Nuova stagione di Tv Talk. Conversazione con Massimo Bernardini
Dalle dichiarazioni di intenti per la nuova stagione del programma all’Auditel, passando per la critica, gli schiaffoni e l’arte del trattenersi.
Sapete che da queste parti abbiamo bandito le interviste, diciamo così, promozionali, e ci siamo dedicato a conversazioni più compiute, più complete e, speriamo, più interessanti. Ne ho fatta una, personalmente, con Massimo Bernardini, che domani torna nel pomeriggio di Rai3 con Tv Talk (da oggi, per la precisione). Ora, qualcuno dirà: ecco, l’intervista promozionale. Ma no, non è proprio questo il caso, vedrete. Anche perché si sa che da tempo TvBlog e Tv Talk hanno un rapporto di collaborazione, visto che i nostri lettori hanno facoltà di proporre domande per gli ospiti del programma.
Iniziamo con il tradizionale. Cosa ci dobbiamo aspettare da questa stagione di Tv Talk?
La cosa su cui noi volgiamo puntare tanto è il confronto. Vivendo noi in una televisione asfittica, ammalata – anche di mancanza di risorse -, ripetitiva, abbiamo una gran voglia di fare confronti mettendo sempre il naso fuori. Ovvero, nel web, nei servizi pubblici europei, guardare all’America, e poi usare queste ricognizioni per giudicare lo stato del nostro sistema televisivo e della nostra malattia.
Be’, mi sembrano dei punti di partenza molto interessanti, se riuscirete a mantenerli. Già l’anno scorso ci sono state delle puntate in cui, in questo senso, avete fatto molto bene. Altre meno, secondo me. Allora ti faccio una provocazione: non è che quando riuscite a fare meno è perché siete troppo buoni pur di avere l’ospite vip?
Guarda, la critica che mi viene spesso rivolta è di essere troppo buonista. Quindi, se il programma è buonista, la colpa è del suo conduttore che è troppo buonista, se vuoi [ride]. Però, in generale, è un’obiezione che accetto ma che non mi preoccupa più di tanto. Perché il problema è capire.
Questo è un Paese che, in questo momento, sta usando molto la pancia, no, su tutto. Pensa alla politica. Pancia, pancia, pancia, siete tutti ladri, si va di pancia. Come se non li avessimo scelti noi, come se non li avessimo votati noi. Pensa a fiorito, che pare che non lo conoscesse nessuno. Improvvisamente non lo conosce nessuno. Allora, chi è che ha usato la testa per metterlo lì?
Ecco, in questo Paese dovremmo tornare a usare la testa. Da questo punto di vista, non mi preoccupa tanto dover prendere a schiaffi il nostro ospite che magari fa della cattiva tv e lo sappiamo tutti. Mi interessa di più capire cosa sta sotto a un successo.
Perché è troppo facile dire “fai schifo”. Sì, ho capito, fa schifo. Ma intanto, perché fa il 25%, per dire, in una situazione in cui raggiungere il 5% fa già stappare lo champagne?
Ecco, Mi interessa di più capire. Poi, ripeto, se ci sono difetti di buonismo sono in gran parte colpa mia, perché non sono naturaliter aggressivo, perché non credo che sia l’aggressività che risolva le cose. Per esempio, quando cominciammo, l’anno scorso, con quello scontro con Ferrara (il video) il punto di fondo non era tanto rispondergli – come qualcuno mi ha rimproverato di non aver fatto. Tutto sommato sono orgoglioso di aver riso davanti a Ferrara. Mi spiego? Cioè, non ci credo più, al muscolo contro muscolo, al ditino alzato contro la cattiva tv. Secondo me bisogna capire perché, se mai, il pubblico premia la cattiva tv.
Sì, sono abbastanza d’accordo, però ho un’obiezione di fondo, dalla quale partire. E capita a proposito, visto che hai citato le percentuali di share: siamo proprio sicuri che abbia ancora senso parlare di Auditel per fare critica televisiva? Riusciremo mai a liberarcene? Quella è una convenzione, sono dei numeri, dei dati statistici, accettati per il mondo diciamo così pubblicitario. Ma allora, non sarebbe il caso di separare definitivamente la critica da questi numeri?
Ma infatti secondo me il problema è anche come lo usiamo, questo benedetto Auditel. A me, per esempio, in questa fase, interessa sempre di meno guardare allo share e guardo due cose. Le teste raggiunte, perché quello è un numero chiaro, e dall’altra parte la qualità di questo pubblico.
Bisognerebbe dirci con chiarezza che, per esempio, quella del sabato sera è la sfida su due macro pubblici che tutti e due stanno fra i 4 e i 5 milioni, tutti e due hanno come grande caratteristica dominante, la cultura vincente delle elementari.
