Piero Pelù invita a “scaldare le canne”. Ha ammesso di farsele ed era contro Zerbi giudice di “quelle cacate dei talent”
Il cantante dei Litfiba ricambia idea sui talent. Farà la fine di Morgan?
Piero Pelù si preannuncia il giudice più controverso di The Voice. La vedete l’espressione “fumata” della foto qui sopra? E’ relativa al momento trash-cult del promo – passato su RaiUno per i dieci milioni di spettatori di Sanremo – in cui dice al partecipante-tipo “Comincia a scaldare le canne, il tuo momento sta per arrivare baby!”.
Il riferimento è senza dubbio alle corde vocali, ma nel sorrisetto di Pelù – con gestualità annessa peraltro – io ci vedo il compiacimento del doppio senso. Posto che di canne non è mai morto nessuno e il sottoscritto non intende fare una filippica sulle droghe leggere, vorrei ripescare un’intervista di Pelù al Fatto quotidiano, rilasciata lo scorso anno in occasione dei suoi 50 anni.
A Pelù veniva ricordato che Ringo De Palma, il batterista dei Litfiba, morì di droga nel ’90:
“Ferita aperta. E tema delicato. A fine ’70 l’Italia era come gli Usa, quando la Cia invase le città di eroina per calmare i giovani. Al concerto di Lou Reed e Patty Smith scoprii troppi amici con l’ago nel braccio. Lo spirito punk mi ha salvato da remissività e autodistruzione. Le ho viste tutte e non sono ipocrita: qualche canna me la faccio. Non sono un santo. E me ne vanto”.
Insomma, Pelù è fiero di essere sfuggito almeno lui alla droga (ma intanto ci scherza “leggermente” sopra). Sempre al Fatto quotidiano, l’anno scorso, dichiarava:
“In Sony mi dettero libertà. Merito di Rudy Zerby. Ora purtroppo fa quelle cacate in tv. Gli mando spesso messaggi: ‘La smetti di fare il cretino con la De Filippi?’”.
Dei talent, fino a un anno fa, lui aveva una pessima opinione:
“Il talent show nasce dalla televisione ed in quanto tale è già falso. Ai giovani musicisti, noi, di solito consigliamo di non cercare scorciate ma battere il territorio palmo per palmo. Questo è l’unico modo per costruirsi un pubblico davvero affezionato”.
Da Il mio nome è mai più a “mai dire mai”, il passo è breve. Poi, sempre al Fatto, criticava la Ventura:
“Victoria Cabello: mosca bianca da conservare. La Ventura è brava, ma il suo era il salotto della sciura”.
Ora, senza voler fare un processo alle intenzioni, sommando un percorso artistico “maledetto”, una certa esperienza di temi rischiosi – seppur Pelù non abbia mai inneggiato alla cocaina – e l’avversione al mainstream, la mia sensazione è una: che la Rai voglia un nuovo Morgan da spolpare con furbizia per poi crocifiggere con moralismo?
Per quanto mi riguarda Pelù ha tutti i numeri giusti per seguirne le orme: da cantante alternativo e ribelel qual è potrebbe ricredersi sui talent, sul ruolo del giudice, magari anche sulla Ventura. Salvo poi ricambiare idea, per poi magari ripentirsene di nuovo.
Speriamo almeno che l’improvvisa visibilità televisiva non lo faccia “cannare di brutto”, visto che Pelù, rispetto a Morgan, ha inciso un filino di più sulla musica italiana.