L’edizione 2013 del Festival di Sanremo è inesorabilmente terminata. Dopo lo stillicidio di critiche pretestuose durato una settimana, in molti si aspettavano l’abbattimento finale della kermesse sanremese in quel di Domenica Live.
La conduttrice Barbara D’Urso, invece, involontariamente influenzata dal mutamento di opinioni improvviso di Mara Venier nei confronti del Festival, ha riservato solo complimenti nei confronti di questo Sanremo. Riguardo la sincerità di tali elogi, ognuno è libero di dare origine alla propria opinione:
Stavo male in quel momento per il mio amico Maurizio Crozza che è un grandissimo attore. Sanremo è costato il 10% in meno dell’anno scorso, questo bisogna dirlo. A me è piaciuta anche Luciana Littizzetto. Mi sono piaciuti molto Elio e le Storie Tese e Maria Nazionale.
E su Carla Bruni? E’ doveroso sottolineare che è legittimo criticare qualsivoglia persona, la Bruni non è certo intoccabile. Da un punto di vista giornalistico, però, è inaccettabile che una polemica nasca e si sviluppi semplicemente sul “Sembra che…”.
Barbara D’Urso lo ha spiegato esplicitamente:
Sembra che Carla Bruni abbia fatto pressioni per non favorire l’estradizione di Cesare Battisti dal Brasile.
E siccome “Sembra che…”, diventa assolutamente consentito condannare una persona che non ha neanche il diritto di replica (anche se la Bruni eviterebbe accuratamente di ribattere a questo marasma).
Chi non ha deluso le aspettative anche oggi è Paolo Liguori, che ha addirittura scomodato il codice penale:
Far cantare una persona gravemente audiolesa, è truffa. E’ venuta solo perché amica del conduttore. Il reato in questione è interesse privato in pubblico ufficio.
In questo caso, non c’è alcun bisogno di commentare oltre.
Con un servizio a parte, anche Gianluca Nicoletti, giornalista de La Stampa e di Radio 24, dall’alto del suo emblematico trono, ha emesso la sua sentenza definitiva:
Il pubblico italiano si sarebbe aspettato un chiarimento da parte della Bruni sulla vicenda Battisti.
Nicoletti ha svelato involontariamente la magagna: quando la propria argomentazione è debole, si utilizza sempre il plurale maiestatis o si mette in mezzo il fantomatico “pubblico italiano”, perché, in certi casi, più siamo meglio stiamo.
Ciò è utile per ribadire nuovamente che, per rafforzare le proprie tesi, servono fatti concreti e non il “Sembra che…”.