Cioè, il pubblico che guarda i programmi del sabato è un pubblico che in stragrande maggioranza ha fatto solo le elementari. Che è un’anomalia pazzesca in un paese come il nostro.
E poi sappiamo che, di questo pubblico che ha fatto in gran parte le elementari, la parte giovane ce l’ha Canale 5, la parte anziana ce l’ha Rai 1.
Così uso i dati Auditel. Questo è un uso che è più interessante che dire chi ha vinto e chi ha perso.
Diciamo che è più sociologico.
Esatto. Ma dovremmo abituarci a usarlo così, perché è una ricchezza che noi non usiamo mai. I media non la usano mai, questa ricchezza. Voi di TvBlog la usate eccome, ma in generale siamo tutti portati a fare il campionato di calcio. Chi ha vinto, chi ha perso.
Io sono molto contento che, per esempio, Pechino Express, che a me sembra un programma, come dire, evolutivo, perché non ha lo studio e via dicendo. Però anche lì uno deve tener presente due fattori: è vero che sta crescendo l’ascolto. E’ vero che sul pubblico giovanile Pechino Express funziona. Però è anche vero che sono anni che Rai2 fa un investimento spropositato per raggiungere queste fasce di pubblico.
E non sta crescendo. Anche questo fattore, quindi, lo devi dire. Sono contento che Rai2 ce la faccia, a ritornare nella fisionomia di rete giovanile, però è vero anche che sono anni che sta spendendo delle cifre pazzesche per farlo.
Ecco, anche perché ci sono certi canali del digitale terrestre che dimostrano come si possa fare intrattenimento spendendo relativamente poco
Certo. Il digitale terrestre oppure Tv Talk, lasciamelo dire, perché noi siamo fra i costi più bassi a puntata di tutta la Rai. E ci fanno fare due ore, per spalmare il costo, che è già imparagonabile a qualsiasi varietà di reti pubbliche o private. Ora, noi abbiamo fatto per anni la media del 7%, e speriamo di mantenerla (e io ho grandi paure, ovviamente, con questa situazione di inizio d’anno). Ma bisogna vedere con che costo la raggiungi, quella cifra lì.
Questi sono tutti fattori, letture di numeri e cifre che servono se uso i parametri e non mi limito al chi ha vinto-chi ha perso.
Per esempio: uno può anche dire, Fazio, eh ma che fallimento, ha fatto solo il 10%. Ma vi siete accorti che con Fazio è rinata la seconda serata alle 10 e mezza? Qualcuno l’ha fatto notare? Nessuno. Quella è la vera novità: a mezzanotte era finita la seconda serata di Sfide.
Su questo non c’è dubbio ed è una vecchia battaglia anche di TvBlog, quella contro la prima serata estenuante e per la rinascita della seconda serata, ma visto che citi i media mainstream: tu quando hai gli ospiti in studio, i big, i mainstream, appunto, ti trattieni (penso ad esempio a Fiorello, che fa il siparietto contro chi lo ha criticato)? Oppure ti senti libero di dire tutto quello che pensi? E in seconda battuta, il discorso si aggancia a quell’annoso problema del televip che che reagisce in maniera scomposta alla critica quando arriva da qualcuno che, secondo lui, non è titolato per farla. Insomma, non trovi che ci si prenda un po’ troppo sul serio, nel mondo della tv?
Guarda, siccome io ho fatto per anni e ormai sono tornato a fare il critico televisivo (perché è finita così, ho accettato la sfida che mi ha lanciato Telese e mi sono trasformato in critico televisivo militante), allora, proprio perché faccio questo, secondo me bisogna accettare qualsiasi schiaffone: se vai in mezzo all’arena devi pigliarteli tutti. Quelli motivati bene, quelli motivati male, quelli dati dall’odio, dall’amore, dall’invidia, li devi prendere tutti. Soprattutto perché così sei libero anche, quando viene il tuo turno, di darli. Il problema è avere ragioni importanti, sia nel fare il tuo lavoro che nel giudicare quello degli altri: una cosa sola vale, che non bisogna mai umiliare, che è il lavoro degli altri. Perché uno può anche fare un lavoro, sbagliare l’obiettivo e sbagliare completamente il modo con cui cerca di raggiungerlo. Ma comunque ha lavorato, ed è giusto che chieda rispetto per il proprio lavoro. In ogni caso, secondo me, gli schiaffi si incassano e basta.
Va bene. Quindi diciamo che qualche volta ti trattieni, dai.
Eh. Sì. Però dico sempre che me lo tengo per la prossima volta. (ride)