Come faremmo a sfigurare senza Enzo Miccio? Shopping Night, in onda su Real Time ogni mercoledì alle 23.00, è diventato il corso monografico dell’ormai istituzionale Ma come ti vesti?.
Nel secondo episodio, andato in onda questa settimana, Enzo e Carla hanno accolto alla Rinascente di Milano Michela, Valentina e Laura. Le tre concorrenti si sono sfidate in una gara notturna di shopping sfrenato, a caccia dell’outfit perfetto per un colloquio di lavoro.
Peccato che Enzo Miccio, ormai compiaciuto del suo ruolo di onnisciente guru, si sia rivelato un maestro da “zero spaccato”. Il fattaccio che stiamo per narrarvi si è consumato durante l’epica rubrica “Ci piace / Non ci piace”, in cui i due fashion-giudici stilano cosa fare o non fare in determinate situazioni.
Lo fanno con il linguaggio di Facebook, con tanto di pollice verso l’alto e di pollice verso per commentare i singoli topic. C’è persino Carla – con tanto di frangettona alla Cleopatra – che mette Miccio “tra i suoi preferiti”, roba che neanche i fan degli One Direction.
Sin qui, però, potremmo giustificarli perché usano un linguaggio moderno e a misura di nativi digitali. Peccato, invece, che a un certo punto Enzo abbia pronunciato l’impronunciabile (potete sentirlo con le vostre orecchie sul sito ufficiale, al minuto 6.57 della seconda parte del secondo episodio):
“La cartella porta documenti… Ci piace! Estrarre un curriculum vitae (pronunciato come si scrive, ndr) da una bella cartella porta documenti vi dà un’aria di grande professionalità invidiabile”.
Alla faccia della professionalità. A meno che il vostro capo non abbia la licenza elementare farete di sicuro un figurone a ignorare una delle regole base del latino entrate nell’uso corrente, vale a dire la pronuncia del dittongo ae come “e”. Chissà, ad esempio, se Miccio direbbe come molti al plurale “i curriculum”, anziché i curricula (neutro plurale che siamo costretti a rispettare in una parola di derivazione latina, stesso dicasi per medium-media, che non va letto “midia” perché non è una parola inglese).
Ora, Miccio sarà più competente in materia di pochette che di humanae litterae (ops, altro dittongo da leggere in “e”), ma questo suo svarione contribuisce a non prendere affatto sul serio i suoi programmi.
Caro Enzo Miccio, noi apprezziamo quando ci dici che la gomma da masticare non ti piace, “perché fa perdere credibilità”, o che a un colloquio di lavoro è bene portarsi il quotidiano “perché è bene essere alla moda, ma anche informatissimi” (insomma, solo per darsi un tono?).
Il punto, caro Miccio, è che l’apparenza conta sì, ma fino a quando l’ignoranza non diventa il peggior accessorio. Nella Blob-society in cui viviamo uno strafalcione ti fa perdere la faccia più di un cattivo outfit, fidati.
Se a un colloquio io dicessi di aver portato il curriculum vitAe, non mi farebbero neanche accomodare. La cosa più grave, invece, è che a Real Time nessuno del montaggio se ne sia accorto e gli abbia fatto rifare la scena. Se il futuro della tv-tutorial è questo, c’è da rimpiangere il Prof. Manzi.
[Ringrazio per la segnalazione il mio caro amico Cristiano che, prima dell’arrivo di Real Time e DMax, in tv guardava solo gli anime e il motociclismo]