Tv Talk, terza puntata: tra disinfotainment e politica in tv Enrico Bertolino risponde a TvBlog: “Condurre Zelig? Non sarei in grado”
Ospite di Tv Talk, Enrico Bertolino risponde alla domanda di un lettore di TvBlog.
Ospite di Tv Talk in questo sabato 20 ottobre, Enrico Bertolino ha risposto alla domanda posta da un lettore di TvBlog e selezionata dalla redazione del talk di RaiTre tra quelle proposte nei commenti all’articolo “Fai una domanda a …”, appuntamento che ci lega da tempo al programma di Bernardini. Non sono mancati in questa terza puntata spunti interessanti: dalla volontà di mettere un punto fermo sul caso di Cittadella al di là del trattamento tv – cosa anomala per il programma – all’analisi della comunicazione non verbale di Mitt Romney e Barack Obama in perfetto stile Lie to me, per quanto si sia voluto sottolineare le differenze tra la scientificità del metodo presentato e le suggestioni delle serie tv. La sensazione di vedere all’opera il dott. Lightman, però, è inevitabile.
In tutto questo spazio alla vostra domanda, rivolta a un Bertolino ospite di gran parte della puntata in veste anche di esperto di comunicazione. Su cosa avrà puntato la domanda? Sulla satira in tv ‘a largo spettro’ o più specificamente sull’esperienza di Wikitaly, il programma che vede Bertolino protagonista, con Miriam Leone, della seconda serata del giovedì di RaiDue? Sarà cambiato qualcosa rispetto alla bella intervista pubblicata quest’estate? Avrà risposto, magari, alla punzecchiatina rivoltagli da Lord Lucas qualche settimana fa? E chi tra voi lettori avrà fatto la domanda ‘giusta’?
Troppe domande, è vero: in fin dei conti ci interessano le sue risposte, nelle quali non lesina frecciatine a RaiDue, rea di non avere più un pubblico, “perso da anni per strada”, non esita a descrivere le difficili condizioni in cui va in onda il programma, ‘limitato’ anche da un Tg ‘indisciplinato’ e poco ‘collaborativo’. Per i dettagli seguiteci dopo il salto.
Enrico Bertolino a Tv Talk
Comico ospite? Sembra inevitabile una domanda su Zelig: se due settimane fa con Teresa Mannino l’argomento era stato tirato fuori dai partecipanti in studio, questa volta viene introdotto con la domanda della nostra lettrice Kalinda, che opta per un secco e preciso :“Condurresti Zelig?”. Questa la risposta di Bertolino:
“No, non sarei in grado. Innanzitutto perché proverei un’invidia mostruosa per i comici che fanno ridere più di me che conduco, quindi li boicotterei con cattiveria. Poi perché l’evoluzione di Zelig ha portato alla necessità di un one man show prestato anche al varietà. Io non sarei in grado, né accetterei di fare coreografie. Per dire volevano farmi fare un musical e sono andato a Londra a vederlo insieme al futuro regista – era Chicago, dovevo fare la parte di Richard Gere – e quando ho visto questo che cantava ho detto ‘Grazie, torno a casa a spese mie’. Non me l’hanno mai proposto ma io preferisco entrare e fare lo stand-up comedian.”
E a proposito di conduzione, l’occasione è lieta anche per commentare l’esperienza di Wikitaly, alla luce anche degli ascolti non propriamente entusiasmanti, tra il 4 e il 5%, con quasi 500.000 telespettatori, come si ricorda in studio. All’autore Dario Baudini, in studio accanto a Bertolino, la difesa:
“Abbiamo raddoppiato gli ascolti in quella fascia”
…. a Bertolino ‘l’attacco’:
“Non lo dico come critica severa, ma con spirito di osservazione, ma noi non andiamo mai in onda a un orario giusto. Partiamo sempre dopo un tg che dovrebbe essere di sette minuti e sfora a 17, che mette in coda i promo di rete, il che vuol dire massacrare qualcuno che vuol partire a quell’ora, e noi ci partiamo ugualmente perché è un impegno che abbiamo preso con la rete e con il pubblico…. che non c’è, nel senso che il pubblico di RaiDue è un pubblico che si è perso da anni per strada, che non esiste più. Noi abbiamo accettato questa sfida. Non è che vogliamo dire ‘I risultati dipendono da quello’… No, io i risultati li accetto indipendentemente da quello che accade, però abbiamo scelto di farlo e giacché siamo in una fase sperimentale sperimentiamo. I monologi li faccio per spirito di servizio, ma io quando voglio divertirmi vado a Zelig a fare il monologo. Mi chiamano, è una grande famiglia, Gino & Michele li conosco da una vita, salgo sul palco, 2.200 persone… e ci divertiamo”.
La sensazione, però, è che su questo programma vada avanti un po’ d’inerzia: lo si deve fare, facciamolo, ma non ci sembra che l’entusiasmo sprizzi dai pori. ‘Tocca’ invece all’autore rispondere a chi chiede spiegazioni sul ruolo ancora ‘limitato’ e limitante della Leone (su cui si è espresso qualche giorno fa Lord Lucas). Viene chiesto conto di un’occasione forse persa, avendo a disposizione una ragazza bella e brava come la Miss Italia, relegata a battute banali. La spiegazione dell’autore è forse un tantinello confusa:
“L’idea di prendere Miriam , così magari ci spieghiamo… noi cercavamo qualcuna al fianco di Enrico… perché qui si aprirebbe un discorso … siccome gli ultimi 15 anni hanno fatto molto male alla donna in televisione, allora noi cercavamo non una presenza comica, ma una presenza che avesse un registro ironico e auto-ironico. Noi l’abbiamo vista con Ale &Franz, ci ha convinto e ovviamente lei deve detimperizzarsi però…… Secondo me Miriam…. Questa è un’occasione per smarcarsi da un certo tipo di televisione…. Diamole fiducia… perché poi … per una volta che una donna…certo, non la Littizzetto o la Virginia Raffaele che sanno già fare quel mestiere lì, ma una donna alla quale viene data la possibilità di fare un ruolo diverso, lasciamola crescere…”
Beh proprio quello che si suggeriva agli autori: magari con battute meno banali e scontate cresce prima e meglio, e soprattutto magari dimostrate di crederci voi, no?
