Rock economy, la seconda puntata live su TvBlog
Franco Bagnasco anticipa alcune indiscrezioni sull’ultimo atto del concerto-evento di Adriano Celentano.
Rock economy: le foto della seconda puntata
23.25 Fine terza parte. E’ la fine di tutto. A Mediaset quando glie ricapita più?
23.20 Prisincolinensinainciusol.
23.16 Rock n’roll: “Per aver fatto questi movimenti qui devo prendermi 15 giorni di vacanza”.
23.13 Anna parte. E parte la ola all’Arena.
23.11 Per non dimenticare, Al Bano e il suo “accompagnatore”.
23.05 Epic fail, Azzurro parte all’Arena prima che finisca la pubblicità su Canale5. L’ammiraglia, così, interrompe bruscamente la pubblicità.
22.59 Una gnocca strafiga della Russia sale sul Palco su approvazione dell’artista. Celentano non dà mica udienza a una racchia qualsiasi.
22.53 Ti penso e cambia il mondo. Celentano fa rifare tutto: se la prende con Zanotti perché non ha sentito gli archi. Morandi ci duetta anche stavolta, mentre Adriano è seduto alla sedia.
22.50 Con Celentano l’andare fuori tempo, nel parlato come nel canto, è ARTE.
22.49 Una carezza in un pugno. L’unica che gli riesce ancora pulita e intonata come il primo giorno. Come dimenticare, però, il tocco di Giorgia quando la cantarono su RaiUno?
22.46 Sei rimasta sola, 1962. Morandi duetta e stecca il pezzo di Adriano.
22.39 Applauso doveroso a Lucio Dalla con un’Arena in tripudio. E un eccezionale Morandi canta Caruso che domani sarà sui titoli di tutti i giornali. Celentano, però, poteva pure accompagnarlo: non ci arrivava con la voce? Un po’ vigliacco…
22.37 Celentano schiaffeggia Morandi: “Non chiedere più”. Ci piacciono questi modi da Boss.
22.36 Celentano finge di non aver mai sentito Un mondo d’amore. E Morandi finge di essere dispiaciuto per la mancanza dei tre di ieri: “Uno era Stella. L’altro come si chiamava?”. Ancora con ‘sta gag? Stasera è tutto un dejavu.
22.34 Chi è che bussa a ‘sto convento? E’ tornato Gianni. E parte con un grande prato verde ancor prima che gli si apra la porta. Celentano dice solo “la la la”, non ha il gobbo e già fa fatica a ricordare le sue.
22.30 Celentano e il grande classico ad altra grande richiesta, Pregherò. Esecuzione stonatissima.
22.26 Adriano nuovo ministro dei Beni culturali: “Avevamo un patrimonio che nessuna Cina poteva mai copiarci”. Stasera idealismo galoppante.
22.24 Adriano Celentano – Straordinariamente (1969), di Beretta – Santercole. Dedicata a Sofia Loren a cui piace tanto.
22.14 Celentano canta Cammino, suo nuovo cavallo di battaglia rispolverato dal passato.
22.13 Citazione di Scampia come “contesto orrendo”: Celentano invoca il diritto alla solidarietà e al mutuo soccorso: “I tempi sono maturi per combattere questo apatico modo di vivere. Combattiamo per la bellezza delle cose. La verità non ci viene rivelata dai politici ma dalla natura. E dall’arte che è nella natura e viene da Dio”.
22.11 Adriano a ruota libera: “Un tempo avevamo questo qualcosa e non l’abbiamo riconosciuto. Ma adesso sta tornando. Si tratta di individuare quel filo sottile che ha la potenza di legarci tutti insieme in un unico ideale”.
22.08 Dino ha capito che siamo spenti. E Celentano dice che “alcuni della platea si sono venduti la casa per vedere questo spettacolo”. W la faccia ad ammetterlo.
22.07 Celentano rivendica l’utopia come strumento per scacciare la crisi. Dice che le sperequazioni economiche non sono l’unica colpa: “L’epicentro è dentro ognuno di noi. Siamo pezzi di motore sparsi ovunque”.
22.03 Coreografia al bar western sulla base di Yuppi Du: momento varietà altrettanto apprezzabile. Celentano cammina e si fa una risata tra i ballerini rimasti impietriti al centro del palco: “La parola magica è lo scatto, che prima o poi il mondo dovrà fare”. Banalità riportami via.
21.54 Il ragazzo della via Gluck a grande richiesta: Celentano lascia cantare tutta l’Arena. Bellissimo momento e regia intensissima. Secondo blocco pubblicitario.
21.48 Celentano: “E’ stata dura prepararmi a questi due concerti. Non ricordavo più i testi delle canzoni. 18 anni sono tanti”. Momento tenero per un artista. Ora gioca sulla confusione dei testi, com’è giusto che sia. Dopo il breve intermezzo mischia Si è spento il sole con Viola e Ringo.
21.43 Storia d’amore (Beretta, Del Prete, Celentano), 1969.
21.42 Il pubblico stasera esulta: ha pagato il biglietto per sentirlo cantare, dopotutto.
21.39 La mia preferita, ma Celentano si riblocca perché non riesce a leggere il testo nel gobbo. L’arcobaleno, scritta da Mogol su musica di Gianni Bella, inclusa nell’album Io non so parlar d’amore, pubblicato nel 1999.
21.34 Soli, scritta da Miki Del Prete, Cristiano Minellono e Toto Cutugno, 1979. Celentano si blocca a un certo punto, poi ci ride su. Stecche a go go.
21.30 Celentano straparla pure durante l’esecuzione: “I giornali a volte esagerano sempre un po’. Guardate quello che scrivono su Al Bano che è lì in terza fila col capello bianco”.
21.27 Stessa apertura di ieri, stessa coppola per il Molleggiato d’Italia. Perché non replicarlo semplicemente? Cambiano le canzoni però. La prima è Mondo in Mi 7a del 1966 (Beretta, Mogol, Celentano, Del Prete).
21.23 Torna nella sigla il verbo recitato della decrescita, tratto dal Manifesto di Latouche, mentre scorrono le immagini di Verona dall’alto. Inizio pari pari a quello di ieri.
21.14 L’anteprima di stasera cambia registro: via la decrescita, al suo posto le voci fuori campo delle giornaliste Mediaset che annunciano il boom di ascolti e venerano l’evento. Poi largo al chiacchiericcio da daytime: le voci di Panicucci & co usate per autocelebrarsi o come strumento di satira contro una certa ruffianeria aziendalista? A saperlo. Vengono anche mostrate le pagine dei quotidiani e le anticipazioni di chi promette che il Molleggiato canterà e basta stasera. Pubblicità.
21.03 Stasera Rock Economy non parte alle 21.00 in punto, anzi, siamo ancora al quinto posto dei Nuovi Mostri di Striscia.