L’Eredità, coming out di un concorrente: “non succede niente”? Meno male
Nella puntata de L’Eredità del 31 gennaio, un concorrente, incalzato dalle domande sulla sua vita privata da Carlo Conti, fa coming out
“Ma perchè non conduco L’eredità? Non succede mai niente…”, dice spesso Paolo Bonolis di fronte al minimondo che lo attanaglia ad “Avanti un altro”. In realtà, il game show di Raiuno, conosciuto per il suo clima familiare e non particolarmente eccessivo, ogni tanto regala dei momenti di cui vale la pena di parlare. E’ successo, ad esempio, nella puntata di ieri sera, quando Carlo Conti ha presentato il concorrente Alessandro Grilli (qui il video: la presentazione è intorno al minuto 16:21).
Alessandro ha 21 anni, è della provincia di Ferrara, diplomato in Scienze sociali ed è in cerca di lavoro. L’intervista di Conti al concorrente si svolge come di norma, fin quando non si tocca la vita privata del ragazzo. Ed è qui che, tra la sorpresa di tutti (soprattutto di Conti), che Alessandro fa su Raiuno, durante un game show preserale, coming out.
“Sposato, fidanzato, single?”, chiede il conduttore. “Single, non si trova…”, risponde il concorrente, alimentando già qualche risata tra il pubblico che, forse, qualcosa aveva intuito (o almeno così pare di capire dal brusio che si viene a creare in quei momenti). “Come mai?”, incalza Conti. “Eeeeeh…. C’è crisi! Sto anche in paese piccolo, sono abituato alle città grandi…”. “Quando torni non son contente le ragazze?”: a questo punto, Alessandro, che forse inizialmente non voleva attirare tutta questa attenzione su di sè, risponde a tono alle insistenze di Conti:
“Non tanto le ragazze, eh… Sono andato al Gay Pride infatti, quindi cercherei più un ragazzo”
Una semplice dichiarazione, che non provoca risatine o commentini nè da parte del pubblico nè di Conti che, però, forse si è reso conto di aver insistito un po’ troppo e chiude con un “Ah! Vedi! Evvai! Vediamo se ora qualcuno dice ‘Guarda, c’è Alessandro!”, che lascia trasparire un po’ di imbarazzo (invece che dire “qualcuno” avrebbe potuto usare più onestamente la parola “ragazzo”, e nessuno lo avrebbe cacciato dalla Rai. O almeno si spera).
Non possiamo urlare al Servizio pubblico che apre alla tematica omosessuale, nè tantomeno ad una svolta nel modo che ha la televisione italiana di approcciarsi al mondo gay. Ma, per una volta, quella stessa pacatezza (ed anche un po’ banalità) che Bonolis critica scherzosamente de “L’Eredità” si è rivelato l’atteggiamento migliore nei confronti di una situazione purtroppo ancora troppo rara per una tv di Stato moderna così come si propone la Rai.