Pijola è Marìda (ed evidentemente la Bianchetti non segue con grande attenzione Porta a Porta), e che tal nome è la contrazione di Maria Ida.
16.07 La Bianchetti tenta di introdurre la variabile del ‘Deficiente’ nel senso latino del ‘deficere’. E ci ricorda qualcosa, andato in onda nella scorsa stagione tv: a voi no?
16.06 Arriva anche la sentenza di Maria Rita Parsi, che – intervistata sull’argomento – dichiara in un rvm che la prof ha sbagliato. Non c’è appello.
16.02 Noi siamo senza parole, ma non per il tono e i contenuti del dibattito quanto per il look della Tavassi.
15.55 Ultimi minuti per il terzo segmento, quello conclusivo, ovvero “Da che part…”, ehm, “Sì o no”, sul caso della professoressa che ha punito l’allievo bullo facendogli scrivere per 100 volte “Sono un deficiente”. Inevitabile la domanda: “Ha fatto bene la prof a punire così duramente il ragazzo?” (e vi si legge la risposta ‘suggerita’ dal programma). A sostenere il sì nientepopodimeno che Guendalina Tavassi e Vittorio Lodolo D’Oria, vice presidente dell’Associazione delle Famiglie Numerose Cattoliche; sul fronte del No troviamo schierati Laerte Pappalardo, in qualità di papà di un bambino di 8 anni (ahia, speriamo di non sentire urla ‘selvagge’), e la psicologa Marida Lombardo Pijola, ospite fissa di Bruno Vespa. E incredibilmente ci troviamo d’accordo con Lodolo D’Oria: in primis contesta la scelta della frase da parte della docente (che avrebbe potuto optare per un meno attaccabile “Ho fatto una cosa deficiente”), in secundis vede nella sentenza la definitiva frattura tra genitori e docenti, che invece devono lavorare insieme per l’educazione dei ragazzi. Allora è vero, c’è speranza!
15.51 “I nostri figli come si mantengono? Non c’è lavoro, come si realizzano? I matrimoni falliscono dopo pochi anni, i soldi glieli si dà noi..“. Sciambola! E vai con la speranza e l’ottimismo! Eppure dallo studio cercano di riportare in circolo l’ossigeno invitando a insistere sul ‘desiderio’, inteso come la molla che ha spinto la generazione dei nostri genitori (beh, erano gli anni ’60, un altro universo), e si cerca di citare dati positivi della previsione di crescita, immediatamente smentiti. La sintesi non può che essere una: “Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare!“… Gli altri possono morire?
15.45 Si torna dalla pubblicità per tornare sul caso della lettera di Generazione Perduta, circolata con successo in agosto su FB; dai ‘giovani’ si torna però al terzo caso di pensionati che aiutano i propri figli. E’ il caso di una signora che aiuta la figlia, sposata da 22 anni, con due figli, che lavora poche ore al giorno. Altro che speranza! Una puntata del genere, così costruita, non fa che aumentare l’ansia dei pensionati e distruggere l’autostima di una generazione che per mille motivi si ritrova fallita. E no, qua si finisce per incrementare i suicidi…
15.40 A parte l’invito fin troppo banale alla meritocrazia, va detto che l’intervento della Vaglio è stato quello finora più ‘lucido’: non è da tutti ricordare all’Italia che quella dei quarantenni, la generazione perduta secondo Monti, non è ‘giovane’. Si tratta di ‘adulti’ e introduce così una delle parole tabù di questa crisi: si parla di giovani, esodati, di donne, di categorie deboli, di mamme, di pensionati, ma mai di una cosa ‘semplice’ come gli adulti. Pubblicità.
15.37 Non è un paese per giovani, sintetizza il pensionato privilegiato Romualdo. Tranquilli, però: biologicamente vincono i giovani, sentenziano dallo studio. Eh beh, prima o poi le cellule si disfano…
15.31 Ecco Mariangela Vaglio, docente di italiano alle medie e ‘blogger’ di Generazione Perduta – ovvero quella dei quarantenni – convocata in quanto esperta: introduce il tema “e chi non ha genitori e famiglia alle spalle?”. Beh, son volatili per diabetici. Scopriamo così che in Italia lo Stato sociale non funziona, non è sufficiente. Prendere consapevolezza del problema è solitamente un passo verso la soluzione. Magari finale?
