Campagna elettorale 2013: chi ha vinto e chi ha perso
I promossi e i bocciati tra i leader politici alla fine della campagna elettorale per le politiche 2013.
E’ finita. Eppure il meglio, probabilmente, deve ancora arrivare.
Ieri sera si è chiusa la campagna elettorale per le elezioni politiche (e regionali, ma qui ci riferiamo solo ai candidati a Camera e Senato) che si terranno domenica 24 e lunedì 25 febbraio. Di breve durata, ma di grande intensità. Una campagna elettorale dove la tv è stata protagonista assoluta, sebbene il tanto auspicato confronto pubblico tra tutti i candidati sia saltato.
Proviamo a vedere, caso per caso, le scelte comunicative compiute dai 6 principali leader politici: Bersani, Ingroia, Giannino, Monti, Berlusconi e Grillo. Premessa: le posizioni da cui partono non sono identiche. Qualcuno aspira a diventare Premier, qualcun altro no. Anche alla luce di queste differenze vanno valutate le campagne elettorali.
Pierluigi Bersani
Il segretario del Pd e candidato premier del centrosinistra ha fondamentalmente campato di rendita, conquistata negli scorsi mesi grazie al saggio percorso delle primarie che per molte settimane ha portato Bersani & Co in tv, mentre tutti gli altri partiti lottavano contro la crisi di credibilità della politica. Il democratico ha puntato sulla sobrietà e sul realismo peccando talvolta di chiarezza nei contenuti.
Bersani ha rincorso Berlusconi in queste settimane e non è mai riuscito a imporre i temi in agenda. Tutto ciò, naturalmente, è spiegabile notando che l’uomo da battere, l’uomo che ha tutto da perdere, non può rendersi protagonista di trovate acchiappavoti e spregiudicate. Il leader del Pd ha rassicurato, evitando eccessi ma rispondendo con tempismo agli attacchi dei rivali. Ha usato la tv soltanto nelle ultime settimane, preferendogli inizialmente gli incontri vis a vis con i cittadini.
Silvio Berlusconi
Il capo della coalizione di centrodestra è stato il protagonista assoluto, in special modo per quanto concerne la campagna elettorale in tv. La tecnica utilizzata è stata quella del 1994, con l’occupazione del mezzo televisivo e con l’aiutino di Mediaset, (mascherato, ma non troppo) megafono della voce del padrone.
Slogan d’impatto (“la casa per noi è sacra), concetti ripetuti in maniera asfissiante, cifre sparate a raffica, proposte raccontate nel dettaglio e aggressività che col passare delle settimane è andata via via smorzandosi. Questi sono stati i tratti della campagna elettorale messa in campo dal Cavaliere, che ha si è aggiudicato lo storico duello con Santoro-Travaglio.
Antonio Ingroia
E’ stata la delusione della campagna elettorale. Il candidato premier di Rivoluzione Civile non ha bucato lo schermo e non ha inciso in nessuna maniera nel dibattito politico. Ha alternato vittimismo e attacchi vibranti nei confronti degli avversari, finendo per essere ricordato per l’imitazione di Crozza che punta tutto sulla sua presunta riluttanza alla disputa elettorale. Non ha tempi né vigore per fare tv.
Beppe Grillo
Definire il capo politico del Movimento 5 Stelle la sorpresa della campagna elettorale appena conclusa significherebbe dimenticare quanto fatto in Sicilia e nelle precedenti amministrative (quelle che hanno condotto al governo di Parma Pizzarotti). Eppure davvero in pochi avrebbero potuto immaginare una Piazza San Giovanni stracolma come chiusa di una campagna elettorale vissuta tutta lontana dalle televisioni e tutta nelle piazze e nel web. Il comico, che ha puntato ancora una volta sulla strategia dell’assenza della tv – che comporta l’apparirci senza esserci – ha peraltro commesso alcuni clamorosi errori. Negando l’intervista in diretta che aveva inizialmente concordato con Sky o vietando ai soli giornalisti italiani di entrare nel backstage del suo comizio di ieri sera. Eppure la sensazione è che i pur grossolani sbagli comunicativi di Grillo possano non pesare dal punto di vista prettamente elettorale.
Mario Monti
Il Premier attualmente in carica e candidato centrista è stata la rivelazione della campagna elettorale. Partito in modo disastroso su Twitter, il Professore è apparso con il passare delle settimane sempre più a suo agio in tv. Ha giocato in maniera evidente sulla sua verginità mediatica, sulla sua inadeguatezza al mezzo televisivo (‘io non sono un politico, io non frequento la tv come loro’), arrivando perfino a chiedere a Mimun quale fosse la telecamera verso la quale voltarsi in occasione dell’appello agli elettori a Italia Domanda come se non sapesse individuare da solo la lucetta rossa. Ha talvolta forzato i suoi atteggiamenti impacciati, ma in altre occasioni è uscito in maniera positiva da situazioni talvolta complicate (tra le quali ci mettiamo anche il cane messogli in braccio dalla Bignardi a Le Invasioni Barbariche). La tv valorizza il suo humor inglese.
Oscar Giannino
Se la campagna elettorale fosse finita una settimana fa non avremmo potuto che scrivere bene del candidato Premier di Fare per fermare il declino. Tuttavia siamo qui a raccontare di un giornalista che ha mentito spudoratamente per anni su alcuni dettagli biografici, chiamiamoli così, e che è stato scoperto solo pochi giorni prima del voto e soprattutto dopo tante ospitate televisive in cui aveva convinto nel ruolo di oppositore al racconta-balle Berlusconi. Ruolo di rivale dell’ex Premier che lo stesso Cavaliere aveva contribuito a cucirgli addosso e che stava fornendo a Giannino lo sprint finale. Poi il disastroso epilogo, salvato soltanto dalle doverose dimissioni presentate.