Il caso di Cittadella e il disinfotaiment
Uno dei dati più interessanti di questa puntata di Tv Talk è stata la volontà di fare definitivamente chiarezza sul caso di Cittadella. Capovolgendo uno degli assunti del programma, parlare di tv, Bernardini entra nel merito della questione per fare pulizia della tanta e cattiva disinformazione proliferata nei vari talk, soprattutto quelli pomeridiani, in merito al caso di Leonardo. Una vicenda che ha visto in prima linea Alessandra Mussolini in qualità di Presidente della Commissione Infanzia del parlamento impegnata a farsi in quattro per riportare il ragazzino alla mamma, in contrasto con quanto stabilito dal giudice. Tolta UnoMattina (con Franco Di Mare non a caso ospite in studio), una puntata di Porta a Porta (salvata da Simonetta Mautone che come sempre apre bocca solo se ha letto le carte e gli atti processuali) e un paio di edizioni del Tg2, Bernardini archivia tutto il resto nel neo-genere del Disinfotainment, fattispecie di ‘infotainment’ che il caso di Cittadella ha portato alla ribalta come neanche i grandi casi di cronaca nera degli anni sono riusciti a fare (da Cogne in poi, per intenderci).
Ci si sbilancia: si mostra il sottile (neanche tanto) disprezzo per come l’argomento è diventato oggetto dei pomeriggi tv, cn ampi spazi ai filmati di Pomeriggio Cinque, per la faciloneria con cui si è discusso di pseudo-patologie e di sentenze del tribunale, di come si sia scelto di ‘tifare’ per le mamme ‘senza se e senza ma’, in virtù di un non si sa quale diritto genetico che non sempre si traduce però in un effettivo benessere per un figlio.
E così Tv Talk si trasforma per una mezz’oretta in una sorta di Porta a Porta, o meglio in una rubrica in stile ‘l’Esperto risponde’, Lo Spazio dell’Accesso, con l’ausilio della dott.ssa Susanna Galli, giudice onorario del Tribunale Minori di Milano. Cosa ne vien fuori? Che tutta la diatriba sulla Sindrome di alienazione genitoriale è inutile, visto che non esiste in merito nessuna determinazione scientifica, nessuna possibilità di diagnosi non essendo riconosciuta come patologia (e ciò ovviamente non toglie che i bambini soffrano e manifestino sintomi di disagio); che non si possono trattare argomenti così delicati ‘di panci’a; che non ci si può permettere di fare teatro e di raccogliere adesioni politiche sulla pelle di un ragazzino; che bisogna trattare certi argomenti con prudenza e con l’ausilio di esperti, non con le parti in causa e con i parenti. E che in tv si dicono un sacco di sciocchezze.
Trattandosi di una sorta di ‘rubrica dell’accesso’ l’avranno vista in pochi: già domani saranno tutti ancora a parlare del caso di Cittadella, con la mamma che rivuole il figlio ‘incarcerato’ contro la sua volontà e il padre bistrattato a destra e a manca…In quanti inviteranno la dott.ssa Galli?
Politica, tv e comunicazione non verbale
Giusto un passaggio per sintetizzare uno degli argomenti clou del pomeriggio, la politica in tv. La politica usa la tv, la tv fa ascolti sulla politica: uno scambio che ormai ha cannibalizzato la comunicazione politica e ha creato delle nuove liturgie. E a proposito di liturgie vale la pena riprendere l’analisi di Bertolino, qui in veste di esperto di comunicazione e marketing, sulla comunicazione della Sinistra:
Ci sono tre liturgie, tre messe diverse: la messa cantata è quella di Bersani; la messa di Natale è quella di D’Alema, che scandisce le parole per far capire bene a tutti, e poi c’è la messa di Veltroni, quella di Pasqua, quella dove non vai mai…
Ma dalla politica di casa nostra si passa a quella americana, per affrontare il secondo faccia a faccia tra Obama e Romney (mentre noi già vedremmo come un segno del cambiamento dei tempi e di ‘democrazia tv’ un dibattito tra Renzi, Bersani e Vendola per le primarie del PD). E qui entra in gioco, anche se per poco e con puro spirito di divertissement, l’analisi della mimica facciale. Si sentiamo tanto in Lie to me per un momento e il prof. Andrea Saceranti, presentato come esperto in espressioni facciali, ci ricorda subito Lightman.
“Non vogliamo fare i lombrosiani” mette le mani avanti Bernardini, ma la tentazione di fare un’analisi della mimica dei due candidati presidenziali è forte. E così si applica il metodo di Saceranti: analizzando il comportamento degli individui si possono identificare gli ormoni in gioco e i segnali chimici scatenati dall’organismo, che possono contraddire con le espressioni quanto affermato verbalmente. E così pare che la fronte aggrottata di Romney mostri tutta la sua paura quando dichiara che l’America arriverà all’autonomia energetica: se non ci crede neanche lui, poche speranze che si riesca a raggiungere. Con Obama, invece, si ha gioco facile a capire quando è ‘incazzato nero’. Se si dilatano le narici vuol dire che entra in gioco l’amigdala, che accompagna la rabbia. Beh, questa era semplice, l’abbiamo visto anche in Lie to me…