15.26 E dire che si doveva partire dalla speranza e si entra invece nel turbine della disoccupazione. Per fomentare i discorsi da baretto si contrappongono i disoccupati in crescita agli ‘sprechi’ delle Borse, che bruciano ogni giorno milioni di euro. Eh no, così non ce ne usciamo più. L’ospite Daniela Brancati evita di risalire alle cause della disoccupazione (comunque rintracciabili nella scarsa lungimiranza dei Governi o nel costo del lavoro ‘antisindacale’ degli immigrati) e si fa portavoce delle nostre perplessità chiedendosi se il fine del blocco sia davvero ‘la speranza’.
15.19 La Bianchetti vuole trattare l’argomento lasciando aperta la porta della speranza. Si introduce così la storia di Alfredo, altro pensionato che con la moglie ha deciso di far star tranquille le figlie comprando loro la prima casa. La figlia maggiore, peraltro, ha ereditato il lavoro del padre, alla seconda, quando si è laureata, hanno comprato l’auto. Cercano di essere presenti nelle vite delle figlie e dei nipoti con gesti concreti, portando anche i nipotini in vacanza. “Questo è il bello della famiglia, sapere che nel momento del bisogno c’è“, dice Lorena. “La famiglia in Italia è un ammortizzatore sociale” aggiunge, prima di lanciarsi su un terreno minato, il confronto con l’estero. Come a dire che in Paesi diversi una crisi del genere provoca ‘danni peggiori’ in mancanza della ‘famiglia all’italiana’. Insomma “finché c’è famiglia c’è speranza…”.
15.14 Si torna dalla pubblicità e la Bianchetti si affretta a dire a Romualdo che il suo caso è da ‘privilegiati’: su FB son piovuti commenti simili al nostro. Ecco perché ora a Romualdo si chiede quanto prende di pensione: dice che tra lui e la moglie arrivano in casa 1.400 di pensione. La storia non torna…
15.08 Si parla di giovani in difficoltà e si ospita un pensionato, Romualdo, già rappresentante di commercio, in qualità di ‘emblema’ della categoria dei nonni costretti a lavorare e a sacrificare il proprio riposo per aiutare figli e nipoti. Lui però non dà soldi a suo figlio (prende 1.400 euro di pensione in due), che ha ereditato l’attività di famiglia e lavora come libero professionista mentre la nuora è impiegata a tempo indeterminato, ma non riesce a ottenere il part-time. Capiamo che serve a introdurre il tema degli scarsi servizi alle famiglie da parte degli Enti (più o meno locali), ma dopo aver visto la docufiction viene da dire che ci si lamenta del superfluo… Secondo blocco pubblicitario.
15.04 Anche la Bianchetti esorta i ragazzi, i giovani, i giovani adulti a non abbandonare i propri sogni: crisi e necessità pratiche a parte, non bisogna rinunciare alle proprie aspirazioni, alla professione per la quale hanno studiato, perché il futuro è nel talento. Uhm, precari della scuola avete capito?
14.57 Toh, la docufiction! A volte ritornano… Inutile dire che serve a ovvero che il futuro dell’Italia è nei pensionati. Eh sì, perché la storiella racconta di una giovin famiglia in difficoltà economiche: il capofamiglia, un grafico, perde il lavoro, ma si incaponisce a cercare lavoro per la sua specializzazione. La salvezza della coppia è nelle mani della famiglia della moglie, che li ospita a pranzo e a cena, che paga loro l’affitto e che si ritrova a doverli ospitare in casa. Il ‘nonno’ non ne può più: è in pensione, ma gli tocca lavorare di più di prima. Insomma quel che in effetti capita in molte case.
14.55 L’inviata racconta che alla morte del fratello, Giovanni Vantaggiato – l’autore dell’attentato – si è limitato a dire alla moglie di andare a casa del defunto per vedere se c’erano soldi; la psicologa ne approfitta per sottolineare come questo piccolo aneddoto testimoni il fatto che il colpevole non è in grado di mettersi nei panni degli altri. Bah, c’era bisogno del fattarello per capirlo, eh. E con questa perla di saggezza termina il blocco attualità.
