Lo Zecchino d’oro, è l’ora della merenda (monomarca)!
La kermesse ha una conduzione stanca e impostata. Per fortuna c’era Tosca D’Aquino come madrina!
Dopo essere cresciuti con la valanga di pubblicità di giocattoli sulla tv commerciale e con i vari baby-messaggi promozionali non dovremmo stupirci delle ultime derive del product placement. E invece la marchetta legalizzata produce nuove frontiere televisive: la merendina come sponsor comanda.
A Lo Zecchino d’oro, di cui è appena terminata la seconda puntata, un figurante ha fatto irruzione a centro palco, con tanto di cesta piena di dolciumi monomarca. E i conduttori hanno esclamato “è l’ora della merenda!”. In seguito, durante le votazioni di gara, si è a lungo ripreso in primo piano lo sponsor.
D’altronde, per una Tata Lucia che spaccia la crema di nocciole per sana e i professori di Amici che fanno il break con l’aranciata griffata, non ci si dovrebbe più stupire di nulla. Fa comunque specie che il regno dell’innocenza televisiva, come Lo zecchino d’oro, sia contaminato da logiche altrettanto commerciali.
Lo Zecchino d’oro: Insegno e Maya in Cocco e Drilli
In fondo anche lo Zecchino è diventato un brand: se così non fosse lo stesso canale satellitare Dea Kids non sarebbe partner della manifestazione per trasmetterne le selezioni itineranti.
La Rai, in compenso, nutre per lo Zecchino un sentimento altalenante. Per certi versi ne rivendica l’importanza di appuntamento fisso tradizionale, per altri non studia una collocazione più visibile del pomeriggio infrasettimanale.
Vero è che i risultati non deludono, se pensiamo all’ottimo 19% di ieri, ma in una generalista che ha rinunciato alla tv dei ragazzi da tempo una manifestazione del genere al pomeriggio è come un fulmine a ciel sereno.
Questo fa dello Zecchino un evento ormai decontestualizzato e, per questo, gestito autoralmente con la mano sinistra. Visto che, infatti, a reggere la baracca sono le canzoncine tutt’ora imparate dai bimbi, non c’è nessun bisogno di svecchiare una formula che tutti vogliono così com’era. Sola obiezione, semmai, è perché non riesumare allora Cristina D’Avena e Topo Gigio o non affidare la manifestazione ai Muciaccia e alle Tata Adriana della tv.
I confermati Veronica Maya e Pino Insegno, infatti, sono convinti che per condurre lo Zecchino basti fare una cosa sola: le smorfie. Entrambi vanno bene in Rai l’una con il quotidiano Verdetto finale, l’altro con il quiz estivo Reazione a catena. Il programma canoro per bambini è quello che serve ad entrambi per abbellirsi il curriculum e restare nei giri catechistici dello spettacolo.
Non si sa se infastidiscono di più i loro sorrisi finti, mentre si vantano del sapore multietnico del repertorio, o gli rvm aziendalisti di Mara Venier e Carlo Conti, che se ci credessero davvero andrebbero in studio anziché mandare il telegramma.
Per il resto, basta che la madrina della giuria sia un personaggio carismatico e capace come Tosca D’Aquino per ravvivare con un po’ di sana spontaneità una scaletta stanca. La stessa Tosca, non a caso, condurrà il Concerto di Natale dello Zecchino su RaiUno.
Nella puntata di oggi abbiamo visto Veronica e Pino cimentarsi nel numero Cocco e Drilli, con lui che, vestito ridicolmente da coccodrillo, ha ammesso: “Per lo Zecchino si fa”. Quanti altri vorrebbero farlo (e saprebbero farlo meglio di te), caro Insegno.