Michele Santoro su La7 può anche fare a meno delle piazze. Da quando Servizio Pubblico è tornato sulla generalista, dopo la stagione sperimentale fuori dal circuito televisivo tradizionale, non è mai andato in onda un collegamento in diretta dalle piazze calde, con cittadini indignati contro il governo, per i più svariati motivi, dalla crisi economica alla disoccupazione. Santoro nelle prime tre settimane di messa in onda del suo talk show ha scelto di fare tutto in studio, puntando peraltro su temi molto politici: dall’ascesa di Grillo alle difficoltà di Di Pietro, passando per le questioni legate agli sprechi e alla corruzione della politica. Con il conseguente rischio di discutere di temi lontani dalle vere preoccupazioni dei cittadini (ma i risultati auditel sono ottimi) e peraltro di farlo con coloro che negli anni hanno contribuito a creare problemi più che a risolverli. Certamente Santoro ha dato voce anche ai cittadini comuni (ieri sera per esempio a un medico e ad una studentessa, in precedenza alla fidanzata di Lino Romano, ucciso dalla camorra o alla sorella di un ragazzo morto sotto le macerie della casa dello studente dell’Aquila dopo il terremoto) la cui rabbia, pur ragionata ed espressa in modo civile, ha spezzato per più volte la discussione più prettamente politica-partitica, e talvolta piatta, in svolgimento in studio. Raccogliendo – è solo una nostra ipotesi – l’invito che qualche tempo fa Gad Lerner, ospite di TvTalk, rivolse ai colleghi: non è detto che nei talk ci si debba collegare per 5 minuti in esterna (al freddo, senza sedute e senza comfort alcuno) con il Paese reale; ma si può anche fare che esso, il Paese reale, venga incluso, alla pari dei politici, degli economisti e dei giornalisti, nel caldo studio.
Non siamo quindi qui a scrivere di un talk show che si occupa del nulla, mentre buona parte degli italiani fatica ad arrivare alla fine del mese. Affatto. Ma siamo qui a notare un fatto importante (soltanto dal punto di vista televisivo?): la rinuncia – almeno fino ad oggi – delle piazze da parte di colui che per primo le ha portate in tv (o almeno in un talk show).
Così come ci pare doveroso sottolineare la scelta, in direzione opposta, operata da Paolo del Debbio che a Quinta Colonna da inizio stagione concede uno spazio abnorme ai collegamenti in esterna. Il tutto mentre Ballarò, un altro successo di questo genere televisivo, prosegue, come al solito, sulla linea di un talk tutto o quasi impostato sui temi economici. Omettendo i collegamenti con le piazze indignate ed evitando così possibili derive populistiche. Non a caso, quello di Rai 3, è il talk più ‘informativo’ della tv italiana.