14.47 Dopo la pubblicità spazio alla ‘gente comune’: con un rvm un padre chiede agli ospiti “Dopo l’attentato di Brindisi noi genitori possiamo stare tranquilli?“. Eccolo il domandone fantastico! La risposta dello studio? Non possiamo stare mai tranquilli, ma possiamo stare più attenti tutti quanti, rompendo l’omertà che non fa bene alle indagini. La psicologa torna sugli effetti dello stress post-traumatico (anche il telespettatore coinvolto evidentemente ne soffre perché coinvolto dall’evento vissuto con i media), ma si conclude che la scuola è un posto sicuro, “senza se e senza ma”. Il blocco attualità, in realtà, non è ancora finito.
14.42 Primo break pubblicitario. Beh, finora nulla di nuovo sotto il sole, classico talk sul fatto di cronaca nera infarcita di retorica populista e di parole inutili. Lo sforzo di far uscire qualcosa di ‘diverso’, parlando ad esempio del problema pratico dei risarcimenti proposto dalla conduttrice, si è infranto di fronte alle pseudo-polemiche di qualche ospite. La Bianchetti si limita a gestire gli interventi: del resto è la sua cifra e lo fa con garbo.
14.32 “Ora le ragazze devono tornare a socializzare, devono riconquistare la fiducia… I coetanei hanno una funzione taumaturgica, loro si sono autodeterminati nel ritorno sui banchi e non si dica che i giovani sono tutti deviati. Non bisogna lasciarli soli, ora devono entrare in campo gli adulti” continua Marziale; scatta poi la domanda clou della psicologa: “Perché il colpevole non è stato fermato?“. Vabbé, il copione dei commenti sulle vicende di cronaca nera non si smentisce. Da ammirare lo sforzo della Bianchetti per farne uscire qualcosa di buono: ma finché Marziale ruba la parola alla Costanzo per sottolineare la gravità dell’anarchia di Internet, dove si trovano le istruzioni per le bombe, dove i ragazzi passano il tempo a giocare alla guerra (etc etc etc), è dura. E si arriva alla conclusione che i malati vanno curati e i colpevoli devono andare in galera. Santo Luciano Garofano cerca di accendere una luce nelle loro menti: “Non è possibile bloccare Internet, magari è il caso di controllare meglio la vendita di certi prodotti…“.
14.27 Con la seconda parte dell’intervista ad Anna si entra nel tema ‘caldo’ del caso Brindisi: ormai trovato il colpevole e in attesa del processo, veniamo alle cose concrete, il risarcimento. “La scuola ci riguarda tutti, la scuola è cosa nostra…” dice Marziale, che invita a far presto, a chiarire le responsabilità e a velocizzare le procedure per i risarcimenti. Speriamo che non sia questa una delle soluzioni ‘promesse’ dal programma…
14.20 Si susseguono i collegamenti con Brindisi, con la scuola e i suoi professori che raccontano il ritorno in classe (“Cosa ha letto negli occhi delle ragazze quando sono tornate a scuola“? chiede l’inviata). Non manca ‘il parente’ delle ragazze ferite: “C’è lo zio di Azzurra, che è un po’ un papà putativo per Azzurra“, dice sempre l’inviata: come a dire ‘abbiamo recuperato solo lo zio, ma non per questo vale meno del padre..’. Ecco, per ora la ‘famiglia’ è ‘rappresentata’ dai parenti delle allieve colpite. In più la retorica del collegamento abbonda, in perfetto stile ‘La vita in diretta’ et similia.
14.13 La parola ad Anna Canoci, rimasta per l’appunto menomata a causa dello scoppio: ha perso buona parte dell’udito e ora ha costantemente bisogno dell’accompagnamento degli altri. Con poche frasi mette sul piatto argomenti per ore ed ore di trasmissione: dai media che non hanno mai fatto il nome delle ferite, descrivendole genericamente come ‘ferite’, al costoso apparecchio acustico (8/9.000 euro) che le permetterebbe però di frequentare l’università, fuori portata per i genitori disoccupati. E scatta il primo “Vergogna” della stagione rivolto all’assicurazione della scuola che ha liquidato il loro danno come esclusivamente ‘estetico’).
14.05 Prima buona notizia, il titolo è davvero Parliamone in famiglia. Si entra subito nella prima parte della puntata, quella dedicata all’attualità. E si torna a Brindisi, alla scuola di Melissa Bassi “per non dimenticare”. Beh, un grande classico per trattare di cronaca nera: tra gli ospiti anche Luciano Garofano – che fa tanto Quarto Grado -, suor Paola in collegamento, Marziale dell’Osservatorio dei Minori (ereditato dall’anno scorso) e la psicologa di riferimento, la dott.ssa Costanzo. Si parte subito col commento, dagli aggiornamenti sulle indagini all’approfondimento tecnico scientifico, senza dimenticare l’angolo della ricetta per superare le ferite del corpo, della psiche e dello spirito.
14.00 Dopo l’ennesimo servizio sulla prostata regalatoci da Luciano Onder per Medicina 33 parte il blocco pubblicitario che anticipa il ritorno della Bianchetti su RaiDue. Che il Signore ce la mandi buona e senza vento, recita un antico adagio…
Parliamone in famiglia con Lorena Bianchetti da oggi su RaiDue
Debutta alle 14.05 di questo ricco lunedì 17 settembre il nuovo talk del pomeriggio di RaiDue, Parliamone in famiglia, condotto da Lorena Bianchetti che conquista, dopo anni di ‘coabitazione’, una conduzione in solitaria nel daytime tv. Una ‘promozione’ non senza polemiche visti i ‘battibecchi’ con l’ex compagno di lavoro Milo Infante, ma che ora la Bianchetti mira a sfruttare appieno con una sorta di ‘minicontenitore’ tematico, tutto incentrato sulla famiglia. Eccoci al live di questo primo appuntamento con il nuovo (?) pomeriggio di RaiDue.
Una buon sottotitolo per sintetizzare le intenzioni del programma potrebbe essere ‘tutti i colori della famiglia’, giusto per citare un altro contenitore pomeridiano. Il titolo scelto per questo talk – decisione non facile, visti i tanti working title circolati alla vigilia – evidenzia la tanto celebrata, bramata, inseguita ‘famiglia’, al centro anche dei desiderata della scorsa edizione de L’Italia sul Due, poi costretto in qualche modo a virare sui toni più attraenti della cronaca nera e del gossip, talvolta ‘mascherato’ da approfondimento sociale.
Alla fine, il nome del programma non può che manifestare la volontà di definire una volta per tutte la diversa marca del daytime di RaiDue. Il fulcro della striscia è dato da
“il nucleo sociale della famiglia, la valutazione dei suoi molteplici aspetti e delle problematiche che si trova ad affrontare nel mondo attuale”,
come evidenzia la Rai nel comunicato stampa di presentazione, nel quale si descrive anche la strutturazione della scaletta:
la prima parte della trasmissione sarà dedicata all’attualità e la seconda agli aspetti culturali e di costume che la quotidianità pone costantemente come motivi di riflessione. Una terza parte sarà rivolta ad eventuali faccia a faccia o al racconto di una storia da parte dei protagonisti. (…) Insieme alla conduttrice, ospiti ed esperti analizzeranno di volta in volta i temi proposti dando, soprattutto nella terza parte, suggerimenti e consigli per affrontare problemi e trovare soluzioni.
Incuriositi soprattutto dalle soluzioni, anticipiamo i temi della prima puntata così come illustrati dalla stessa, entusiasta, conduttrice su Facebook:
nella prima parte il ritorno a scuola nell’istituto Morvillo-Falcone dopo l’attentato che costò la vita a Melissa Bassi. Ci saranno collegamenti da Brindisi e tra i tanti ospiti, la testimonianza di Anna Canoci, una delle ragazze ferite che rischia di perdere l’udito. Nella seconda parleremo di come la crisi, le difficoltà economiche abbiano cambiato i ruoli all’interno delle mura domestiche: pensionati che aiutano i figli e giovani che non sempre riescono a trovare lavoro. Come tornare a sperare? Nella terza parte ci sarà lo spazio del Sì o No. Ogni giorno ci sarà un tema che divide, lo racconteremo in studio con gli ospiti e, se ne avrete voglia, con voi da casa. Potrete votare attraverso la pagina Facebook di Parliamone in famiglia. Oggi parleremo di una professoressa che ha fatto scrivere ad un alunno ‘io sono un deficiente’ 100 volte, dopo che questo aveva offeso un suo compagno. Cosa ne pensate, ha fatto bene?
Questo il menu della prima puntata di Parliamone in famiglia, chiamato a scontrarsi in casa con Verdetto Finale e la prima parte de La Vita in Diretta e con le ‘soap’ di Canale 5, ovvero Centovetrine e Uomini e Donne.
Seguiremo in diretta su TvBlog la prima puntata di Parliamone in famiglia: a tra pochissimo.